Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/179: differenze tra le versioni

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Qualvolta un uomo che, per efficacia di volontà congiunta a potenza d’intelletto, eccede le ordinarie proporzioni, mostri avventurarsi oltre i comuni confini, il dotto vulgo, che predilige la mediocrità, nè tollera se non ciò di cui si crede capace, esclama: — Impossibile! egli è un chimerico, un presuntuoso»; forse aggiungerà, — È disonnato, o ciurmadore». Dite che nello scabro ciottolo sta il diamante, e vi befferà chi non abbia mani e voglia robusta per ispezzare e scoprirlo. Un tal uomo, se non regga agli strazj di quella sensibilità che è la debolezza e la potenza, il compenso e l’espiazione del genio, gravato dalla universale riprovazione, dubitando di sè medesimo e di un senno che dagli altri devia, soccomberà. Colui che, sotto Luigi XIV, propose di muovere un battello col fumo, destò le facili celie de’ cortigiani e della Ninon, impazzi e si spense allo spedale; il Dominichino stava per mutare il pennello, collo scarpello onde aver tregua dai mordaci; Bacine, vedendosi preferito l’inetto Proudon, abbandona il teatro; Newton, stanco delle contraddizioni, esclamava: — Non vo’ più darmi pensiero della filosofia: fu imprudenza l’abbandonare l’inestimabile bene della mia quiete per correr dietro a un’ombra >>;Pergolesi muore a trentatre anni sotto l’ostinazione dei fischi di quelli, che, al domani delle esequie, il chiameranno divino. Ma il genio, se non consiste nella pazienza, l’ha per dote prima; sa che ogni gran lavoro è una lotta, un’educazione, una palestra; anzichè sgomentarsi delle difficoltà, le affronta, si rassegna all’invidia, all’insulto e, ch’è peggio, alla trascuranza de’ contemporanei; sopporta i colpi di freccia e, più tediosi, i colpi di spillo; e migliorando nella contraddizione, come maggior profumo si svolge dal turibolo agitato. è
Qualvolta un uomo che, per efficacia di volontà congiunta a potenza d’intelletto, eccede le ordinarie proporzioni, mostri avventurarsi oltre i comuni confini, il dotto vulgo, che predilige la mediocrità, nè tollera se non ciò di cui si crede capace, esclama: — Impossibile! egli è un chimerico, un presuntuoso»; forse aggiungerà, — È disennato, o ciurmadore». Dite che nello scabro ciottolo sta il diamante, e vi befferà chi non abbia mani e voglia robusta per ispezzare e scoprirlo.
Un tal uomo, se non regga agli strazj di quella sensibilità che è la debolezza e la potenza, il compenso e l’espiazione del genio, gravato dalla universale riprovazione, dubitando di sè medesimo e di un senno che dagli altri devia, soccomberà. Colui che, sotto Luigi XIV, propose di muovere un battello col fumo, destò le facili celie de’ cortigiani e della Ninon, impazzì e si spense allo spedale; il Dominichino stava per mutare il pennello, collo scarpello onde aver tregua dai mordaci; Racine, vedendosi preferito l’inetto Proudon, abbandona il teatro; {{AutoreCitato|Isaac Newton|Newton}}, stanco delle contraddizioni, esclamava: — Non vo’ più darmi pensiero della filosofia: fu imprudenza l’abbandonare l’inestimabile bene della mia quiete per correr dietro a un’ombra»; {{Wl|Q185312|Pergolesi}} muore a trentatre anni sotto l’ostinazione dei fischi di quelli, che, al domani delle esequie, il chiameranno divino.
Ma il genio, se non consiste nella pazienza, l’ha per dote prima; sa che ogni gran lavoro è una lotta, un’educazione, una palestra; anzichè sgomentarsi delle difficoltà, le affronta, si rassegna all’invidia, all’insulto e, ch’è peggio, alla trascuranza de’ contemporanei; sopporta i colpi di freccia e, più tediosi, i colpi di spillo; e migliorando nella contraddizione, come maggior profumo si svolge dal turibolo agitato,