Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/275: differenze tra le versioni

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{{Pt|''lo'',|''titulo'',}} e può l’un titolo è l’altro avere, percioccliè d’alcuna altra cosa non parla, che di suoi innamoramenti, e di sue lascivie, usate con una giovane amata da lui, la quale egli nomina Corinna. E puossi dire similmente ''Sine titulo'', perciocchè d’alcuna materia continuata, dalla quale si possa intitolare, non favella; ma alquanti versi d’una, e alquanti d’un’altra, e così possiam dir di pezzi, dicendo procede. Compose ancora un libro, il quale egli intitolò ''De Fastis'', ''et Nefastis'', cioè de’ dì ne’ quali era lecito di fare alcuna cosa, e di quelli che lecito non era; narrando in quello le feste e’ dì solenni degl’iddii de’ Romani, ed in che tempo e giorno vengano, i come appo noi fanno i nostri calendarii: e questo libro è partito in sei libri, ne’ quali tratta di sei mesi: e per questo appare non esser compiuto, o che più non ne facesse, o che perduti sien gli altri. Fece oltre a questo un libro, il quale è partito in tre, e chiamasi de ''Arte amandi'', dove egli insegna a’ giovani ed alle fanciulle amare. E oltre a questo ne fece un altro, il quale intitolò ''de Remedio'', dove egli s’ingegna d’insegnare disamorare. E fece più altri piccioli libretti, li quali tutti sono in versi elegiati, nel quale stilo egli valse più che alcuno altro poeta. Ultimamente compose il suo maggior volume in versi esametri, e questo distinse in quindici libri; e secondochè esso medesimo scrive nel libro ''de Tristibus'', convenendogli di Roma andare in esilio, non ebbe spazio d’emendarlo. Appresso, qual che la cagione si fosse, venuto in indegnazione d’Ottaviano, per comandamento di lui ne gli convenne, ogni sua
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lo , e può P un titolo è l'altro avere, percloccliè d'al-
cuna altra cosa non parla , che di suoi innamora-
menti, e di sue lascivie, usate con una giovane ama-
la da lui , la quale egli nomina Corinna . E puossi
dire sxmWmenle Sine tituloy perciocché d' alcuna ma-
teria continuata , dalla quale si possa intitolare , non
favella 5 ma alquanti versi d'una, e alquanti d' un' al-
tra , e così possiam dir di pezzi, dicendo procede.
Compose ancora un libro , il quale egli intitolò De
Fastis , et Nefastis , cioè de' di ne' quali era le-
cito di fare alcuna cosa , e di quelli che lecito non
era; narrando in quello le feste e' di solenni degl' id-
di! de' Romani , ed in che tempo e giorno vengano i
come appo noi fanno i nostri calendari! : e questo li-
bro è partito m sei libri , ne' quali tratta di sei mesi ;
e per questo appare non esser compiuto , o che più
non ne facesse , o che perduti sien gli altri . Fece ol-
tre a questo un libro, il quale è partito in tre, e
chiamasi de Arte amandi , dove egli insegna a' gio-
vani ed alle fanciidle amare . E oltre a questo ne
fece un altro , il quale intitolò de Remedio , dove
egli s' ingegna d'insegnare disamorare. E fece più al-
tri piccioli libretti , li quali tutti sono in versi elegia-
ti , nel quale stilo egli valse più che alcuno altro
poeta . Ultimamente compose il suo maggior volume
in versi esametri, e questo distinse in quindici libri; e
secondochè esso medesimo scrive nel libro de Tristi-
bus , convenendogli di Roma andare in esilio , non
ebbe spazio d' emendarlo . Appresso , qual che la ca-
gione si fosse , venuto in indegnazione 4' Ottaviano ,
per comandamento di lui ne gli convenne , ogni sua