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<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3189}}-->{{Pt|sofi |filosofi }}o privati politici di altissimo valore, benché d’animo nobilissimi, sensibilissimi, rarissimi, benché spesso capacissimi di dilettar sommamente o di sommamente giovare a qualsivoglia società e a qualunque genere di persone coi loro scritti o colle produzioni qualunque del loro ingegno, lungamente e maturamente, o almeno riposatamente, pensate; anzi, benché le dette misere qualità siano pur troppo proprissime de’ singolari ingegni, e tanto piú quanto alcun d’essi piú s’inalza sopra il comune, e a proporzione di ciò piú invincibili e costanti; e benché quasi tutti gl’ingegni veramente singolari e sommi, massime quelli che risplendettero o risplendono negli studi delle scienze, delle lettere o delle arti, fossero e sieno piú o meno partecipi di tali qualità caratteristiche, si può dire, degli straordinarii e sublimi talenti (vedi fra l’altre cose il Pseudo-Donato nella ''Vita di Virgilio'' <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3190}} cap. 6, fine, dov’é l’autorità di Melisso Grammatico, liberto di Mecenate, contemporaneo di {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}: {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}} in ''Melissus'', {{AutoreCitato|Johann Albert Fabricius|Fabricius}}, ''Bibliotheca Latina'', I, 494); contuttociò questi tali nella società, se non da quelli che conoscono per altra parte il loro merito, e che conoscendolo sono capaci di apprezzare chi lo possiede, sono generalmente (e non irragionevolmente, perocché niun diletto e molta noia e fatica reca la loro conversazione) disprezzati ed evitati, ancor maggiormente che quelli dell’altra specie, e confusi dai piú coi primi del primo genere, ai quali infatti, nell’esteriore e in ciò che d’essi apparisce, quasi a capello si rassomigliano. In questo genere si può recar per esempio della prima specie l’{{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Alfieri}}, della seconda G. G. {{AutoreCitato|Jean-Jacques Rousseau|Rousseau}}.<ref name="ftn71">L’abitudine di sempre pensare e di poco parlare; di raccòr tutto dentro e poco versar di fuori; di trattenersi con se stesso, di stare raccolto come un devoto, di poco agire, poco conversar nelle cose del mondo, poco trattare per attendere agli studi; spendere tutte le sue facoltà nel proprio interno ec. ec., tutte queste cose rendono l’individuo incapace di</ref> Anche questo genere di persone benché<section end="2" />
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3189}}-->{{Pt|sofi |filosofi }}o privati politici di altissimo valore, benché d’animo nobilissimi, sensibilissimi, rarissimi, benché spesso capacissimi di dilettar sommamente o di sommamente giovare a qualsivoglia società e a qualunque genere di persone coi loro scritti o colle produzioni qualunque del loro ingegno, lungamente e maturamente, o almeno riposatamente, pensate; anzi, benché le dette misere qualità siano pur troppo proprissime de’ singolari ingegni, e tanto piú quanto alcun d’essi piú s’innalza sopra il comune, e a proporzione di ciò piú invincibili e costanti; e benché quasi tutti gl’ingegni veramente singolari e sommi, massime quelli che risplendettero o risplendono negli studi delle scienze, delle lettere o delle arti, fossero e sieno piú o meno partecipi di tali qualità caratteristiche, si può dire, degli straordinarii e sublimi talenti (vedi fra l’altre cose il {{AutoreCitato|Elio Donato|Pseudo-Donato}} nella ''Vita di Virgilio'' <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3190}} cap. 6, fine, dov’è l’autorità di {{AutoreCitato|Gaio Melisso|Melisso Grammatico}}, liberto di {{AutoreCitato|Gaio Cilnio Mecenate|Mecenate}}, contemporaneo di {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}: {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}} in ''Melissus'', {{AutoreCitato|Johann Albert Fabricius|Fabricius}}, ''Bibliotheca Latina'', I, 494); contuttociò questi tali nella società, se non da quelli che conoscono per altra parte il loro merito, e che conoscendolo sono capaci di apprezzare chi lo possiede, sono generalmente (e non irragionevolmente, perocché niun diletto e molta noia e fatica reca la loro conversazione) disprezzati ed evitati, ancor maggiormente che quelli dell’altra specie, e confusi dai piú coi primi del primo genere, ai quali infatti, nell’esteriore e in ciò che d’essi apparisce, quasi a capello si rassomigliano. In questo genere si può recar per esempio della prima specie l’{{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Alfieri}}, della seconda {{AutoreCitato|Jean-Jacques Rousseau|G. G. Rousseau}}.<ref name="ftn71">L’abitudine di sempre pensare e di poco parlare; di raccòr tutto dentro e poco versar di fuori; di trattenersi con se stesso, di stare raccolto come un devoto, di poco agire, poco conversar nelle cose del mondo, poco trattare per attendere agli studi; spendere tutte le sue facoltà nel proprio interno ec. ec., tutte queste cose rendono l’individuo incapace di</ref> Anche questo genere di persone, benché<section end="2" />
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