Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/168: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
Phe: split
 
Luigi62 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||— 162 —|}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
non vi ha nome sulla terra. Imperciocchè erano avvenuti prodigi strani e tristi segni, segni molteplici e moltiformi, dappertutto; e dappertutto, sulla terra e sui mari, la peste aveva ampiamente disteso e scosso le nere sue ali. Tuttavia, i dotti nelle scienze degli astri ben sapevano che i cieli recavano un aspetto di sventura; e, tra gli altri, per me, Greco Oinosse<ref>Il poeta, per rispetto al passato in cui finge di trovarsi all’epoca degli avvenimenti sopra presunti, piglia qui un tal nome, ''personificazione di Bacco''; adatto al quadro ch’egli è per distendere.{{A destra|B. E. M.}}</ref>, era evidente che noi ci appressavamo al ritorno di quei settecento novantaquattro anni in cui, entrando nella costellazione dell’Ariete, il pianeta Giove fa la sua congiunzione con l’anello rosso del terribile Saturno. Lo spirito particolare dei cieli (se non cado in qualche grave abbaglio) non solo manifestava i suoi poteri sul globo materiale della terra, ma ed eziandio sulle ''anime'', sui ''pensieri'' e le ''meditazioni'' del genere umano.
non yi ba nome sulla terra. Imperciocché erano

avvenuti prodigi strani e tristi seghi, segni molteplici
Una notte, ci trovavamo in sette nei sotterranei d’un vasto e grandioso palazzo della mesta città di Tolemaide, tutti seduti ad una tavola su cui era larga copia di vasi di vin di Chio, dal color di porpora. E, in quella camera, niun altro ingresso che una porta di rame fatta dall’artista Corinno, opera invero rara e per merito di concetto e per isquisitezza d’esecuzione; la quale si chiudeva per di dentro. Larghi e paralleli damaschi neri, aggiugnendo a questa melanconica sala, ci velavano i raggi della luna fiochi, e le stelle lugubro-sanguigne e l’aspetto delle vie deserte; nondimeno il {{Pt|pre-|}}
e mòltiformi, dappertutto; e dappertutto, sulla terra
e sui mari, la peste aveva ampiamente disteso e
scosso le nere sue ali. Tuttavia, i dotti nelle scienze
degli astri ben sapevano che i cieli recavano un
aspetto di sventura; e, tra gli altri, per me, Greco
Oinosse (1), era evidenle che noi ci appressavamo
al ritorno di quei settecento novanlaquattro anni
in cui, entrando nella costellazione dell’Ariete, il
pianeta Giove fa la sua congiunzione con l’anello
rosso del terribile Saturno. Lo spirito particolare
dei cieli (se non cado in qualche grave abbaglio)
non solo manifestava i suoi poteri sul globo ma¬
teriale della terra* ma ed eziandio sfilile anime, sui
pensieri e le meditazioni del genere umano.
Una notte, ci trovavamo in sette nei sotterranei
d’un vasto e grandiosa palazzo della mesta città
di Tolemaide, tutti seduti ad una tavola su cui
era larga copia di vasi di vin di Chio, dal color
dì porpora. E, in quella camera, niun altro ingresso
che una porta di rame fatta dall’artista Corinno,
opera invero rara e per merito di concètto e per
isquisilezza d’esecuzione ; la quale si chiudeva per
di dentro. Larghi e paralleli damaschi neri, aggiu^
gnendo a questa melanconica sala, ci velavano Ì
raggi della luna fiochi, e le stelle lugubro-sanguigne
e,r aspetto delle vie deserte;' nondimeno il pre-
■ * ’ . ^.• j t,_
, , ’ i . .. v - - - * ■ *
J . <,,<** I *i " ’ ‘
(1) Il poeta, per rispetlo al passato in cui finge di trovarsi
alP epoca degli avvenimenti sopra presunti, piglia qur un tal
nome, personificazione di Bacco; adatto al quadro ch'egli è
per distendere, ‘ * B. E. M. v t