Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/384: differenze tra le versioni

Cinzia sozi (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 75%
+
Pagine SAL 100%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3420}}-->greci, altro verso i barbari, non accidentalmente, ma naturalmente; sulla supposta inferiorità di natura di questi a quelli; sul supposto ''naturale'' diritto ne’ greci di comandare a tutte l’altre nazioni, come per natura incapaci di governarsi da se né d’acquistare le facoltà a ciò convenienti; sulla supposta servilità non di circostanza ma di natura ne’ barbari (cioè nei non greci), servilità creduta in essi cosí universale, che l’esser molti di essi nella propria nazione servi, era creduto irragionevole, perché niuno nella loro nazione era stimato aver dritto di comandarli, essendo tutta la nazione composta di soli servi per natura. Vedi la ''Repubblica'' d’{{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}}, ediz. del {{AutoreCitato|Francesco Vettori|Vettori}}, Firenze Giunti 1586. libro 1. p. 7.31.32. libro 3. p. 257. e le note del {{AutoreCitato|Francesco Vettori|Vettori}} ai rispettivi luoghi. E {{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}} t. II, p. 329. B. ec (12 settembre 1823). Opinione rinnovatasi presso gli spagnuoli ec. quanto agli americani indigeni, ai negri ec. ec.
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3420}}-->greci, altro verso i barbari, non accidentalmente, ma naturalmente; sulla supposta inferiorità di natura di questi a quelli; sul supposto ''naturale'' diritto ne’ greci di comandare a tutte l’altre nazioni, come per natura incapaci di governarsi da se né d’acquistare le facoltà a ciò convenienti, sulla supposta servilità non di circostanza, ma di natura ne’ barbari (cioè nei non greci), servilità creduta in essi cosí universale, che l’esser molti di essi nella propria nazione servi, era creduto irragionevole, perché niuno nella loro nazione era stimato aver dritto di comandarli, essendo tutta la nazione composta di soli servi per natura. Vedi la ''Repubblica'' d’{{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}}, ediz. del {{AutoreCitato|Francesco Vettori|Vettori}}, Firenze, Giunti, 1586, libro I, p. 7, 31-32, libro III, p. 257 e le note del Vettori ai rispettivi luoghi, e {{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}, t. II, p. 329, ''B'' ec. (12 settembre 1823). Opinione rinnovatasi presso gli spagnuoli ec. quanto agli americani indigeni, negri ec. ec.




{{ZbPensiero|3420/1}} Alla p. {{ZbLink|3404}}. Quanto nel cit. pensiero ho detto dello stile di Floro, si può, e meglio, applicare a quello di {{AutoreCitato|Platone|Platone}}, riputato, sí quanto allo stile e a’ concetti, sí quanto alla dizione,<ref name="ftn111">Puoi vedere la p. 3429.</ref> esser <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3421}} quasi un poema (Vedi {{AutoreCitato|Johann Albert Fabricius|Fabricius}}, ''Bibliotheca Graeca'' in Plat. § 2. edit. vet. vol. II, p. 5).; e nondimeno sommo e perfetto esempio di bellissima prosa, elegantissima bensí e soavissima (non meno che gravissima: ''suavitate et gravitate princeps Plato'': {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}} in ''Oratore''), amenissima ec., ma pur verissima prosa, e tale che la meno poetica delle moderne prose francesi (e mi contento di parlare delle sole riconosciute per buone), è molto piú poetica di quella di {{AutoreCitato|Platone|Platone}} che tra le greche classiche è di tutte la piú poetica. Non altrimenti che molto piú poetiche della prosa platonica sono assaissime prose sacre e profane de’ posteriori sofisti e de’ padri greci ec. la cui moltitudine avanza forse e<section end=2 />
{{ZbPensiero|3420/1}} Alla p. {{ZbLink|3304}}. Quanto nel citato pensiero ho detto dello stile di {{AutoreCitato|Floro|Floro}}, si può, e meglio, applicare a quello di {{AutoreCitato|Platone|Platone}}, riputato, sí quanto allo stile e a’ concetti, sí quanto alla dizione,<ref name="ftn111">Puoi vedere la p. {{ZbLink|3429}}.</ref> esser <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3421}} quasi un poema (vedi {{AutoreCitato|Johann Albert Fabricius|Fabricius}}, ''Bibliotheca Graeca'' in Plat., § 2, edit. vet., vol. II, p. 5); e nondimeno sommo e perfetto esempio di bellissima prosa, elegantissima bensí e soavissima (non meno che gravissima: ''suavitate et gravitate princeps Plato'': {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, in ''Oratore''), amenissima ec., ma pur verissima prosa, e tale che la meno poetica delle moderne prose francesi (e mi contento di parlare delle sole riconosciute per buone), è molto piú poetica di quella di Platone che tra le greche classiche è di tutte la piú poetica. Non altrimenti che molto piú poetiche della prosa platonica sono assaissime prose sacre e profane de’ posteriori sofisti e de’ padri greci ec., la cui moltitudine avanza forse e<section end="2" />