Pensieri (Leopardi)/CVI: differenze tra le versioni

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{{Intestazione letteratura
{{opera
|NomeCognomeNome e cognome dell'autore=Giacomo Leopardi
|TitoloOperaTitolo=Pensieri
|Iniziale del titolo=P
|NomePaginaOpera=Pensieri
|Nome della pagina principale=Pensieri
|AnnoPubblicazione=
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=CVI
|TitoloSezione=CVI
|Anno di pubblicazione=
|Secolo di pubblicazione=XIX secolo
|Il testo è una traduzione?=no
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|Nome e cognome del traduttore=
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|Secolo di traduzione=
|Abbiamo la versione cartacea a fronte?=no
|URL della versione cartacea a fronte=
}}
Il mondo a quelle cose che altrimenti gli converrebbe ammirare ride; e biasima, come la volpe d'Esopo, quelle che invidia. Una gran passione d'amore, con grandi consolazioni di grandi travagli, è invidiata universalmente; e perciò biasimata con più calore. Una consuetudine generosa, un'azione eroica, dovrebb'essere ammirata: ma gli uomini se ammirassero, specialmente negli uguali, si crederebbero umiliati; e perciò, in cambio d'ammirare, ridono. Questa cosa va tant'oltre, che nella vita comune è necessario dissimulare con più diligenza la nobilità dell'operare, che la viltà: perché la viltà è di tutti, e però almeno è perdonata; la nobiltà è contro l'usanza, e pare che indichi presunzione, o che da se richiegga lode; la quale il pubblico, e massime i conoscenti, non amano di dare con sincerità.