La fame del Globo/Cap. 9: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 59:
Sostenitore, fino dal 1976, quando assumeva la presidenza del neo costituito Worldwatch Institute di Washington, dell’inarrestabile contrazione dei margini di produttività dell’agricoltura mondiale, Brown precisava la propria visione del futuro alimentare, nel 1995, in un pamphlet il cui titolo avrebbe costituito cippo miliare del dibattito sugli equilibri tra le risorse ed i bisogni umani. Who will feed China? Chi sfamerà la Cina? proponeva una tesi di elementare semplicità: la Cina ha vinto, scriveva Brown, il confronto millenario con la fame, lo ha vinto assicurando alla popolazione una dieta che supera le 3.000 calorie, una dieta fondata sul riso con contributi modesti di carne di pollo e suino. Ma la Cina mostrava di essere sulle soglie, era, sottolineo, il 1995, di uno sviluppo economico che si prospettava travolgente: il nuovo benessere avrebbe mutato, prima di qualunque cosa diversa, il regime alimentare, che avrebbe assunto come pilastro la carne. Ma la Cina non disponeva che di un decimo di ettaro di suoli arativi per abitante, una superficie con la quale la dieta occidentale fondata sulla carne è impossibile. E, convertendosi in potenza industriale, la Cina avrebbe ricoperto di cemento milioni di ettari di risaie: i cereali da trasformare in carne avrebbe dovuto acquistarli sul mercato mondiale.
 
[[ImmagineFile:Trasbordo Ama.gif||thumb|400px|Carico di un ''tanker'' oceanico allo stesso terminale sul Mississippi. Le stive del cargo fagociteranno il contenuto di quasi cento chiatte, che non può essere riversato ditrettamente, ma deve essere mescolato nei silos del terminal per avere l'esatto ''grade'' pattuito con l'acquirente del carico]]