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che si levarono subitamente diversi venti, i quali, essendo ciascuno oltra misura impetuoso, battevano e fatigavano si la nave, che i marinari piú volte per perduti si tennero. Tuttavia, come valenti che erano in sì estremo periglio ogni arte e forza usando, essendo da grossissimo mare combattuti, furono a la fine da la fortuna vinti ed astretti a lasciar correr il legno dove il vento lo spingeva. Eglino erano stati tre di in questa fortuna, quando vicini a Barbaria presso a la sera cominciò il mare a pacificarsi. Ma ecco, mentre che si ralegravano e credevano d'esser campati da cosí tempestosa fortuna, cominciando ad imbrunirsi la notte, che da alcune galere d’un corsaro moresco furono fieramente assaliti. Ed essendo tutti mezzo morti per il lungo travaglio sofferto, furono a salvamano presi e dentro a Tunisi menati prigioni. A Napoli venne assai tosto la nuova de la perdita del legno e di tutti gli uomini imprigionati. Carmosina, la quale oltra modo de la partita del suo amante era rimasa dolente, udendo quello esser capitato a le mani dei mori, lungamente questo infortunio pianse e fu piú volte per morir di doglia. Ora aveva costume Pietro Minio, padre di Carmosina, far ogni anno un viaggio in Barbaria e nel ritorno suo riscattare dieci o dodeci prigioni cristiani, e da quelli, se avevano il modo, col tempo farsi rendere i danari, e se erano poveri compagni, liberamente per amor di Dio lasciargli andar senz’altro pagamento ove volevano. Era stato Antonio Perillo piú d'un anno schiavo, quando il Minio in Tunisi ordinò ai suoi fattori che secondo il solito riscattassero dieci prigioni. Il che fu fatto, e fu tra questi Antonio, ma sì barbuto che il Minio nol conobbe, né egli si volle dar a conoscere. Furono tutti a Napoli menati, ove subito Carmosina conobbe il suo amante e feceli cenno che conosciuto l’aveva; di che egli restò molto contento. Ebbe poi ella modo col mezzo d’una donna di casa di parlargli, a cui dopo molte parole cosí disse: — Poi che mio padre t’ha rifiutato per genero perché sei povero, io ti provederò di danari, a ciò che tu possa tornar a mercantare e farti ricco e vivere onoratamente, mentre che tu mi prenda per moglie, perché io altro marito che te non piglierò giá mai. — Ringraziò
NOVELLA XIV
che si levarono subitamente diversi venti, i quali, essendo cia¬
scuno oltra misura impetuoso, battevano e fatigavano si la nave,
che i marinari più volte per perduti si tennero. Tuttavia, come
valenti che erano in si estremo periglio ogni arte e forza usando,
essendo da grossissimo mare combattuti, furono a la fine da la
fortuna vinti ed astretti a lasciar correr il legno dove il vento
lo spingeva. Eglino erano stati tre di in questa fortuna, quando
vicini a Barbaria presso a la sera cominciò il mare a pacificarsi.
Ma ecco, mentre che si ralegravano e credevano d'esser cam¬
pati da cosi tempestosa fortuna, cominciando ad imbrunirsi la
notte, che da alcune galere d’un corsaro moresco furono fiera¬
mente assaliti. Ed essendo tutti mezzo morti per il lungo tra¬
vaglio sofferto, furono a salvamano presi e dentro a Tunisi
menati prigioni. A Napoli venne assai tosto la nuova de la per¬
dita del legno e di tutti gli uomini imprigionati. Carmosina,
la quale oltra modo de la partita del suo amante era rimasa
dolente, udendo quello esser capitato a le mani dei mori, lun¬
gamente questo infortunio pianse e fu più volte per morir di
doglia. Ora aveva costume Pietro Minio, padre di Carmosina,
far ogni anno un viaggio in Barbaria e nel ritorno suo riscat¬
tare dieci o dodeci prigioni cristiani, e da quelli, se avevano il
modo, col tempo farsi rendere i danari, e se erano poveri com¬
pagni, liberamente per amor di Dio lasciargli andar senz’altro
pagamento ove volevano. Era stato Antonio Perillo più d'un
anno schiavo, quando il Minio in Tunisi ordinò ai suoi fattori
clic secondo il solito riscattassero dieci prigioni. Il che fu fatto,
e fu tra questi Antonio, ma si barbuto che il Minio noi co¬
nobbe, né egli si volle dar a conoscere. Furono tutti a Napoli
menati, ove subito Carmosina conobbe il suo amante e feceli
cenno che conosciuto l’aveva; di che egli restò molto contento.
Ebbe poi ella modo col mezzo d’una donna di casa di parlar¬
gli, a cui dopo molte parole cosi disse: — Poi che mio padre
t’ha rifiutato per genero perché sei povero, io ti provederò di
danari, a ciò che tu possa tornar a mercantare e farti ricco e
vivere onoratamente, mentre che tu mi prenda per moglie, per¬
ché io altro marito che te non piglierò già mai. — Ringraziò
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