Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/216: differenze tra le versioni

 
 
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OVVERO COSMOGRAFIA. 213

Per lo che assegneremo dell' universo queste due parti principali,
Per lo che assegneremo dell’universo queste due parti principali, ciò è la regione celeste, e l’altra elementare; e questa, suddividendola, verrà distinta in quattro parti, delle quali due averanno il moto retto verso ’l centro, e l’altre verso la circonferenza. Il numero delle quali ci viene non meno dal senso scoperto, che dalla ragione confirmato; vedendo la terra gravissima giacer sotto l’acqua, ed ambedue esser circondate dall’aria, sopra la quale doviamo credere essere l’elemento del fuoco, sì perchè vediamo molte essalazioni tenui e sottili salire in alto per l’aria, sì perchè sopra essa appariscono molte impressioni ignee, come di stelle cadenti, crinite Ci barbate; come ancora per le combinazioni delle quattro prime qualità, perchè se dal freddo e secco vien constituita la terra, dal freddo ed umido l’acqua, e l’aria dal caldo ed umido, doviamo credere esser un altro corpo tale, costituito dal caldo e secco; e questo non sarà altro ch’il fuoco.
ciò è la regione celeste, e V altra elementare ; e questa, suddivi-

dendola, verrà distinta in quattro parti, delle quali due averanno il
E circa la distribuzione di questi quattro elementi, veggiamo i più gravi esser circondati da i men gravi, ma non però la terra esser del tutto immersa nell’acqua; di che diremo essere causa l’asprezza e disugualità della superficie terrestre, nella quale essendo molte preminenze di monti ed altre parti rilevate, e molte concavità di valli e luoghi bassi, ed essendo piccolissima in proporzione della terra la mole dell’acqua, sono solamente inondate le parti basse, restando discoperte le più alte; e ciò farsi per salvezza de gli animali terrestri.
moto retto verso '1 centro, e l'altre verso la circonferenza. Il numero

delle quali ci viene non meno dal senso scoperto, che dalla ragione
Poi che s’è distinta la regione elementare nelle sue parti, resta che distinguiamo ancora la celeste, investigando il numero e l’ordine degli orbi. Per il che fare, prima doviamo supporre, insieme con tutti i filosofi ed astronomi, non potere uno stesso corpo semplice aver più di un sol moto, proprio e naturale. Secondariamente supponiamo, le stelle esser fisse ne’ proprii orbi, al moto de’ quali esse vengono portate, di maniera che non possino per loro stesse andar nel proprio orbe vagando, a guisa d’uccelli per aria. Fatte queste due supposizioni, tanti per necessità diremo esser gli orbi celesti, quanti sono i movimenti diversi che nelle stelle appariscono: di maniera che, se in tutta la moltitudine delle stelle non apparisse altro movimento che questo diurno da oriente a occidente, un solo orbe saria stato bastante, il quale tutte insieme le portasse; ma perchè, osservando {{Pt|esqui-|}}{{Vp|
confirmato ; vedendo la terra gravissima giacer sotto V acqua, ed

ambedue esser circondate dall' aria, sopra la quale doviamo credere
{{Type|f=0.9em|3. ''parti ineguali delle'', a, m, r — 13-14. ''non doviamo.... secco? e'', a, m, r — 15. ''distribuzione e disposizione'', m, r — 18-19. ''prominentie'', r; ''priminenze'', a — 32. ''movimenti sì diversi'', c''}}}}
essere l'elemento del fuoco, sì perchè vediamo molte essalazioni tenui e
sottili salire in alto per l' aria, sì perchè sopra essa appariscono molte
impressioni ignee, come di stelle cadenti, crinite Ci barbate ; come an-
cora per le combinazioni delle quattro prime qualità, perchè se dal
freddo e secco vien constituita la terra, dal freddo ed umido l' acqua,
e l'aria dal caldo ed umido, doviamo credere esser un altro corpo
tale, costituito dal caldo e secco; e questo non sarà altro ch'il fuoco.
E circa la distribuzione di questi quattro elementi, veggiamo i
più gravi esser circondati da i men gravi, ma non però la terra esser
del tutto immersa nell'acqua; di che diremo essere causa l'asprezza
e disugualità della superficie terrestre, nella quale essendo molte pre-
minenze di monti ed altre parti rilevate, e molte concavità di valli
e luoghi bassi, ed essendo piccolissima in proporzione della terra la
mole dell' acqua, sono solamente inondate le parti basse, restando
discoperte le più alte; e ciò farsi per salvezza de gli animali terrestri.
Poi che s' è distinta la regione elementare nelle sue parti, resta
che distinguiamo ancora la celeste, investigando il numero e l' ordine
degli orbi. Per il che fare, prima doviamo supporre, insieme con tutti
i filosofi ed astronomi, non potere uno stesso corpo semplice aver più
di un sol moto, proprio e naturale. Secondariamente supponiamo,
le stelle esser fisse ne' proprii orbi, al moto de' quali esse vengono
portate, di maniera che non possino per loro stesse andar nel proprio
orbe vagando, a guisa d' uccelli per aria. Fatte queste due supposi-
zioni, tanti per necessità diremo esser gli orbi celesti, quanti sono i
movimenti diversi che nelle stelle appariscono : di maniera che, se in
tutta la moltitudine delle stelle non apparisse altro movimento che
questo diurno da oriente a occidente, un solo orbe saria stato ba-
stante, il quale tutte insieme le portasse ; ma perchè, osservando esqui-
. parti ineguali delie, a, m, r — 13-14. non doviamo .... secco ? e, a, m, r — 15. distribu-
zione e disposizione, m, r — 18-19. prominentie, r ; priminenze, a — 32. movimenti sì diversi, e