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§. i8. Che in Egitto, oltre il granito e ’l porfido, si lavorassero varie altre specie di marmi, lo dimostrano le opere che ancor rimangono di marmo bianco, nero, e giallo<ref>Di breccia gialla è la figura del Museo Pio-Clementino, di cui abbiamo parlato ''pag. 96. col. 1''. Vi è in pietra rossa d’Egitto un’altra figurina in piedi della grandezza d’un palmo incirca, la quale probabilmente rappresenta un Bacco egiziano, simile a un di presso alle figure, che ne porta il {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|conte di Caylus}} ''Rec. d’Antiq. Tom. {{Sc|iiI}}. Ant. Egypt. pl. IV. n. I. e IV., Tom. VI. pl, IX. n. {{Sc|iiI}}.''; e dalla particolare eleganza, con cui è lavorata, si può credere, che sia piuttosto lavoro del tempo de’ Greci.</ref>, delle quali fanno menzione i viaggiatori di quelle contrade. I lunghi e angusti corridori della piramide più grande
§. 18. Che in Egitto, oltre il granito e ’l porfido, si lavorassero varie altre specie di marmi, lo dimostrano le opere che ancor rimangono di marmo bianco, nero, e giallo<ref>Di breccia gialla è la figura del Museo Pio-Clementino, di cui abbiamo parlato ''pag. 96. col. 1''. Vi è in pietra rossa d’Egitto un’altra figurina in piedi della grandezza d’un palmo incirca, la quale probabilmente rappresenta un Bacco egiziano, simile a un di presso alle figure, che ne porta il {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|conte di Caylus}} ''Rec. d’Antiq. Tom. {{Sc|iiI}}. Ant. Egypt. pl. IV. n. I. e IV., Tom. VI. pl, IX. n. {{Sc|iiI}}.''; e dalla particolare eleganza, con cui è lavorata, si può credere, che sia piuttosto lavoro del tempo de’ Greci.</ref>, delle quali fanno menzione i viaggiatori di quelle contrade. I lunghi e angusti corridori della piramide più grande
intonacati sono d’un marmo bianco<ref>{{AutoreCitato|Frederic Louis Norden|Norden}} ''Voy. d’Egypt. par. I. p. 79.''</ref>, che però non è pario, siccome fu dato a credere a {{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}<ref>''lib. 36. cap. 13. sect. 19. §. 2''. [ Plinio parla non delle piramidi, ma del laberinto, come ne parla anche {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 2. cap. 48. pag. 176. in fine''.</ref>. Evvi nel Collegio romano una tavola di marmo in basso-rilievo<ref>''Monum. ant. ined. num. 76.''</ref> lavorata nel più antico stile egiziano. Se della stessa epoca sia un piccolo busto virile con barba, esistente nel museo d’Ercolano, diligentemente lavorato in bellissimo marmo bianco, detto ''palombino''<ref>Questo marmo non è né bello, né stimato.</ref>, alto a un di presso un mezzo {{Pt|pal-|}}
intonacati sono d’un marmo bianco<ref>{{AutoreCitato|Frederic Louis Norden|Norden}} ''Voy. d’Egypt. par. I. p. 79.''</ref>, che però non è pario, siccome fu dato a credere a {{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}<ref>''lib. 36. cap. 13. sect. 19. §. 2''. [ Plinio parla non delle piramidi, ma del laberinto, come ne parla anche {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 2. cap. 48. pag. 176. in fine''.</ref>. Evvi nel Collegio romano una tavola di marmo in basso-rilievo<ref>''Monum. ant. ined. num. 76.''</ref> lavorata nel più antico stile egiziano. Se della stessa epoca sia un piccolo busto virile con barba, esistente nel museo d’Ercolano, diligentemente lavorato in bellissimo marmo bianco, detto ''palombino''<ref>Questo marmo non è né bello, né stimato.</ref>, alto a un di presso un mezzo {{Pt|pal-|}}