Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/23: differenze tra le versioni

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è precisamente l’eliminazione assoluta della tradizione mitica: Talete non per altro viene considerato come il primo padre dei filosofi d’Occidente che per avere razionalmente espresso un principio il quale già ricorre, velato da espressioni mitiche, nelle antiche cosmogonie. Ciò che rende necessaria quest’eliminazione è il progresso dell’esperienza, che da una parte epura ed eleva il concetto stesso del divinò, mettendo sempre più in luce la sproporzione fra il concetto medesimo ed i grossolani simboli primitivi; dall’ altra si oppone direttamente con la sua nuova concezione dei fenomeni naturali al contenuto stesso delle leggende e delle esplicazioni mitologiche. Di qui la viva guerra che vediamo levarsi nelle età filosofiche contro le credenze religiose tradizionali: come per esempio in Grecia nell’età dell’illuminismo sofistico e più recentemente da noi nel rinascimento e nello stesso pensiero contemporaneo. La nuova concezione, puramente razionale, sorge e matura lentamente nel seno delle ricerche particolari ancora prima di venire svolta in un sistema universale della realtà: così l’antica concezione teologica e la nuova concezione scientifica possono sussistere l’una accanto all’altra come due correnti spirituali distinte od almeno non ostili fra di loro. Ma viene inevitabilmente il giorno in cui il nuovo principio si erige a principio dominante dell’esplicazione delle cose ed invade lo stesso campo, sacro fino allora, dei dogmi e delle tradizioni religiose: allora noi abbiamo, di fronte all’antica concezione teologica, fondamento della vita religiosa tradizionale, una concezione filosofica, un principio nuovo d’una nuova vita religiosa.
è precisamente l’eliminazione assoluta della tradizione mitica: Talete non per altro viene considerato come il primo padre dei filosofi d’Occidente che per avere razionalmente espresso un principio il quale già ricorre, velato da espressioni mitiche, nelle antiche cosmogonie. Ciò che rende necessaria quest’eliminazione è il progresso dell’esperienza, che da una parte epura ed eleva il concetto stesso del divinò, mettendo sempre più in luce la sproporzione fra il concetto medesimo ed i grossolani simboli primitivi; dall’altra si oppone direttamente con la sua nuova concezione dei fenomeni naturali al contenuto stesso delle leggende e delle esplicazioni mitologiche. Di qui la viva guerra che vediamo levarsi nelle età filosofiche contro le credenze religiose tradizionali: come per esempio in Grecia nell’età dell’illuminismo sofistico e più recentemente da noi nel rinascimento e nello stesso pensiero contemporaneo. La nuova concezione, puramente razionale, sorge e matura lentamente nel seno delle ricerche particolari ancora prima di venire svolta in un sistema universale della realtà: così l’antica concezione teologica e la nuova concezione scientifica possono sussistere l’una accanto all’altra come due correnti spirituali distinte od almeno non ostili fra di loro. Ma viene inevitabilmente il giorno in cui il nuovo principio si erige a principio dominante dell’esplicazione delle cose ed invade lo stesso campo, sacro fino allora, dei dogmi e delle tradizioni religiose: allora noi abbiamo, di fronte all’antica concezione teologica, fondamento della vita religiosa tradizionale, una concezione filosofica, un principio nuovo d’una nuova vita religiosa.


La causa per cui è generalmente misconosciuto in questo conflitto il compito religioso del pensiero filosofico sta in ciò che nella maggior parte dei casi la critica esercitata dalla filosofia contro le concezioni tradizionali appare come un’opera negativa, distruttrice e perciò irreligiosa: ma tale è soltanto quando si voglia col limitato pensiero confessionale confondere la vita religiosa con una forma storica particolare della stessa. In realtà il pensiero filosofico ha sempre per fine ultimo, anche nelle sue negazioni, di elevare la religione verso una concezione del divino sempre più perfetta; se noi osserviamo la storia delle religioni, vediamo che ogni passo per cui la religione si è elevata verso le forme sue più alte le è stato imposto dalla {{Pt|filo-|}}
La causa per cui è generalmente misconosciuto in questo conflitto il compito religioso del pensiero filosofico sta in ciò che nella maggior parte dei casi la critica esercitata dalla filosofia contro le concezioni tradizionali appare come un’opera negativa, distruttrice e perciò irreligiosa: ma tale è soltanto quando si voglia col limitato pensiero confessionale confondere la vita religiosa con una forma storica particolare della stessa. In realtà il pensiero filosofico ha sempre per fine ultimo, anche nelle sue negazioni, di elevare la religione verso una concezione del divino sempre più perfetta; se noi osserviamo la storia delle religioni, vediamo che ogni passo per cui la religione si è elevata verso le forme sue più alte le è stato imposto dalla {{Pt|filo-|}}