Per lo spiritismo/XXVII: differenze tra le versioni

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Gli atti dei ''revenants'', che appaiono nelle case in cui ci si sente (''maisons hantées, haunted houses''), sembrano spesso prodotti, dice il Myers, da ''sogni incoerenti''. Il lanciar oggetti materiali, la balistica a cui si esercitano, non è da esseri intelligenti. Il comunicare per mezzo dei picchi d’un tavolino sembra addirittura ridicolo. Le comunicazioni, specie quelle per mezzo dei tavolini, sono oscure, scarse, monche, frammentarie. E quello che si capisce non è degno di spiriti; è generalmente al disotto del livello medio dell’ingegno umano. Il Wundt, tornando da una seduta spiritica, diceva che i defunti gli parevano degenerati. Quando le loro risposte non sono scipite, sono almeno volgari e triviali; la filosofia di Socrate diventa veramente, come la diceva Hegel, una filosofia da cucina, e Machiavelli parla come Prudhomme. Non c’è poi originalità; le opinioni degli spiriti sono, come è naturale, il riflesso, l’eco di quella del medio e dell’ambiente. Quindi, siccome a Parigi non si pensa come a Nuova-York, gli spiriti francesi seguono la dottrina di Allan Kardec e ammettono la riincarnazione, mentre gli americani seguono Jackson Davis, e perciò non l’ammettono. Appunto perchè sono d’accordo coll’ambiente, non sono d’accordo fra loro.
 
E poi perchè non ci danno mai dei consigli utili? ci fanno la predica in modo che paiono quel vecchio di Augier, che dava a tutti dei buoni consigli interamente nuovi, perchè non li aveva mai adoperati. Ma non prevengono tante disgrazie che potrebbero evitare quando vedono i pericoli; l’assassinato non vien mai a rivelar l’assassino, cosa che dovrebbe fare, se non per vendicarsi, almeno per impedire che fosse punito un innocente. E se si scusano, dicendo che è loro proibito di intervenire nelle faccende di questo mondo, allora perchè qualche rara volta lo fanno? Se non sono utili alla vita, almeno lo fossero alla scienza; ma, sebbene ci diano sull’altro mondo molte notizie che non possiamo verificare, (perchè nell’altro mondo non possiamo vedere più che nell’incosciente), non ci dicono del nostro che quello che già sappiamo; non ci danno cognizioni scentifiche nuove; gli spiritisti ne raggranellano a stento tre o quattro esempi, come la notizia data nel 1859 al generale Drayson che Marte ha due satelliti, (i quali sarebbero stati scoperti 18 anni dopo); ma da una folla di spiriti fra i quali sono Copernico, {{AutoreCitato|Galileo Galilei|Galileo}}, {{AutoreCitato|Giovanni Keplero|Keplero}} e {{AutoreCitato|Isaac Newton|Newton}}, avremmo diritto di aspettarci ben altro. Si è scoperto ultimamente un quinto satellite di Giove, mi diceva un astronomo; ma c’era prima che lo scoprissimo noi: perchè non ce l’hanno detto loro? Mettiamo pure che ci sia qualche ragione perchè non possano darci cognizioni di questo genere; ma almeno la ''storia a cui hanno preso parte'' dovrebbero sapercela raccontare, e non obbligarci ad impazzire negli archivii e sulle epigrafi; Catilina e Pompeo dovrebbero venire a rettificare in buon latino le storie di {{AutoreCitato|Gaio Sallustio Crispo|Sallustio}} e di {{AutoreCitato|Gaio Giulio Cesare|Cesare}}. {{AutoreCitato|Anassimandro|Anassimandro}}, Senofane, Eraclito, dovrebbero darci il testo dei loro libri perduti, dei quali cerchiamo ansiosamente i frammenti, e impedire che un povero filologo passi sei mesi a scervellarsi per capire se il frammento sedicesimo di Melisso sia autentico o no. E le lingue antiche? perchè non si potrebbe avere da un antico etrusco la traduzione di qualcuna di quelle epigrafi che hanno fatto morir di rabbia il Corsen? Ma c’è di peggio; non solo non si ricordano del passato dell’umanità; ma pare che generalmente non si ricordino nemmeno del loro passato individuale, salvo quando lo conosce il medio; allorchè non ci contentiamo di ciò che lo spirito dice spontaneamente, e non stiamo contenti allo ''spiritus flat ubi vult'', e domandiamo delle prove d’identità intellettuale col defunto di cui si dice lo spirito, ossia allorchè domandiamo che dica sul suo passato qualche cosa di verificabile che nè il medio nè alcuno degli astanti possa sapere, generalmente non risponde o dice una bugia. La ''mistificazione'' è uno dei fenomeni più frequenti dello spiritismo. Non credo di poter chiuder meglio questa requisitoria contro lo spiritismo che citando una lettera scritta nell’Agosto 1874 dal Crookes a una distinta signora russa che gli aveva domandato se egli fosse spiritista; lettera che traduco dal Kiesewetter, il quale la cita dal secondo volume del giornale ''Psychische Studien'': «Lo stabilire l’identità di una persona morta è stato lo scopo principale che io abbia avuto davanti agli occhi in questi ultimi tre o quattro anni, e non ho trascurato alcuna occasione favorevole di illuminarmi su questo punto. Io ho avuta per questa ricerca un’opportunità quasi illimitata, forse più che alcun altro uomo in Europa. Per tutto questo tempo io ho seriamente cercato di ottenere quell’unica prova che Ella desidera, cioè la prova che i morti ritornano e possono entrare in comunicazione con noi. ''Ma io non ho ottenuto neppure una volta una prova soddisfacente che la cosa stesse così''. Io ho ricevuto centinaia di comunicazioni, che si dicevano fatte da amici defunti; ma appena cerco di aver la prova che essi sono realmente gli individui che dicono di essere, non reggono più. Neppur uno è stato capace di rispondere alle domande necessarie per dimostrare la sua identità; e il gran problema della vita futura è ancora per me un mistero impenetrabile come pel passato. Tutto ciò di cui sono convinto è, ''che esistono degli esseri invisibili ed intelligenti, i quali dicono di essere gli spiriti di persone defunte''; ma la prova che io domando per crederlo, non l’ho mai avuta, sebbene io sia disposto ad ammettere che ''molti dei miei amici assicurano di aver veramente ottenuto le prove desiderate, ed io stesso sia già stato più volte vicino a questa convinzione''. La massima approssimazione ad una prova soddisfacente, l’ho ottenuta colla medianità privata di una signora che andò sviluppandosi come medio scrivente sotto i miei proprj occhi, e non tenne mai sedute con alcun altro. Da lei ottenni la speranza che i miei dubbj potessero finalmente esser risolti; ma disgraziatamente essa perdette il dono della medianità. Sono quindi molto afflitto di non poterle dare delle assicurazioni più consolanti. Io son passato pel medesimo stato d’animo, e so quanto ardentemente l’anima aspiri a un solo e piccolo segno di vita al di là del sepolcro. - Ho l’onore, ecc. - ».
 
Questa lettera, da parte di un uomo come il Crookes, è il più grave documento ch’io conosca contro lo spiriritismo. E il peggio si è che, avendogli io scritto, mi ha risposto che oggi ancora egli è allo stesso punto. Si dovrebbe dunque dire che è proprio vero che i defunti non vivono più che nella nostra memoria.