Pagina:De' Bassetti - La polenta dei Ciusi-Gobj.djvu/9: differenze tra le versioni

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Quali fossero nelle epoche più tenebrose gli spettacoli pubblici, e quando smessi, o surrogati da altri, credo non si possa precisamente affermare. Certo è, che se Roma pagana, e guerriera tripudiava al ruggir dei leoni, ed ai profluvi di sangue umano, l’Italia tutta convertita alla Fede si piaceva nel materializzare i più santi misteri colla sua Festa dei pazzi, e con altre simili scandalose rappresentazioni; mentre frammezzo a tanto insulto del buon senso, e della morale i giovani cittadini dei liberi municipj uscivano in campo aperto a divertire i loro compatriotti coll’utile esercizio dell’armi. Cosicché si vede, che gli uomini si spinsero sempre. avanti l’un dietro all’altro, come le onde marine portando seco nella tomba le insegne caratteristiche della loro epoca, ma sempre lasciando ai posteri un rimansuglio di eredità gentilizia, l’amore a ciò che o commuove il cuore, od esalta la fantasia, Onde non è da maravigliare, se anche i Trentini per tanti secoli si siano compiaciuti della festa dei Ciusi-Gobj. Prima di farne la descrizione mi sembra opportuno ragionare della sua origine, Le cronache, e le tradizioni la fanno rimontare ad un fatto successo sotto il Regno de’ Goti. V’è chi la vuole dei tempi di Eccelin da Romano, quando i Trentini ne scossero il giogo con indicibil coraggio. Ma non sarebbe fuor di luogo il crederla dei tempi etruschi. Della quale ipotesi esporrò la ragione. Considerando, che i popolari spettacoli erano una passione generale di tutte le antiche città, o borgate soggette all’Etruria, e siccome anche noi senza dubbio eravamo progenie di quel gran popolo, così non sarebbe lontano da ogni probabilità, che lo spettacolo in discorso sia derivato da costi.
Quali fossero nelle epoche più tenebrose gli spettacoli pubblici, e quando smessi, o surrogati da altri, credo non si possa precisamente affermare. Certo è, che se Roma pagana, e guerriera tripudiava al ruggir dei leoni, ed ai profluvi di sangue umano, l’Italia tutta convertita alla Fede si piaceva nel materializzare i più santi misteri colla sua ''Festa dei pazzi'', e con altre simili scandalose rappresentazioni; mentre frammezzo a tanto insulto del buon senso, e della morale i giovani cittadini dei liberi municipj uscivano in campo aperto a divertire i loro compatriotti coll’utile esercizio dell’armi. Cosicché si vede, che gli uomini si spinsero sempre. avanti l’un dietro all’altro, come le onde marine portando seco nella tomba le insegne caratteristiche della loro epoca, ma sempre lasciando ai posteri un rimansuglio di eredità gentilizia, l’amore a ciò che o commuove il cuore, od esalta la fantasia, Onde non è da maravigliare, se anche i Trentini per tanti secoli si siano compiaciuti della festa dei Ciusi-Gobj.
Prima di farne la descrizione mi sembra opportuno ragionare della sua origine, Le cronache, e le tradizioni la fanno rimontare ad un fatto successo sotto il Regno de’ Goti. V’è chi la vuole dei tempi di Eccelin da Romano, quando i Trentini ne scossero il giogo con indicibil coraggio. Ma non sarebbe fuor di luogo il crederla dei tempi etruschi. Della quale ipotesi esporrò la ragione.
Considerando, che i popolari spettacoli erano una passione generale di tutte le antiche città, o borgate soggette all’Etruria, e siccome anche noi senza dubbio eravamo progenie di quel gran popolo, così non sarebbe lontano da ogni probabilità, che lo spettacolo in discorso sia derivato da costi.