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spionaggio. Il re ha ragione da vendere. Qui non v’è più da fidarsi di anima viva. Vorrei sapere se sia fondato il nostro sospetto riguardo al cerimoniere e al ministro di giustizia....

Vigault si abbandonò per una mezz’ora ai voli della sua stravagante fantasia. Egli passò mentalmente in rassegna tutta la società di corte, e dimenava di quando in quando il capo come un uomo non sicuro del fatto suo. Tutt’a un tratto bussarono all’uscio.

Un lacchè del re entrò nella camera annunziando che Sua Maestà desiderava parlare al signor bibliotecario.

— Il nostro serenissimo Re trovasi ancora a letto — soggiunse il messo.

Pigault-Lebrun si affrettò ad ubbidire. Il re era di buonissimo umore.

— Siedi costì — disse Girolamo familiarmente, rizzandosi a sedere sul letto. — Hai adempiuto alla tua promessa?

— Come no? — rispose l’altro a mezza voce. — Ma se Vostra Maestà mi vuol bene, parliamo sommessamente....

Voi, nella vostra qualità di testa coronata, avete poco da perdere, mentre io...

— Benissimo! — interruppe il re a voce bassa. — Se questo può tranquillarti, moderiamo pure il nostro diapason; ma ti assicuro che le tue preoccupazioni sono infondate.

Si dice che i muri abbiano orecchie; ma alla mia camera da letto questo proverbio non è applicabile. I due cacciatori nell’anticamera sono fedeli quanto si può essere: le sale a destra e a sinistra sono vuote....

— Non si può mai sapere, sire, — rispose il Pigault —

attraverso a quali fessure il diavolo afferri uno pel ciuffetto.

— Oggi tu sei un vero filosofo, contro il tuo solito.

Veniamo al fatto. Hai lo scritto?

— Sicuro, Maestà.

— E scritto chiaramente? Tu sai che io non me la dico coi caratteri illegibili.