Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/73: differenze tra le versioni
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sua prosa invece è povera d’artifizio, pesante, prolissa, con clausole impaccianti, periodi complicati. Quanto più doveva essere ne’ coetanei suoi, eccetto que’ Toscani che s’accontentassero di usarla nell’ingenuità natia? |
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sua prosa invece è povera d'artitìzio, pesante, prolissa, con clausole |
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impaccianti, periodi complicati. Quanto più doveva essere ne' coe- |
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tanei suoi, eccetto que' Toscani che s'accontentassero di usarla nel- |
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l'ingenuità natia? |
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Del nome di Dante è piena l’età sua; segno dell’importanza che acquistavano le lettere; le quali, mentre tutt’altrove balbettavano, in Italia furono portate a somma altezza da lui, e subilo da {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} e {{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}}; insigne triumvirato, che alla nazionale letteratura impresse il carattere che tuttora conserva. |
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XVI. |
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Del nome di Dante è piena l'età sua; segno dell'importanza che |
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La poesia di Dante e quella del Petrarca furono modificate dall’indole dei tempi e dalla lor propria. L’Alighieri visse cogli ultimi personaggi del medioevo, robusti petti, tutti patria, tutti gelosia del franco stato, cresciuti fra puntaglie di parte, esigli, fughe, uccisioni, in repubbliche dove le passioni personali non conosceano freno di legge o d’opinione, sicchè ciascuno sentiva la potenza propria, concitata alle grandi cose. Bastava dunque guardarsi attorno per trovare tipi poetici da atteggiare nel gran dramma di cui sono scena i tre mondi, i quali allora teneano vicinissimi alla vita, ogni opera facendosi a riflesso di quelli. L’età del Petrarca erasi implicata ne’ viluppi della politica, non più a punta di spade, ma per lungagne d’ambascerie; e per insidie e veleni si consumavano le vendette; a {{AutoreCitato|Federico II|Federico II}}, a san Luigi, a {{AutoreCitato|Sordello da Goito|Sordello}}, a {{AutoreCitato|Giotto|Giotto}}, a Farinata, a {{AutoreCitato|Papa Bonifacio VIII|Bonifazio VIII}} erano succeduti re Roberto, Stefano Colonna, Simon Memmi, {{AutoreCitato||Cola Rienzi}}, {{AutoreCitato|Papa Clemente VI|Clemente VI}}; alla imperturbata unità cattolica il miserabile esiglio avignonese; e preparavasi l’età della colta inerzia, dei fiacchi delitti, delle fiacche virtù, delle sciagure senza gloria nè compassione. |
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acquistavano le lettere; le quali, mentre tutt'altrove balbettavano, |
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in, Italia furono portate a somma altezza da lui, e subilo da Pe- |
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Nelle traversie Dante s’indispettì, e spregiando la fama e ''ciò che quivi si pispiglia,'' professava che ''bell’onore s’acquista a far vendetta''<ref>''Convivio''.</ref>; agli stessi amici ispirò piuttosto riverenza che amore, lo che è la gloria e la punizione de’ caratteri ferrei e degl’ingegni singolari. Il Petrarca, benevolo, dava e ambiva lodi, avea supremo bisogno dell’opinione; e se nel generale mostra scontento degli uomini |
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trarca e Boccaccio; insigne triumvirato, che alla nazionale lette- |
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ratura impresse il carattere che tuttora conserva. |
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La poesia di Dante e quella del Petrarca furono modificate dal- |
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l'indole dei tempi e dalla lor propria. L'Alighieri visse cogli ultimi |
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personaggi del medioevo, robusti petti, tutti patria, tutti gelosia |
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del franco stato, cresciuti fra puntaglie di parte, esigli, fughe, ucci- |
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sioni, in repubbliche dove le passioni personali non conosceano |
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freno di legge o d'opinione, sicché ciascuno sentiva la potenza |
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propria, concitata alle grandi cose. Bastava dunque guardarsi at- |
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torno per trovare tipi poetici da atteggiare nel gran dramma di |
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cui sono scena i tre mondi, i quali allora teneano vicinissimi alla |
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vita, ogni opera facendosi a riflesso di quelli. L'età del Petrarca |
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erasi implicata ne' viluppi della politica, non più a punta di spade, |
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ma per lungagne d'ambascerie; e per insidie e" veleni si consumavano |
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le vendette; a Federico II, a san Luigi, a Sordello, a Giotto, a Fa- |
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rinata, a Bonifazio Vili erano succeduti re Roberto, Stefano Colonna, |
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Simon Memmi, Gola Rienzi, Clemente VI; alla imperturbata unità |
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cattolica il miserabile esiglio avignonese; e preparavasi l'età della |
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colta inerzia, dei fiacchi delitti, delle fiacche virtù, delle sciagure |
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senza gloria nè compassione. |
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Nelle traversie Dante s'indispettì, e spregiando la fama e ciò che |
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quivi si pispiglia, professava che bell'onore s'acquista a far ven~ |
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detta (62); agli stessi amici ispirò piuttosto riverenza che amore, lo |
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che è la gloria e la punizione de' caratteri ferrei e degl'ingegni |
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singolari. Il Petrarca, benevolo, dava e ambiva lodi, avea supremo |
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bisogno dell'opinione; e se nel generale mostra scontento degli uomini |
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(62) Convivio. |