Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/80: differenze tra le versioni
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lodiamo, quanto dovremo godere essendoci appresentati nuovi lumi nella superior natura dell’altissimo cielo, e le faccie de i più nobili scoperte che per prima velate n’apparivano? quanto saremo tenuti a’lor sagaci e diligenti ritrovatori, e quante lodi glie ne deveremo rendere? Ecco, dunque, a gl’intelletti che il vero studiosamente a i nostri tempi ricercano, grande e celeste materia; e dove nel cielo con Erculee colonne chiuso e terminato<ref>La stampa ha: «chiuso,terminato». Cfr.lin. 27.</ref> era il campo a’ cercatori, nè, da i primi astronomi in qua, altro di più era stato veduto che le stelle fisse vicine al polo australe, e queste mercè delle nuove navigazioni, e qualche accidente nell’altre forse vanamente osservato, ora, più oltre penetrando, il Sig. Galilei nuova copia di splendenti corpi ed altri ascosi misterii della natura colà su ci scuopre: e questo segue sotto l’ombra e felici auspicii del Serenissimo D. Cosimo Gran Duca di Toscana, che per propria virtù e magnificenza e ad imitazione de i gran Lorenzi e Cosimi ed altri eroi della regia famiglia de’ Medici, suoi avi, veri Mecenati delle nostrali e peregrine lettere, non cessa mai di favorir le scienze e procurare, a pubblico utile, ogni maggiore accrescimento e illustramento di quelle. Mostraci dunque il Sig. Galileo innumerabili squadre di stelle fisse, sparse per tutt’il firmamento, molte nella Galassia e molte nelle nebulose, che per prima |
<section begin=s1 />lodiamo, quanto dovremo godere essendoci appresentati nuovi lumi nella superior natura dell’altissimo cielo, e le faccie de i più nobili scoperte che per prima velate n’apparivano? quanto saremo tenuti a’lor sagaci e diligenti ritrovatori, e quante lodi glie ne deveremo rendere? Ecco, dunque, a gl’intelletti che il vero studiosamente a i nostri tempi ricercano, grande e celeste materia; e dove nel cielo con Erculee colonne chiuso e terminato<ref>La stampa ha: «chiuso,terminato». Cfr.lin. 27.</ref> era il campo a’ cercatori, nè, da i primi astronomi in qua, altro di più era stato veduto che le stelle fisse vicine al polo australe, e queste mercè delle nuove navigazioni, e qualche accidente nell’altre forse vanamente osservato, ora, più oltre penetrando, il Sig. Galilei nuova copia di splendenti corpi ed altri ascosi misterii della natura colà su ci scuopre: e questo segue sotto l’ombra e felici auspicii del Serenissimo D. Cosimo Gran Duca di Toscana, che per propria virtù e magnificenza e ad imitazione de i gran Lorenzi e Cosimi ed altri eroi della regia famiglia de’ Medici, suoi avi, veri Mecenati delle nostrali e peregrine lettere, non cessa mai di favorir le scienze e procurare, a pubblico utile, ogni maggiore accrescimento e illustramento di quelle. Mostraci dunque il Sig. Galileo innumerabili squadre di stelle fisse, sparse per tutt’il firmamento, molte nella Galassia e molte nelle nebulose, che per prima<section end=s1 /> |
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{{Ni}}o sconosciuta pianta ci palesano, miniera succo o pietra nuovamente cavata n’arrecano, fresco e nuovo pasto porgendo all’avido e vorace intelletto, tanto piacere e contento ne prendiamo, tanto li lodiamo del ritrovamento; quanto dovremmo godere appresentandocesi nella sovrana natura dell’<ref>Il ms. ha: «del».</ref> altissimo cielo nuove e splendenti gemme di mole e virtù immensa, di grata e bella vista, e scoprendocesi delle più nobili la faccia sin ora ascosa? quante lodi alli audaci e diligenti ritrovatori ne doviamo rendere, quante dovergliene? Ecco, a gl’intelletti che il vero studiosamente a’ nostri tempi cercano e pascersi desiderano di nobilissime e sublimi contemplazioni, grande e celeste materia; e dove nel cielo con altre e più forti Erculee colonne chiuso e terminato a’ cercatori era il campo, nè, da gli primi astronomi in qua, altro di più che, da terra nuova sottoposta, le fisse stelle dell’austro erano state vedute, e qualche accidente nell’altre forse vanamente osservato, ora, spinta più oltre la forza umana, e con miglior machine ed instrumenti all’assalto aperto<ref>Sopra «aperto», che non è cancellato, si legge «fattosi». Almeno alcune delle correzioni ed aggiunte che si notano nel manoscritto, sembrano dovute alla mano di {{Sc|Federico Cesi}}.</ref> il passo, nova copia di lucidi corpi ed altri ascosi misterii della natura colà su ci scopre. |
{{Ni}}<section begin=s2 />o sconosciuta pianta ci palesano, miniera succo o pietra nuovamente cavata n’arrecano, fresco e nuovo pasto porgendo all’avido e vorace intelletto, tanto piacere e contento ne prendiamo, tanto li lodiamo del ritrovamento; quanto dovremmo godere appresentandocesi nella sovrana natura dell’<ref>Il ms. ha: «del».</ref> altissimo cielo nuove e splendenti gemme di mole e virtù immensa, di grata e bella vista, e scoprendocesi delle più nobili la faccia sin ora ascosa? quante lodi alli audaci e diligenti ritrovatori ne doviamo rendere, quante dovergliene? Ecco, a gl’intelletti che il vero studiosamente a’ nostri tempi cercano e pascersi desiderano di nobilissime e sublimi contemplazioni, grande e celeste materia; e dove nel cielo con altre e più forti Erculee colonne chiuso e terminato a’ cercatori era il campo, nè, da gli primi astronomi in qua, altro di più che, da terra nuova sottoposta, le fisse stelle dell’austro erano state vedute, e qualche accidente nell’altre forse vanamente osservato, ora, spinta più oltre la forza umana, e con miglior machine ed instrumenti all’assalto aperto<ref>Sopra «aperto», che non è cancellato, si legge «fattosi». Almeno alcune delle correzioni ed aggiunte che si notano nel manoscritto, sembrano dovute alla mano di {{Sc|Federico Cesi}}.</ref> il passo, nova copia di lucidi corpi ed altri ascosi misterii della natura colà su ci scopre. |
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Mostraci il Sig. Galilei nuove ed innumerabili squadre di fisse stelle nel più alto del cielo; ce ne fa scerner molte nell’annebbiati gruppi e nel candido |
Mostraci il Sig. Galilei nuove ed innumerabili squadre di fisse stelle nel più alto del cielo; ce ne fa scerner molte nell’annebbiati gruppi e nel candido<section end=s2 /> |
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