Elogio catodico del quotidiano/Cap. 1: differenze tra le versioni

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Degli ottocento milioni che incassa per la vendita della sua quota di minoranza Villa ne regala cento, sotto forma di quote azionarie della nuova emittente all'amico Tortora per compensarlo del mancato introito dovuto al rifiuto dell'offerta di Telemilano.
 
Oggi, n° 44 del 29 ottobre 1969, pag.133 e sgg.
La Stampa, 10 maggio 1998, Dal cilindro di Peppo Sacchi spunta una nuova Telebiella?
La Stampa, 17 aprile 1986
La Stampa, 10 maggio 1998, Dal cilindro di Peppo Sacchi spunta una nuova Telebiella?
La Nazione, 8 febbraio 1973 “A Biella la prima Tv privata”.
Tv Sorrisi e Canzoni , 15 aprile 1975 “Quando la tv corre sul filo”
Eco di Biella, 7 novembre 2006
Eco di Biella, 7 novembre 2006
Dichiarazione rilasciata dal dott. Grizi in occasione del 35° anniversario di Telebiella e raccolta dallo scrivente.
Nelle parole di Baroni [2005, 70]:” Date e documenti audiovisivi alla mano, Campanili…in vasca? È il primo programma ufficiale di intrattenimento della TV privata italiana, anzi, come si diceva allora con la giusta enfasi, della tv libera. Il programma propone, nello stile Giochi senza frontiere (Secondo programma, 1965) una gara tra ragazzi di frazioni locali con la partecipazione di personaggi legati alla pubblica amministrazione, lo sport, lo spettacolo e il mondo religioso. Tutto qui, questa è la storia del programma, ma “Campanili…in vasca?”è in realtà molto di più, è il big bang, l’anno zero, la data storica della televisione italiana: da lì in poi nulla sarebbe stato come prima”.
Intervista rilasciata allo scrivente
La Stampa, 24 gennaio 1993 “Sono il padre di un mostro, ho creato la prima tv libera”
La Nazione, 30 giugno 1973
Sacchi, “Il crepuscolo della tv: romanzo documento sulla battaglia di Telebiella”, pro manuscripto, Biblioteca di Bornasco, 1998.
Dichiarazione rilasciata allo scrivente.
La Nazione, 8 febbraio 1973 “A Biella la prima Tv privata”.
Carlo Sartori in “Ieri sera a Telebiella, nel covo dei pirati”, La Stampa, 10 marzo 1973.
Laura Delli Colli, in La Repubblica, 3 gennaio 1987.
Lauzi B. “Tanto domani mi sveglio, autobiografia in controcanto”, Gammarò Editori, pag 121, 122.
Enzo Tortora, La morte di Telebiella, La Nazione 6 giugno 1973.
Sentenza n. 225/1974 e n. 226/1975
Il Giorno 3 marzo 1977.
Per la seguente definizione, cfr L’Europeo, 9 luglio 1976, n.28 articolo col titolo stesso di “Giovanni dalle antenne nere”
Il Giorno 3 marzo 1977
Dichiarazione rilasciata dal dott. Angelo Costanza allo scrivente.
Dichiarazione rilasciata in occasione dei 32 anni di Antenna3 e raccolta dallo scrivente.
In questo territorio sono molto comuni le filodrammatiche, compagnie teatrali formate da non professionisti,attori amatoriali, tutti con un’altra professione che alla domenica pomeriggio si esibivano nei teatrini degli oratori della zona nella recitazione di commedie, spesso in dialetto. Di queste compagnie, la più famosa è senza dubbio quella dei “Legnanesi di Felice Musazzi”, compagnia nata negli anni ’40 nell’oratorio maschile della chiesa del SS. Redentore del Legnarello. Telealtomilanese e Antenna3, oltre ad essere nate de facto da una compagnia filodrammatica oratoriana, daranno ampio spazio a “I Legnanesi”, che proprio nell’emittente di Legnano presentavano in anteprima le loro commedie.
La Notte, mercoledì 5 Maggio 1976
La Spinta periodico locale della zona dell’Altomilanese, data n.d.
Dichiarazione rilasciata dal dott. Angelo Costanza allo scrivente.
Settimanale “Gente”, 9 agosto 1976, n.32, “A mezzanotte non spegnere il tuo televisore:c’è Enzo Tortora”
La trasmissione “Il Pomofiore”, nata da un’idea di Enzo Tortora a Telealtomilanese con la regia curata da Beppe Recchia continuò su Antenna3 Lombardia. Tale cambio di emittente coincise con il ritorno in Rai di Enzo Tortora. La conduzione del programma, fu affidata quindi a Lucio Flauto e la regia a Cino Tortorella.
Settimanale “Settimana Tv”, 11 Luglio 1976, n 28 “Con Enzo Tortora si divertono due milioni di telespettatori”
Benché in onda nella versione radiofonica dai lontani anni '50, la versione televisiva del programma di Corrado avrà inizio solo nel 1986, nove anni dopo Il Pomofiore. Una primogenitura di trasmissione basata sulle performance di “dilettanti allo sbaraglio” spetta forse neanche troppo a sorpresa a una trasmissione radiofonica di Enzo Tortora in onda Rai negli anni '50, dal nome “Il quarto d’ora del dilettante” che con una straordinaria lungimiranza sembra di fatto anticipare la nota definizione di Handy Warhol sul quarto d’ora di celebrità.
Domenica del Corriere, settimanale del Corriere della Sera, 22 Luglio 1976, Numero 30, Intervista di Mike Bongiorno a Enzo Tortora “Aiuto! Dalla tv escono fantasmi e donne nude”
Novella 2000, 25 giugno 1976, n.26 “Alla tv libera li trattiamo così”
Novella 2000, 25 giugno 1976, n.26 “Alla tv libera li trattiamo così”
Con la seguente dichiarazione, Tortora sembra anticipare quello che diventerà uno dei suoi cavalli di battaglia nella trasmissione Portobello: il confronto tra l’uomo politico e il cittadino qualunque. Formula simile sarà ripresa e amplificata in anni successivi da Gianfranco Funari. Non bisogna infine dimenticarsi che Tortora nella stagione ‘82/’83 presentò su Retequattro Cipria, una trasmissione basata sulla partecipazione di personaggi politici in show autodegradanti.
Novella 2000, 25 giugno 1976, n.26 “Alla tv libera li trattiamo così”.
La seguente trasmissione fu riproposta anche su Antenna 3 Lombardia sempre con la conduzione dello stesso Tortora.
Settimana TV, 11 luglio 1976, n.28 “Con Enzo Tortora si divertono due milioni di telespettatori”.
Settimanale “Gente”, 9 agosto 1976, n.32, “A mezzanotte non spegnere il tuo televisore:c’è Enzo Tortora”
Novella 2000, 25 giugno 1976, n.26 “Alla tv libera li trattiamo così”.
Novella 2000, 25 giugno 1976, n.26 “Alla tv libera li trattiamo così”.
Il Giorno, 3 aprile 1977.
Dichiarazione raccolta dallo scrivente e pronunciata dal sig. Renzo Villa nel suo discorso di ringraziamento in occasione dei festeggiamenti per i 32 anni dell’emittente.
Ibidem, Il Giorno 3 aprile 1977.
L’allora gruppo Fininvest, nato in un seminterrato di un residence di Milano 2 non poteva contare su studi che potessero contenere numeroso pubblico. Tale situazione si sbloccherà solo quando, mediante il takeover di Italia1, nel gruppo berlusconiano confluiranno gli studi di Cologno Monzese, ex strutture cinematografiche, che erano state riconvertite in un centro di produzione televisiva proprio da Telaltomilanese che vi si era trasferita, in quanto più vicini a Milano. Telealtomilanese divenne poi emittente capofila del circuito Italia1.
Le serate di inaugurazione dell’emittente furono tre, con altrettanti diversi conduttori (Ettore Andenna, Lucio Flauto ed Enzo Tortora) ed altrettanti registi (Cino Tortorella, Beppe Recchia e Davide Rampello). Ad inaugurare la nuova emittente è il ritorno sul ring del pugile Sandro Mazzinghi. Come ha raccontato Villa in occasione del 33° anniversario di Antenna3: “Ciò aveva creato una notevole curiosità , sia da parte di un pubblico “generico”, più interessato alla nascita di un’emittente e dalla possibilità di vedere dal vivo uno studio televisivo, ma anche di tanti e tanti sportivi italiani”.
Testimonianza riportata anche in cfr. [Dotto, Piccini 2006, 92]
Le televisioni regionali in Europa e Lombardia, ricerca del Comitato regionale per i servizi radiotelevisivi della Lombardia edita per i tipi di Guerini e associati.
Dichiarazione rilasciata allo scrivente nel novembre 2010
Il Corriere della Sera, 2 aprile 2005
Villa nel 2005 ha motivato in un’intervista allo scrivente l’alto numero dei soci che costituivano l’azionariato popolare col fatto che “in questo modo avrei potuto raccogliere in pochissimo tempo le 50.000 firme che secondo l’art 71 comma 2 della nostra Costituzione sono necessarie per poter presentare una proposta di legge di iniziativa popolare”
Al quotidiano La Stampa del 6 maggio 1983 aveva dichiarato anche “non mi servivano i loro soldi ma la loro firma per bloccare eventuali proposte di legge contro le tv private”.
Arnaldo Cozzi in “Quindicesimo Chilometro, morte per le tv libere?” edizioni Il Portolano.
Dichiarazione rilasciata allo scrivente da Renzo Villa
Commento rilasciato da Tortorella in seguito alla lettura di una bozza della seguente tesi.
Libero 13 dicembre 2009.
La Notte, mercoledì 5 maggio 1976
cfr Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Renzo Villa
Sull’uso di questa espressione cfr [Casetti 1988, 57] o cfr [Casetti 1988, 79].
Stampa Sera 20 dicembre 1983, pag 21.
Anche Eco [1981,16] interviene sul ruolo di “simulacro” rappresentato dalla partecipazione del pubblico.
”Nei programmi di intrattenimento (e nei fenomeni che essi producono e produrranno di rimbalzo sui programmi d’informazione “pura”) conta sempre meno se la televisione dica il vero, quanto piuttosto il fatto che essa sia vera, che stia davvero parlando al pubblico e con la partecipazione (anch’essa rappresentata come simulacro) del pubblico.
Lo stesso Eco tornerà sull’argomento riproponendo un’osservazione simile nel noto articolo del settimanale L’Espresso ora contenuto in [Eco 1983, 163] “La caratteristica principale della Neo Tv è che essa sempre meno parla (come la Paleo Tv faceva o fingeva di fare) del mondo esterno. Essa parla di se stessa e del contatto che sta stabilendo col proprio pubblico. Non importa cosa dica o di cosa parli (anche perché il pubblico col telecomando decide quando passare su un altro canale). Essa, per sopravvivere a questo potere di commutazione, cerca di trattenere lo spettatore dicendogli: “Io sono qui, io sono io, e io sono te”. La massima notizia che la Neo tv fornisce, sia che parli di missili o di Stanlio che fa cadere un armadio, è questa: “ti annuncio, caso mirabile, che tu mi stai vedendo; se non ci credi, prova, fai questo numero e chiamami, io ti risponderò”.
Sulla materia prendendo ad esempio la trasmissione Portobello, interviene anche Bettetini nel libro “Le televisioni in Europa”
«Il tic tac dell’orologio percorre la conversazione fra enunciatore ed enunciatario, scandendone il ritmo; funziona come contenitore con valenza autoreferenziale; ma si riconosce in esso una funzione simbolica enfatizzata per vari aspetti: è il tempo (deputato) al racconto (di storie, di una storia) destinate a stupire commuovere strappare lacrime e sollevare al termine l’animo dell’enunciatario ingenuo, pronto a cedere ai trabocchetti istituiti dal testo. L’istituzione di siparietti interni, contrassegnati da una presentazione grafica accurata ed evocativa e dal sottofondo musicale, rivela l’inequivocabile disposizione del soggetto a rendere lo spettatore partecipe di storie destinate a proseguire nel corso delle puntate successive. E’ giocoforza notare come i procedimenti narrativi, attraverso le marche segnalate dall’ottica delle riprese, dagli stacchi di montaggio, dalla scelta del piano da proporre allo spettatore, rivelino la predisposizione a spettacolarizzare i dati del discorso integrandoli in una globale strategia pseudo umanitaria impressa dal conduttore». [Fondaz. Agnelli, 922-923]
 
Come scrive Pozzato [1992, 161] “Nel parlare di pubblico e di spettatore modello, utilizziamo un concetto messo a punto da Eco (1979) a proposito del lettore modello. Allargando la nozione di testo, si allarga anche la nozione di “lettore”, per cui ci sentiamo di estendere allo spettatore questa categoria.”
Sulla “progettazione” da parte degli autori televisivi di un “lettore modello” o di un “destinatario rappresentato” non si può non citare il noto articolo “Casalinga ama Vespa non corrisposta” di Beniamino Placido, che firma il pezzo che si presenta come una lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica del 4 agosto 1984 a nome di una “Casalinga di Voghera”: “Gentili Signori Dirigenti della Televisione, Perdonate l’ardire. Mi rivolgo a voi senza conoscervi. Voi invece mi conoscete bene. Sono una casalinga di Voghera, Anzi, la casalinga di Voghera. So che mi nominate spesso, nelle vostre riunioni. Specie quando dovete rimproverare qualcuno di quei tipetti «culturali» che vorrebbero parlare di cose astruse. Ma che cosa capirà di questi tuoi discorsi la casalinga di Voghera?”
Enrico Vaime dal canto suo ricorda un divertente aneddoto: «Noi abbiamo sempre nell’orecchio le parole di quell’alto dirigente RAI che non è più qui, che ci diceva: Ma il contadino di Poggio Bustone lo capisce quello che dite?
Noi siamo stati perseguitati per anni da questo contadino di Poggio Bustone. Abbiamo anche fatto anni fa, con Vianello una scenetta significativa. La scenetta era questa: C’era Vianello che andava dall’alto dirigente RAI, gli raccontava una situation che voleva rappresentare, e il dirigente rispondeva: ma il contadino di Poggio Bustone queste cose non le capisce. Questo succedeva due o tre volte a tormentone. Finché Vianello prendeva una motocicletta e si avviava verso Poggio Bustone. Andava in un campo, acchiappava un contadino e scuotendolo violentemente gli urlava: ma tu, che vuoi??» [Vaime 1985,220].
Interessante è anche il seguente intervento di Bettetini [1990, 238]:”Il progetto pedagogico-illuministico che animava la programmazione televisiva degli anni Sessanta e degli anni Settanta [..] si incarnava nel ruolo di un’emittente che mirava soprattutto all’unificazione della sua utenza, con cadute verso il basso per interessare le fasce più lontane da quello che veniva ritenuto un livello «medio» di competenza e con tentativi di recuperare queste stesse fasce, spingendole verso l’empireo di una «cultura» intesa come traguardo minimale di valori e di convivenza civile. Ci furono anche eccezioni costituite da programmi «mirati» a zone specifiche di utenza, talvolta a livelli medio-alti; ma il trend fondamentale della cosiddetta Tv «tradizionale» fu soprattutto indirizzato nel senso di un autoriconoscimento dello spettatore medio in una comunità nazionale, della quale la televisione era stimolo e specchio nello stesso tempo.
Dal canto suo Grasso [2000,322] ricorda che “La trovata risolutiva di Portobello è quella di considerare la provincia come l’ideale «bacino d’utenza», smettere di rivolgersi al pubblico delle grandi città”. Il dirigente Rai Mario Carpitella proprio a proposito di Portobello scrisse il saggio “La Provincia e l’impero” contenuto nel testo “Televisione: la provvisoria identità italiana”, Edizioni Fondazione Agnelli, Torino, 1985
Casetti [1988b, 54] ricorda che “l’enunciato sotteso a tutti gli spettacoli televisivi è «questo è per te». Più precisamente lo spettatore è presentato, rispetto a quanto avviene davanti alle telecamere, come il mandante.
Nella stessa spiegazione data da Wolf [1981, 106] “Lo schema cerca di rendere conto di vari fenomeni. In primo luogo della disgiunzione del soggetto dell’enunciazione (inteso come il responsabile della produzione effettiva del testo) da qualunque soggetto (attore) presente nel testo. La stessa cosa può dirsi per quel che riguarda il rapporto tra il destinatario empirico (pubblico davanti al video) e l’attore che prende in carico la sua immagine testuale. Questa disgiunzione è possibile grazie al meccanismo semiotico definito come débrayage enunciazionale che permette di passare dalla struttura implicita e presupposta dell’enunciazione (nel caso specifico, dei soggetti presupposti dal testo: il destinatore e il destinatario empirici), alla messa in scena nel testo dell’istanza enunciativa (cioè agli attori comunicativi che compaiono effettivamente nel testo di intrattenimento, come simulacri dei precedenti). Come risulta chiaramente dalla applicazione di questo meccanismo (ma non è forse superfluo ribadirlo ancora una volta), in effetti nel testo di intrattenimento la reversibilità dei ruoli comunicativi si realizza, ma soltanto a livello dei simulacri. Nello schema, inoltre, le frecce in alto ed in basso indicano due attività pragmatiche parallele: da una parte quella di produzione del testo a carico del destinatore empirico; dall’altra quella di interpretazione da parte del destinatario, che non consiste in una semplice attribuzione di senso, ma in una vera e propria accettazione o rifiuto dal contratto enunciativo proposto dall’emittente. La linea tratteggiata interna al testo indica la stratificazione dei suoi attori comunicativi, che spesso viene occultata mentre in altri casi è esibita.