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sprezzar questo e quella, e forse meno averei conosciuto la bontá di Dio verso me. Or faccia Iddio di me quello che piú gli aggrada, e mi doni che questo mio travaglio ceda a salvezza de l’anima mia. Poi con tutto il core lo prego divotissimamente che al signor Timbreo apra gli occhi, non perché mi ritoglia. per sposa, ché a poco a poco morir mi sento, ma a ciò che egli, a cui la mia fede è stata di poco prezzo, insieme con tutto il mondo conosca che io mai non commisi quella follia e si vituperoso errore, di cui contra ogni ragione sono incolpata, a ciò che, se con questa infamia moro, in qualche tempo discolpata resti. Godasi egli altra donna a cui Iddio l’ha destinato e lungamenté seco viva in pace. A me di qui a poche ore quattro braccia di terra basteranno. Mio padre e mia madre e tutti i nostri amici e parenti in tanta pena abbino almeno questo poco di consolazione, che de l’infamia che mi è apposta io sono innocentissima e piglino per testimonio la mia fede, la quale io do loro, come ubidiente figliuola deve dare, ché maggior pegno né testimonio al mondo non posso io al presente dare. E mi basti che innanzi al giusto tribunale di Cristo conosciuta sia di tale infamia innocente. E cosí a lui, che me la diede, raccomando l’anima mia, che desiosa d’uscire di questo carcere terreno verso lui prende il camino. — Detto questo, fu tanta la grandezza del dolore che intorno al core se le inchiavò e si fieramente lo strinse, che ella, volendo non so che piú oltra dire, comminciò a perder la favella e balbutire parole mozze, che da nessuno erano intese, e tutto insieme se le sparse per ogni membro un sudor freddissimo, in modo che incrocicchiate le mani si lasciò andar per morta. In questo i medici che quivi ancora erano, non potendo in parte alcuna a si fiero accidente dar compenso, per morta l’abbandonarono, dicendo che l’acerbitá del dolore era stata si grande che l’aveva accorata, e si partirono. Né guari si stette che Fenicia ne le braccia di quelle sue amiche c parenti fredda e senza polso rimase, che da tutte fu giudicata per morta. E fatto ritornar uno dei medici, disse, non le trovando polso, che era morta. Quanti alora per lei crudi lamenti, quante lagrime, quanti sospiri pietosi fossero sparsi, a
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PARTE PRIMA
sprezzar questo e quella, e forse meno averei conosciuto la bontà
di Dio verso me. Or faccia Iddio di me quello che più gli ag¬
grada, e mi doni che questo mio travaglio ceda a salvezza de
l'anima mia. Poi con tutto il core lo prego divotissimamente
che al signor Timbreo apra gli occhi, non perché mi ritoglia.
per sposa, ché a poco a poco morir mi sento, ma a ciò che
egli, a cui la mia fede è stata di poco prezzo, insieme con tutto
il mondo conosca che io mai non commisi quella follia e si
vituperoso errore, di cui contra ogni ragione sono incolpata, a
ciò che, se con questa infamia moro, in qualche tempo discol¬
pata resti. Godasi egli altra donna a cui Iddio l’ha destinato
e lungamenté seco viva in pace. A me di qui a poche ore quat¬
tro braccia di terra basteranno. Mio padre e mia madre e tutti
i nostri amici e parenti in tanta pena abbino almeno questo poco
di consolazione, che de l'infamia che mi è apposta io sono in¬
nocentissima e piglino per testimonio la mia fede, la quale io
do loro, come ubidiente figliuola deve dare, ché maggior pegno
né testimonio al mondo non posso io al presente dare. E mi
basti che innanzi al giusto tribunale di Cristo conosciuta sia di
tale infamia innocente. E cosi a lui, che me la diede, racco¬
mando l'anima mia, che desiosa d’uscire di questo carcere ter¬
reno verso lui prende il camino. — Detto questo, fu tanta la
grandezza del dolore che intorno al core se le inchiavò e si
fieramente lo strinse, che ella, volendo non so che più oltra dire,
comminciò a perder la favella e balbutire parole mozze, che da
nessuno erano intese, e tutto insieme se le sparse per ogni mem¬
bro un sudor freddissimo, in modo che incrocicchiate le mani
si lasciò andar per morta. In questo i medici che quivi ancora
erano, non potendo in parte alcuna a si fiero accidente dar com¬
penso, per morta l'abbandonarono, dicendo che l’acerbità del
dolore era stata si grande che l'aveva accorata, e si partirono.
Né guari si stette che Fenicia ne le braccia di quelle sue ami¬
che c parenti fredda e senza polso rimase, che da tutte fu giu¬
dicata per morta. E fatto ritornar uno dei medici, disse, non le
trovando polso, che era morta. Quanti alora per lei crudi la¬
menti, quante lagrime, quanti sospiri pietosi fossero sparsi, a
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