Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/260: differenze tra le versioni

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{{Pt|gieri|leggieri}} pendevano da’ suoi cenni; egli stesso era carico d’allori; la sua intitolavasi la buona causa, e acquistava ogni giorno illustri partigiani; e poichè egli affettava ancora la legalità quando già non sussisteva che la violenza, con ducento padri coscritti formò un senato più numeroso di quel di Roma, il quale si dichiarò rappresentante della patria, e proibì d’uccidere verun Romano se non in battaglia regolare.
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ILLUSTRI ITALIANI
Cesare, alla moderna, fondava tutta la sua strategia sulla celerità; onde, vedendo tardare le legioni, s’imbarcò a Brindisi con pochissimi, poi rimandò le navi a pigliar i restanti, ed osò assediare tante forze in Durazzo, o le sprezzasse, o più si piacesse dove più ardua riusciva la prova, come tutti i grand’uomini confidando nella propria fortuna, e sentendo d’avere per sè il popolo, e la forza di chi intende il suo tempo ed apre l’avvenire. Eragli nato in casa un cavallo coll’unghia fessa in forma di dita, che non si lasciava scozzonare nè montar mai se non da lui; e gli aruspici aveano predetto al suo padrone l’impero del mondo; sicchè egli il teneva con gran cura, e ne dedicò l’effigie davanti al tempio di Venere Genitrice<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio}}}} ''in Cesare'', 62.</ref>. Voglio dire che adoprava anche le superstizioni; ma più quella magìa di generale che crea i soldati, e gl’identifica con sè. Inesorabile col tradimento e coll’indisciplina, sul resto chiude un occhio; dopo la vittoria, denaro, pasti, piaceri, armi d’oro e d’argento; ma finchè dura l’azione, non risparmia fatiche; è giorno di riposo? scoppia un temporale? non importa, bisogna mettersi in marcia; ma Cesare marcia coi soldati. Li vede spauriti dai mostri, dai giganti onde si dice abitata la Germania? restino pur indietro i timidi; egli si avanzerà soletto colla sua fedele legione decima. Cadono di cuore all’udire in Africa che re Giuba viene con immense forze? egli esagera il pericolo, e — Sì, domani il re ci sarà a fronte con dieci legioni, trentamila cavalli, centomila soldati leggeri, trecento elefanti; io lo so, io ho veduto e provveduto: voi non cercate altro, ma rimettetevi in me; se no, cotesti novellieri li butterò s’una nave, e li spingerò in balìa del vento». Ode che una legione fu distrutta? veste il bruno e lasciasi crescer la barba.
gieri pendevano da' suoi cenni; egli stesso era carico d'allori; la

sua intitolavasi la buona causa, e acquistava ogni giorno illustri
Così s’acquista l’assoluta devozione de’ soldati, che contavano come gran vanto l’esser veduti da Cesare soccombere valorosamente. Nella
partigiani; e poiché egli affettava ancora la legalità quando già non
sussisteva che la violenza, con ducento padri coscritti formò un se-
nato più numeroso di quel di Roma, il quale si dichiarò rappre-
sentante della patria, e proibì d'uccidere verun Romano se non in
battaglia regolare.
Cesare, alla moderna, fondava tutta la sua strategia sulla celerità;
onde, vedendo tardare le legioni, s'imbarcò a Brindisi con pochissimi,
poi rimandò le navi a pigliar i restanti, ed osò assediare tante forze
in Durazzo, o le sprezzasse, o più si piacesse dove più ardua riu-
sciva la prova, come tutti i grand'uomini confidando nella propria
fortuna, e sentendo d'avere per sè il popolo, e la forza di chi in-
tende il suo tempo ed apre l'avvenire. Eragli nato in casa un ca-
vallo coll'unghia fessa in forma di dita, che non si lasciava scozzo-
nare nè montar mai se non da lui; e gli aruspici aveano predetto
al suo padrone l'impero del mondo; sicché egli il teneva con gran
cura, e ne dedicò l'effigie davanti al tempio di Venere Genitrice (15).
Voglio dire che adoprava anche le superstizioni; ma più quella ma-
gìa di generale che crea i soldati, e gl'identifica con sé. Inesorabile
col tradimento e coll'indisciplina, sul resto chiude un occhio; dopo
la vittoria, denaro, pasti, piaceri, armi d'oro e d'argento ; ma finché
dura l'azione, non risparmia fatiche; è giorno di riposo? scoppia un
temporale? non importa, bisogna mettersi in marcia; ma Cesare
marcia coi soldati. Li vede spauriti dai mostri, dai giganti onde si
dice abitata la Germania? restino pur indietro i timidi; egli si avan-
zerà soletto colla sua fedele legione decima. Cadono di cuore all'u-
dire in Africa che re Giuba viene con immense forze? egli esagera
il pericolo, e — Sì, domani il re ci sarà a fronte con dieci legioni,
trentamila cavalli, centomila soldati leggeri, trecento elefanti ; io lo
so, io ho veduto e provveduto: voi non cercate altro, ma rimette-
tevi in me; se no, cotesti novellieri li butterò s'una nave, e li spin-
gerò in balìa del vento ». Ode che una legione fu distrutta? veste
il bruno e lasciasi crescer la barba.
Così s'acquista l'assoluta devozione de' soldati, che contavano come
gran vanto l'esser veduti da Cesare soccombere valorosamente. Nella
(15) SvETONio in Cesare, 62.