Pagina:Sotto il velame.djvu/533: differenze tra le versioni
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<section begin="1" />si esercitano secondo che nel peccato dei rei fu meno o più intelletto cioè coscienza del male che commettevano. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/305|— XII]]|*[[Sotto il velame/Le rovine e il gran veglio/XII|Capitolo XII]]}}. È una guerra la sua, guerra che si compie con l’arme delle quattro virtù, mettendosi sotto Lucifero all’ultimo, e prima assoggettando tutti i mostri, che sono unicorpori, bicorpori e tricorpori o tricipiti. Ciò configurandosi al Cristo; e agendo e patendo, come viatore, per riuscire a essere comprensore.<section end="1" /> |
<section begin="1" />si esercitano secondo che nel peccato dei rei fu meno o più intelletto cioè coscienza del male che commettevano. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/305|— XII]]|*[[Sotto il velame/Le rovine e il gran veglio/XII|Capitolo XII]]}}. È una guerra la sua, guerra che si compie con l’arme delle quattro virtù, mettendosi sotto Lucifero all’ultimo, e prima assoggettando tutti i mostri, che sono unicorpori, bicorpori e tricorpori o tricipiti. Ciò configurandosi al Cristo; e agendo e patendo, come viatore, per riuscire a essere comprensore.<section end="1" /> |
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<section begin="2" />{{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/327| I]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/I|Capitolo I]]}}. Il Letè e l’Acheronte sono misticamente lo stesso fiume, e il Letè è la fonte di vita e di misericordia, e così la fonte del Veglio e vita ai vivi e morte ai morti. E che cosa è il foro nella pietra? che cosa le rovine? Dante contempla nell’inferno. L’''altro viaggio'' è la vita contemplativa. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/337|— II]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/II|Capitolo II]]}}. |
<section begin="2" />{{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/327| I]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/I|Capitolo I]]}}. Il Letè e l’Acheronte sono misticamente lo stesso fiume, e il Letè è la fonte di vita e di misericordia, e così la fonte del Veglio e vita ai vivi e morte ai morti. E che cosa è il foro nella pietra? che cosa le rovine? Dante contempla nell’inferno. L’''altro viaggio'' è la vita contemplativa. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/337|— II]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/II|Capitolo II]]}}. Il purgatorio si riscontra con l’inferno nella divisione di tenebra, carne e veleno, e non in quella di incontinenza, bestialità e frode, sì nell’altra di incontinenza, di concupiscibile e d’irascibile, e malizia. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/348|— III]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/III|Capitolo III]]}}. Sette sono i peccati dell’inferno come sette quelli del purgatorio, e sembrano proporzionalmente gli stessi, come è certo di tre. Ed è probabile anche degli altri, ritenendo che i peccati sono nominati dai loro ''capi'', che sono unici in quattro e duplici in tre di essi. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/356|— IV]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/IV|Capitolo IV]]}}. I puniti nel fango sono rei d’accidia, infermità equivalendo ad accidia, e assomigliando essi ai correnti nel vestibolo; e i puniti nelle arche sono pur rei d’accidia; in acquistare quelli, in vedere questi. Somiglianze tra antinferno, antidite, antipurgatorio. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/362|— V]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/V|Capitolo V]]}}. La bestialità è ira, come si prova con l’esame di molti passi di Seneca, che chiama ira la bestialità, quale è in Dante. Egli chiama pur ira quella che Dante chiama incontinenza d’ira. Ma in questo secondo punto Dante discorda da lui, essendo d’accordo con Aristotele e S. Tommaso e S. Gregorio. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/369|— VI]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/VI|Capitolo VI]]}}. Dante chiama e dichiara la bestialità come ira. Sostrato comune ai peccatori del terzo girone del primo cerchietto. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/377|— VII]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/VII|Capitolo VII]]}}. Ira è di codesti bestiali, perchè si ritengono spregiati e si mostrano indignati e sono puniti col fuoco. Analogia tra le pene dell’invidia nel purgatorio e della frode nell’inferno e della superbia là, e del tradimento qua. È detto superbo un reo d’ira e un altro d’invidia, per mostrare che l’''avverbio'' domina in tutti e tre i peccati di malizia; l’''avverbio'' che nella ghiaccia è ''apostasia'' speciale, oltre che ''apostasia'' generale, come è invidia in Malebolge. Giuda e Caifas. {{Pt|[[Pagina:Sotto_il_velame.djvu/389|— VIII]]|*[[Sotto il velame/L'altro viaggio/VIII|Capitolo VIII]]}}. Somiglianza della {{Pt|defini-|definizione}}<section end="2" /> |