Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/330: differenze tra le versioni
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{{Pt|talo|gittalo}} al fosso. Alla qual risposta colui che domandato avea seguì: come {{AutoreCitato|Diogene|Diogene}}? vuoi tu che i cani, e le fiere salvatiche, e gli uccelli ti manuchino? Al quale Diogene rispose: pommi il baston mio, sicchè io abbia con che cacciargli. A cui questo addimandante disse: o come gli caccerai, che non gli sentirai? Disse allora Diogene; se io non gli debbo sentire, che fa quello a me perchè mi mangino? E così si morì: il dove non so. {{AutoreCitato|Anassagora|''Anassagora''}}. |
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3 IO COMENTO DEL BOCCACCI |
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lalo al fosso . Alla qual risposta colui che doman- |
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Anassagora fu nobile uomo Ateniese, e fu uditore di Anassimene, e famoso filosofo: e perciocchè sostener non poteva i costumi e le maniere de’ trenta tiranni li quali in Atene erano, si fuggì d’Atene, e segui gli studii pellegrini tanto tempo, quanto la signoria de’ predetti durò. Poi tornando ad Atene, e vedendo le sue possessioni, che erano assai, tutte guaste, e occupate da’ pruni e da malvage piante, disse: se io avessi voluto guardar queste, io averei perduto me. Questi nella morte d’un suo figliuolo, assai della sua fortezza d’animo e della sua scienza mostrò; perciocchè essendogli nunziata, niuna altra cosa disse a colui che gliele palesò: ni una cosa nuova, o da me non aspettata mi racconti, perciocchè io sapeva che colui che di me era nato era mortale. Ed essendo infermo di quella infermità della quale egli morì, e giacendo lontano alla città, fu domandato se gli piacesse d’essere portato a morire nella città, Rispose, che di ciò egli non curava, perciocchè egli sapeva, che altrettanta via era del luogo dove giaceva in inferno, quanta dalla città in inferno: ''e Tale''. |
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dato avea seguì : come Diogene ? vuoi tu che 1 cani , |
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e le fiere salvatiche , e gli uccelli ti mannchino ? Al |
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quale Diogene rispose : ponimi il baston mio , sicché |
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io abbia con che cacciargli • A cui questo addlman- |
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dante disse : o come gli caccerai , che non gli senti- |
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rai ? Disse allora Diogene ; se io non gli debbo sen- |
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tire, che fa quello a me perchè mi mangino? E così |
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si mori : il dove non so . uinassagora . |
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Anassagora fu nobile uomo Ateniese , e fu uditore |
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di Anassimene, e famoso filosofo: e perciocché sostener |
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non poteva i costumi e le maniere de' trenta tiran- |
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ni li quali in Atene erano , si fuggì d'Atene , e segui |
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gli studii pellegrini tanto tempo , quanto la signoria |
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de' predetti durò. Poi tornando ad Atene, e vedendo |
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le sue possessioni , che erano assai , tutte guaste , e |
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occupate da' pruni e da raalvage piante , disse : se io |
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avessi voluto guardar queste , io averci perduto me . |
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Questi nella morte d' un suo figliuolo, assai della sua |
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fortezza d' animo e della sua scienza mostrò 5 per- |
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ciocché essendogli nunziata , ninna altra cosa disse a |
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colui che gliele palesò : ni una cosa nuova , o da me |
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non aspettata mi racconti , perciocché io sapeva che |
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colui che di me era nato era mortale . Ed essendo |
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infermo di quella infermità della quale egli mori , e |
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giacendo lontano alla città , fu domandalo se gli pia- |
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cesse d' essere portato a morire nella citth , Rispose , |
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che di ciò egli non curava , perciocché egli sapeva , |
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che altrettanta via era del luogo dove giaceva in in- |
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ferno , quanta dalla città in inferno : e Tale . |
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