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Versione delle 11:39, 28 ott 2017

64 ILLUSTRI ITALIANI Nè vi cercate que' tratti vivaci che, massime nei moderni, colpi- scono e fermano; ma piuttosto uno splendore equabilmente diffuso sul tutto, una continua grandiloquenza. Nell'arte di dar risalto alle ragioni, non sia chi pretenda superarlo: ma non s'accontenta a ciò; e vuol recare diletto, si indugia in descrizioni, digredisce or intorno alle leggi, or alla filosofia, or alle usanze (3); celia sopra gli altri e sopra sè stesso; singolarmente primeggia nel muovere gli affetti. Sempre poi si atteggia in prospettiva, e ad ogni periodo, ad ogni voce lascia trasparire il lungo artifizio. Di qui la purezza insupera- bile del suo stile; di qui il finito d'ogni parte, e il non produrre mai un'idea se non vestita nobilmente; talché osiam dire che nes- suno abbia meno difetti e maggiori bellezze. Ma parlando come chi vuol dilettare più che convincere, e non teme esser contraddetto purché dica bene, nella rotonda facilità della sua parola non si eleva mai al vero sublime: per lunga pra- tica e per analisi argutissima conosce tutti gli accorgimenti con cui svolgere, accomodare, invertere le parole, e tutte le usa *come pa- drone; ma t'accorgi che è formato alla scuola, e v'incontri, non i torrenti di luce fecondatrice che versa dall'inesauribile grembo il sole, bensì i riflessi della luna, che su tutto diffonde gli armonici suoi chiarori. IL ,E alla luna il dovremo paragonare se ne ponderiamo i sentimenti. - Non t'arresti ad una sua sentenza che mostri un risoluto giudizio, un partito deciso, senza che altrove non t'imbatta nel preciso op- (3) Che Cicerone riponesse in ciò la finezza dell'arie, appare dal vedere come la mancanza di digressioni sia da lui presa per segno di rozzezza negli antichi, ai quali appone che « nemo delectandi gratia digredì parumper a causa posset », Brutus, 91. — Cicerone (diceva Apro nel dialogo Della corrotta eloquenza , che si altri- , « buisce a Tacito) fu il primo a parlar regolato , a scegliere le parole e comporlo « con arte; tentò leggiadrìe; trovò sentenze nelle orazioni che compose sull'ultimo, « quando il giudizio e la pratica gli aveano fatto conoscere il megho, perchè l'altre « non mancavano di difetti antichi, proemj deboli, narrazioni prolisse; finisce 6 « non conclude, tardi sì commuove; si riscalda di rado ; pochi concetti termina perfet- « tamente e con certo splendore ; non ne cavi, non ne riporti ; è quasi muro forte e « durevole, ma senza intonaco e lustro ».