Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/18: differenze tra le versioni
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preso degli appunti (''ὑπομνήματα'') ; che poi a suo agio riandandoli li aveva distesi in iscritto, e che finalmente, tutte le volte che andava ad Atene (''οσάκις 'Αθήναζε αφικοίμην''), ridomandava a Socrate ciò di cui non si ricordava esattamente, e tornato a Megara correggeva. Ora è ovvio osservare, che quando si sia ammesso esser la conversazione di Teeteto con Socrate avvenuta appunto il giorno in cui si apriva il suo processo, poiché gli Ateniesi ignoravano affatto le lungaggini favolose della nostra incivile procedura, per quanto ci può constare, e per quanto si può indurre con verisimiglianza, da quel giorno alla morte del filosofo non ci può stare affatto ciò che Euclide racconta, cioè, la prima relazione |
preso degli appunti (''ὑπομνήματα'') ; che poi a suo agio riandandoli li aveva distesi in iscritto, e che finalmente, tutte le volte che andava ad Atene (''οσάκις 'Αθήναζε αφικοίμην''), ridomandava a Socrate ciò di cui non si ricordava esattamente, e tornato a Megara correggeva. Ora è ovvio osservare, che quando si sia ammesso esser la conversazione di Teeteto con Socrate avvenuta appunto il giorno in cui si apriva il suo processo, poiché gli Ateniesi ignoravano affatto le lungaggini favolose della nostra incivile procedura, per quanto ci può constare, e per quanto si può indurre con verisimiglianza, da quel giorno alla morte del filosofo non ci può stare affatto ciò che Euclide racconta, cioè, la prima relazione di Socrate ad Euclide, che dal contesto non pare avvenuta l’indomani di quei discorsi nè il doman l’altro (l’indomani poi è occupato dal Sofista e dal Politico), — le ripetute andate di Euclide ad Atene, andate occasionali (''οσάκις αφικοίμην''), non deliberate a questo scopo, — la calma di Euclide nello scrivere (''κατὰ σχολήν'') — e meno che mai ci sta, che una persona discreta, sia pure un filosofo, vada a importunare con tali domande un galantuomo condannato a morte, o che sta per essere |
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di Socrate ad Euclide, che dal contesto non pare avvenuta l’indomani di quei discorsi nè il doman l’altro (l’indomani poi è occupato dal Sofista e dal Politico), — le ripetute andate di Euclide ad Atene, andate occasionali (''οσάκις αφικοίμην''), non deliberate a questo scopo, — la calma di Euclide nello seriore (''κατὰ σχολήν'') — e meno che mai ci sta, che una persona discreta, sia pure un filosofo, vada a importunare con tali domande un galantuomo condannato a morte, o che sta per essere |
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⚫ | {{gap}}Prima ancora che fosse pubblicato il papiro di Berlino, il Chiappelli <ref>L. c. pag. 326.</ref> lo aveva già notato. Questo luogo, dice parlando appunto del proemio nostro, è notevolissimo, “perchè {{AutoreCitato|Euclide|Euclide}}, che qui rappresenta {{AutoreCitato|Platone|Platone}} stesso, chiarisce la genesi del dialogo e i mutamenti |
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Prima ancora che fosse pubblicato il papiro di Berlino, |
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il Chiappelli <ref>L. c. pag. 326.</ref> lo aveva già notato. Questo luogo, dice parlando appunto del proemio nostro, è notevolissimo, |
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[[Categoria:Pagine con testo greco]] |