Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/274: differenze tra le versioni
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{{spazi|3}}II. La parola ''nirvâna'' è adoperata nei libri buddhici per indicare non solo lo stato di annullamento dell’essere, ma ancora lo stato dello spirito umano nel periodo che precede cotale annullamento. A quest’ultimo stato si devono riferire tutti i passi delle scritture, dove, parlando di ''Nirvâna'', si fa allusione ad un modo qualsiasi di esistenza. |
{{spazi|3}}II. La parola ''nirvâna'' è adoperata nei libri buddhici per indicare non solo lo stato di annullamento dell’essere, ma ancora lo stato dello spirito umano nel periodo che precede cotale annullamento. A quest’ultimo stato si devono riferire tutti i passi delle scritture, dove, parlando di ''Nirvâna'', si fa allusione ad un modo qualsiasi di esistenza. |
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{{spazi|2}}III. In un periodo più recente, quando si svolsero liberamente in mezzo al Buddhismo varie scuole filosofiche, e quando per la parte metafisica il sistema di Çâkyamuni si avvicinò al brahmanico, il vocabolo ''nirvâna'' perdè, in alcune sètte almeno, il primitivo valore e significato; e passò ad esprimere un concetto, che si può accordare con quello che alcuni si ostinano a vedere generalmente in esso vocabolo, e che esprime cioè una esistenza di beatitudine e di riposo, eternamente trascorsa in seno ad un’essenza universale e divina. |
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