Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/13: differenze tra le versioni

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{{Pt|tare|}} in modo degno di lui un discorso lavorato in tanto tempo ne’ suoi ozi da Lisia, ch’è il più valoroso degli scrittori di oggi? certamente io ne sono lontano assai, sebbene io sceglierei di aver tanto valore da far questo, piuttosto che di essere un gran ricco.
{{Pt|tare|}} in modo degno di lui un discorso lavorato in tanto tempo ne’ suoi ozi da Lisia, ch’è il più valoroso degli scrittori di oggi? certamente io ne sono lontano assai, sebbene io sceglierei di aver tanto valore da far questo, piuttosto che di essere un gran ricco.


{{Sc|Socr.}} O Fedro, se io non conosco Fedro, io non conosco neppure me stesso: ma ciò non è, nè l’uno nè l’altro, perch’io so di certo che Fedro nell’ascoltare un discorso di Lisia non solamente l’avrà udito tutto intero, ma avrà pregato Lisia molte volte di ricominciare, e colui volentieri lo avrà compiaciuto. Nè questo gli sarà bastato a Fedro, anzi alla fine, dato di piglio al libro, avrà esaminato quei luoghi che più gli piacevano, e fatto questo col rimanere colà fin dall’alba, se ne sarà uscito a passeggiare, affinchè, com’io credo, e te lo giuro in fede del cane{{ns|10|Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu|123}}, sapendo a mente il discorso, quando non fosse stato troppo lungo, si potesse avviare fuori le mura per meditarlo. Ora a lui si fa incontro un uomo che ha la febbre di udire discorsi, e Fedro vedendolo si rallegra dell’incontro, perchè avrà chi possa parte pigliar alla sua gioia, e gli dice di camminar oltre; ma, quando quell’amator de’ discorsi gli richiede che parli, egli fa il difficile, come se non volesse parlare in nessun modo, eppure in fin de’ conti si vede chiaro, che se qualcuno non volesse udirlo, egli parlerebbe per {{Pt|for-|forza}}
{{Sc|Socr.}} O Fedro, se io non conosco Fedro, io non conosco neppure me stesso: ma ciò non è, nè l’uno nè l’altro, perch’io so di certo che Fedro nell’ascoltare un discorso di Lisia non solamente l’avrà udito tutto intero, ma avrà pregato Lisia molte volte di ricominciare, e colui volentieri lo avrà compiaciuto. Nè questo gli sarà bastato a Fedro, anzi alla fine, dato di piglio al libro, avrà esaminato quei luoghi che più gli piacevano, e fatto questo col rimanere colà fin dall’alba, se ne sarà uscito a passeggiare, affinchè, com’io credo, e te lo giuro in fede del cane{{ns|10|Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu|123}}, sapendo a mente il discorso, quando non fosse stato troppo lungo, si potesse avviare fuori le mura per meditarlo. Ora a lui si fa incontro un uomo che ha la febbre di udire discorsi, e Fedro vedendolo si rallegra dell’incontro, perchè avrà chi possa parte pigliar alla sua gioia, e gli dice di camminar oltre; ma, quando quell’amator de’ discorsi gli richiede che parli, egli fa il difficile, come se non volesse parlare in nessun modo, eppure in fin de’ conti si vede chiaro, che se qualcuno non volesse udirlo, egli parlerebbe per {{Pt|for-|}}