Le Metamorfosi/Libro Terzodecimo: differenze tra le versioni

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Riga 28:
Concorse ogn'un ne l'habito più adorno,
E fece a' Greci Heroi corona intorno.
 
Su'l palco, visto questo, Aiace ascende,
Che sopra il vulgo humil molt'alto sorge.
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Sdegnato ambe le man tendendo al lido,
Mostrò l' irato cor con questo grido.
 
Può stare ò sommi Dei, che in questo loco
Fra Ulisse, e me tal causa habbia à trattarsi
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Voi pur vedeste allhor le nostre imprese,
E chi fuggì dal porto, e chi il difese.
 
Benche se riguardiam con sana mente
Quanto il facondo dir d' Ulisse importe,
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E se l'armata havesse Hettor disfatta,
Con le parole ei poi l'havria rifatta.
 
Tal che per mal de l'aversaria terra
Io fei bene à pugnare, egli à fuggire:
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Tanto val' ei co'l dir terso, et ornato,
Secondo ch'à ciascun diede il suo fato.
 
Hor voi prudenti Heroi giudicio fate,
Chi deve ne la gloria haver più parte,
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Restava ogni navilio arso, e disperso,
Se 'l difendeva anch' io co'l parlar terso.
 
E poi, ch'ei per le sue mirande prove
L'arme del forte Achille havere intende,
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E di ciò, ch' io mai fei per vostro scampo,
Mi fu ogn'hor testimonio tutto il campo.
 
Non me d'huopo narrarvi, e farvi aperte
Quell'opre, che i vostri occhi hanno vedute.
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Ma s'io più di lui merti andarne adorno,
Me 'n sarà testimonio il mondo, e 'l giorno.
 
Confesso ben, che 'l premio è grande, ch' io
Bramo, ch'al merto mio da voi si renda:
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E se ben premio io senza pare il tegno,
E poco à me, s'Ulisse è di lui degno.
 
Che gloria haver bramato esser mi puote
Quel dono à me, se bene immenso parmi,
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Si vanterà, ch'ei sol nel campo Greco
Nel premio, e nel valor concorse meco.
 
Quando à voi fosse dubbio il mio valore,
Se quel, che voi co' proprij occhi vedeste,
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Co'l cui favor già Troia Alcide prese,
E con la nave Argiva in Colco scese.
 
Di quel fier Telamone io sono herede,
Da cui fu vinto già Laomedonte.
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Et io (se 'l Re de l'universa mole
Non mente) hor son da lui la terza prole.
 
Non vò però, che 'l mio splendor natio
Alcuna in questo affar mi dia ragione,
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E quel forte Peleo, che 'l diede al mondo,
Fu del grand'avo mio figliuol secondo.
 
S'à Telamon Peleo nacque germano
Del figlio del Rettore alto, e divino;
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E bene à furti, et à gl' inganni il mostra,
Che s' hà à mischiar con la progenie nostra:
 
À me dunque quell'arme han da negarsi,
E s' hanno al mio aversario à dar più tosto,
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Lui dunque di quel don farete degno,
Che per non seguir voi mentì l'ingegno?
 
Ben mi sovien ch'al cominciar la guerra
Ei per la gran viltà stolto si finse,
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Hor faccian prima lui quell'arme adorno,
Ch'ultimo, quando è d'huopo, ha l'arme intorno.
 
Et io, che primo ogn'hor corro al romore,
À farmi obbietto al martial flagello,
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Ó fossi stato almen da noi creduto,
Si ch'ei non fosse in Frigia mai venuto.
 
Che l' infelice di Peante figlio
Ferito in Lenno non saria restato,
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Che d'Hercole ei portò gli strali, e l'arco,
Che denno à Troia far l'ultimo incarco.
 
Ben vi sovien, che 'l fato à noi predisse,
Che Troia non havria l'ultime offese,
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Poi fe, che si lasciò ferito, e solo
Non senza universal disnore, e duolo.
 
Il misero hor ne' boschi, e ne lo speco
Mena la vita sua dolente, e trista,
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Ch'ove aventar lo stral vorria ver Troia,
Fà, che 'l bruto, e l'augello in caccia muoia.
 
Cosi deserto entro à un paese esterno
Prega al crudele Ulisse ogni gran danno.
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Che se in campo seguia l'Itaco Duce,
Fea perdere ancho à lui l'aura, e la luce.
 
Si come fece al miser Palamede,
Ben per lui, se restava in quel deserto.
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Ch'avisava il re Priamo, e vi fea torto,
E 'l fe da traditor rimaner morto.
 
Creder vi fe, che l'innocente havesse
Havuto da nemici un gran thesoro,
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Ve 'l fece ascosamente por sotterra,
Mentre fea l'innocente à Troia guerra.
 
Sapete pur, che voi vi ristringeste,
Quando Ulisse affermò questo per vero.
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Là dove si trovò quell'or riposto,
Ch'Ulisse poco pria v'havea nascosto.
 
E cosi un' huom leal, saggio, e innocente
Passò con questo biasmo à l'altra vita
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E quando pur perduto havesse il giorno,
Perduto non l'havria con tanto scorno.
 
Hor questo è quel grand'util, che s'attende
Da quel, che di Laerte si fa figlio.
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In farvi danno, in far banditi, ò morti
I cavalier fra noi più fidi, e forti.
 
E se qualche guerrier pugnando vede
Stare in periglio de la sua persona,
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Dica l'amico suo, s' io son bugiardo,
Che l'appellò, con suo dolor, codardo.
 
Vede un giorno ferito il buon Nestorre
Il suo destrier dal rubator d'Helena,
Line 244 ⟶ 271:
Ma il valoroso Ulisse per suo scampo,
Abbandonò Nestor, le squadre, e 'l campo.
 
Sà ben, s'è ver quel, che Nestor difese,
E che disse di questo à Ulisse oltraggio.
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Un' huom di tanto senno oppresso scorge,
E gli può dare aiuto, e non gliel porge.
 
Ma il Ciel, per farlo del suo errore accorto,
Fè dal periglio istesso opprimer lui.
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Ferito, e timoroso alza lo strido,
E chiama ogni compagno à lui più fido.
 
V'accorro, e 'l veggo impallidito, e bianco
Tutto tremar de la propinqua morte.
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Tanto, che co'l valor di questa palma
Al timid'huom salvai la timid'alma.
 
Se non conosci anchor misero, e cieco
Quanto dal valor mio tu sei discosto;
Line 276 ⟶ 307:
E quivi di valor meco contendi,
Quivi dì le ragion, c'hor dire intendi.
 
Dapoi, che da la schiera armata, e folta
Salvai colui, che qui vuol starmi al pari,
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Dove con riso ogn'un concorse à dire,
Ch'era infermo à pugnar, non à fuggire.
 
Ecco nel campo un giorno il forte Hettorre,
Ch'ogn'un del campo Acheo dona à la morte;
Line 292 ⟶ 325:
E mentre ei crede haver vinta la guerra,
Gli avento un grosso marmo, e 'l getto in terra.
 
Hettor nel campo un'altra volta venne,
Sfidando à singular battaglia ogn'uno.
Line 300 ⟶ 334:
Ho con Hettor da solo à sol conteso,
Senza restar però vinto, ne preso,
 
Venir superbi ecco i Troiani un giorno,
E seco han Giove, Apollo, il ferro, e 'l foco.
Line 308 ⟶ 343:
Opposi al ferro, e al foco il corpo, e l'alma,
E mille ne salvai con questa palma.
 
Si che benigni Heroi, prestanti, e degni
Fate, che in ricompensa habbia quell'armi.
Line 316 ⟶ 352:
Le chieggo, e per poter via più sicuro
Farvi à queste galee riparo, e muro.
 
E s'à me stesse ben di dirne il vero,
S'io m'armo di quel ferro, e di quell'oro,
Line 324 ⟶ 361:
Può far senz'elmo Aiace, e senza scudo,
C' ha il core armato, anchor che fosse ignudo.
 
Hor comparisca Ulisse, e si dia vanto,
Ch'egli ha il fratel d' Hettorre Heleno preso,
Line 332 ⟶ 370:
Star le meschine sue prove, che furo
Fatte mentre egli il ciel vide più scuro.
 
Ne s'arrischiò giamai, che non volesse
Sotto lo scudo altrui star me' coperto.
Line 340 ⟶ 379:
Partitele per mezzo, e Diomede
Ne la parte miglior succeda herede.
 
Perche vuol di quell'arme esser tiranno,
Se l'opre sue senz'arme à fin conduce?
Line 348 ⟶ 388:
Paleseran, che Ulisse ivi si chiude,
Ne potrà usar le frodi infami, e crude ?
 
Potrà quell'elmo grave adamantino,
Che si temprò nel regno atro, e profondo,
Line 356 ⟶ 397:
L'hasta arrestar, che in mille imprese, e mille
Fe gir di tante palme altero Achille?
 
Deh, perche vuoi gravare il braccio manco
D'un cosi greve, e smisurato scudo?
Line 364 ⟶ 406:
Sai pur, che se lo stuol Frigio ne preme,
Tu fondi nel fuggir tutta la speme.
 
E se per sorte lui rendete armato
De l'arme, che temprò l'inferno, e Pluto;
Line 372 ⟶ 415:
Havran per quel, che n'han più volte visto,
Altro à pensar, ch'à far de l'arme acquisto.
 
E poi lo scudo tuo, l'elmo, e 'l cimiero
Sì raro è al martial furor condotto,
Line 380 ⟶ 424:
Da mille piaghe aperto esser si vede,
E novo successore agogna, e chiede.
 
Ma dir tante parole indegno parme,
Dove l'opra può far, che 'l ver risplenda.
Line 388 ⟶ 433:
E quel, che le riporta ove hora sono,
Come huom di più valor, l'ottenga in dono.
 
Aiace al suo parlar fin dato havea,
E s'era al mormorio del vulgo scorto,
Line 396 ⟶ 442:
Hor come si mostrò, tutto il consiglio
Tese intento ver lui l'orecchie, e 'l ciglio.
 
Poi che tenuti alquanto i lumi intenti
Hebbe con gravità chinati à terra,
Line 404 ⟶ 451:
E mentre usa artificio in ogni parte,
Tien con grande artificio ascosa l'arte.
 
Prudenti Heroi, s'al mio desire, e al vostro
Pietoso corrisposto havesse il fato,
Line 412 ⟶ 460:
Godresti tu de gli ornamenti tuoi,
De la presenza tua godremo noi.
 
Hor poi che piacque al fato eterno, e santo
Di por lo spirto tuo fra gli altri Divi
Line 420 ⟶ 469:
Et asciugati ben gli occhi, e le gote,
Queste co'l primo dir congiunse note.
 
À chi darete voi l'arme d'Achille,
Che più nel ver le merti di colui,
Line 428 ⟶ 478:
Soverchio guiderdon però non parme,
S'ei, che tant'huom vi diede, ottien quell'arme.
 
Ne mi par che giovar debbia ad Aiace,
S'egli ha l'ingegno, e'l dir men pronto, e vivo.
Line 436 ⟶ 487:
E s' ingegno, ò facundia in me si trova,
Manchi d'invidia à me, poi ch'a voi giova.
 
Non debbe alcun mai ricusar quel bene,
Che gli ha di qualche don gli spirti impressi:
Line 444 ⟶ 496:
Merta quell'arme haver; mostrarvi intendo,
Che tanti gradi anch' ei da Giove scendo.
 
Come ogn'un sà, Laerte è 'l padre mio,
Laerte fu del forte Arcesio figlio.
Line 452 ⟶ 505:
Autolico à mia madre il carnal velo
Formò, che figlio al nuntio fu del cielo.
 
Ma non mi vaglia già, se ben mia madre,
Da maggior nobiltà trasse il parente;
Line 460 ⟶ 514:
Quel, che fe più per lo Spartano impero,
Fate di quelle insegne andare altero.
 
Se l'arme s' han da dare al proprio herede,
À quel, ch'al forte Achille è più congiunto;
Line 468 ⟶ 523:
Perche se ben d'Achille egli è cugino,
Pirro, che gli è figliuol, gli è più vicino.
 
Succeda Pirro, e 'l suo padre Peleo,
Se s'ha quel pregio à dar per questa via.
Line 476 ⟶ 532:
No'l fa però, che sà, che 'l più pregiato
Le de ottener da l'Attico Senato.
 
Hor poi che piace à la Pelasga corte
Di dar quell'opra illustre di Vulcano
Line 484 ⟶ 541:
Se le parole havrò però si pronte,
Che possan far, che tutte io le racconte.
 
Poi che la madre Theti hebbe previsto,
Ch'à Troia il suo figliuol dovea morire,
Line 492 ⟶ 550:
Et ingannò con l'habito fallace
Ogni Argivo guerrier, fra gli altri Aiace.
 
Ma perche il Re Troian l'ultimo danno
Non potea haver senza il valor d'Achille,
Line 500 ⟶ 559:
Fra l'altra merce muliebre, e vile
L'arme, che 'l cor potean mover virile.
 
In forma di mercante errando andai
Con veli, et altre merci da donzelle:
Line 508 ⟶ 568:
À le figlie del Re fea compagnia,
Che volean mercantar la merce mia.
 
Preser le figlie allhor di Licomede
La conocchia, il dital, la cuffia, e 'l velo.
Line 516 ⟶ 577:
Non sai, che la viltà di queste spoglie,
Mille, con biasmo tuo, trofei ti toglie?
 
Per la via de la gloria, e de l'honore
D'unirsi al campo Acheo gli accesi l'alma,
Line 524 ⟶ 586:
Io vinsi Telefon con la sua mano,
Quando un colpo il ferì, l'altro il fe sano.
 
Se Thebe, Chrise, e Lesbo ei pose in terra;
Se la città Lirnesia fu distrutta;
Line 532 ⟶ 595:
Se 'l coraggioso Hettor senz'alma giace,
Ne son stat' io cagione, e non Aiace.
 
Quell'arme, ond'io trovai quel cavaliero,
Che vincer fevvi, à darmi io vi conforto.
Line 540 ⟶ 604:
S'io vi diè l'arme, e lui; ben giusto parme
Che s' ho perduto lui, non perda l'arme.
 
Poi che il dolor d'un sol, che la consorte
Havea perduta, ogni cor Greco prese,
Line 548 ⟶ 613:
Però che 'l vento, à noi crudo aversario
Tutto quel tempo ò fu nullo, ò contrario.
 
Risponde il fato. Se la vostra mente
È di veder la region Troiana,
Line 556 ⟶ 622:
S' adira contra il fato, e contra il cielo,
Ne 'l suo sangue à la Dea vuol dar di Delo.
 
Per provedere al comun danno io fui,
Ch'al gran padre di lei fui sempre appresso,
Line 564 ⟶ 631:
Che se ben come Re darla dovea,
Il padre era nel Re, cui più premea.
 
Gli mostro il grande honor, che gli havea fatto
Tutta la Grecia à farlo imperadore:
Line 572 ⟶ 640:
L'honor compensi, e vendichi l'oltraggio
Facendo al ciel del proprio sangue homaggio.
 
Poi fui mandato à ritrovar la madre,
Là dove i preghi usar non mi convenne
Line 580 ⟶ 649:
Che s'Aiace vi gia per quel, c'ho scorto,
Staremmo tutt' anchor nel Greco porto.
 
Ambasciador con dignità comparsi
Innanzi al Re Troian dentro al suo muro,
Line 588 ⟶ 658:
Parlai con quello ardir, con quel rispetto,
Che chiedea la mia causa, e 'l suo cospetto.
 
Esclamai contra Paride, e di tanto
Castigo il fei parer degno, e di pena:
Line 596 ⟶ 667:
Ma il pastor Frigio, e chi con lui la tolse,
S'oppose al padre, e comportar no'l volse.
 
E tu sai Menelao, ch'eri allhor meco,
Che Pari, e tutti quei, c'havea d' intorno,
Line 604 ⟶ 676:
E 'l suo valor co'l mio costui misura,
Che non vide mai Troia entro à le mura.
 
Lungo sarà, s' io vò' tutte l'imprese
Contar, ch'io feci in cosi lunga guerra.
Line 612 ⟶ 685:
Se non talhor di notte ascosamente,
Se introdur volle ò vittovaglia, ò gente.
 
Hor mentre stette l'uno, e l'altro regno
Senza venire al Marte aperto, e crudo;
Line 620 ⟶ 694:
Che se dimandi à me di quel, ch' io feci
Giovai per mille, e mille mezzi à Greci.
 
Mille pratiche occulte ogni hora io tenni
D'haver qualche castello, ò qualche porta,
Line 628 ⟶ 703:
Fei far più forti, e feci il porto franco,
E diei forma a' ripari, al fosso, e al fianco.
 
À molti cavalier diedi conforto,
Che stanchi homai da cosi lungo tedio,
Line 636 ⟶ 712:
Mostrai d'armarsi il modo, e in più d'un lato
Dal campo, quando occorse, io fui mandato.
 
Il nostro Re per obedire à Giove
Da un sogno vano impaurito, e cieco
Line 644 ⟶ 721:
Deh no 'l comporti Aiace, ogn'un richiame,
E mostri, che tal fuga è in tutto infame.
 
Perche i Greci guerrieri ei non ritiene
Con l'arme i più plebei , gli altri co'l grido?
Line 652 ⟶ 730:
Gli havrà per insensati, e per codardi,
Se senza frutto alcun tornan si tardi,
 
Non erano però si grandi imprese
Ad un, che 'l suo valor fa tanto egregio.
Line 660 ⟶ 739:
Se à sorte ne provò, ben vide aperto,
Chi fosse di noi due di maggior merto.
 
Ben vide te fuggire, e 'l vidi anch' io,
E per l'honor comun n' hebbi vergogna.
Line 668 ⟶ 748:
E mentre, che 'l mio dir molti ritenne,
Tu festi alzar con tuo disnor l'antenne.
 
Deh, perche al vostro honor tal fate torto
(Io replicai) dopo si lungo affanno ?
Line 676 ⟶ 757:
Mi fe il dolor facondo, e fei, che 'l figlio
D'Atreo vi fe chiamar tutti al consiglio.
 
Ma non per questo Aiace hebbe ardimento
D'aprir le labra, e 'l lor biasmar ritorno.
Line 684 ⟶ 766:
Che contra Troia ogn'un di novo accendo.
E 'l perduto valore al campo rendo.
 
Voi sapete, s'è vero, e s'io sostenni,
Che 'l Re Troian si superasse pria;
Line 692 ⟶ 775:
E ciò, ch'ei fece contra il Re Troiano,
Dite pur, che 'l feci io con la sua mano.
 
Quando propose un giorno il buon Nestorre,
Ch'à riconoscer si mandasse alcuno,
Line 700 ⟶ 784:
Ogni guerier mostrò di haver desio
D'esser con lui, fra gli altri Aiace, et io.
 
Il nostro Re prudente allhor concesse
L'elettion di un solo à Diomede,
Line 708 ⟶ 793:
Et ei, ch'è di tal senno, e tal valore,
Fra mille, e mille à me fe questo honore.
 
Se Diomede è buon, saggio, e verace,
Del valor nostro ei la sentenza disse
Line 716 ⟶ 802:
D'esser compagno io pur tal volta impetro,
Ma donde vien, ch'ogn' hor tu resti indietro?
 
Senza stimar di mezza notte andai
De nemici, ò del tempo alcun periglio.
Line 724 ⟶ 811:
Ma pria, che 'l fessi star per sempre cheto,
Gli fei scoprir di Troia ogni secreto.
 
Quando, per riconoscer, prese l'arme
Dolon le nostre fosse, e in campo venne,
Line 732 ⟶ 820:
Dunque havrà l'arme Aiace, e non colui,
Che salvò forse l'arme, il carro, e lui ?
 
Riconosciuto havea già tutto, e inteso,
Potea de l'honor mio tornar contento;
Line 740 ⟶ 829:
E poi che i suoi cavalli, e 'l carro io tolsi ,
Co'l debito trionfo à noi rivolsi.
 
Ma che dirò del Licio Sarpedone?
Io pur la forte sua già ruppi insegna.
Line 748 ⟶ 838:
Tutti gli uccisi suoi guerrier più forti,
Voi sapete, s'è vero, e quanto importi.
 
Un'altra volta il buon Chersidamante,
Co'l feroce Toone à morte diedi.
Line 756 ⟶ 847:
Fei di molt'altri anchor le forze dome,
Ch'eran guerrier privati, e senza nome.
 
Mandai molt'alme al tenebroso regno,
Come sapete voi sì ben, com'io:
Line 764 ⟶ 856:
Di qui (dapoi sogiunse) il sangue aspergo,
Mostro à nemici il petto, e non il tergo.
 
Ma non vi potrà già nel decim'anno
Aiace dimostrar, che in questa guerra,
Line 772 ⟶ 865:
E s'alcun vorrà dir, ch'ei sia fatato,
Difendan me quell'arme, Aiace il fato.
 
Confesso ben, che contra il forte Hettorre
S'oppose per salvar le nostre navi.
Line 780 ⟶ 874:
Patroclo fe quel dì con l'arme altrui
Contra il campo Troian non men di lui.
 
Non ho sì strano, e sì maligno il core,
Ch'al merito d'altrui voglia far torto.
Line 788 ⟶ 883:
Ma vuol nel raccontar cert'altre prove,
Tutto l'honor, ch'esser dovria di nove.
 
S'innalza insino al Ciel, che col più forte
Figliuol del Re Troian venne à duello;
Line 796 ⟶ 892:
E s'ei fu quel, che vi pugnò, fu' il caso,
Che uscir fe il nome suo prima del vaso.
 
Hor dimmi tu, che ti fai tanto fiero,
Perche da solo à sol già combattesti
Line 804 ⟶ 901:
Non dee vantarsi un' huom prudente, e saggio
Di pugna, ove non hebbe alcun vantaggio.
 
Miser, ch'ogni hor tanto dolor m'assale,
Che sforza à lagrimar le mie pupille,
Line 812 ⟶ 910:
Non togliessi quel corpo sul mio tergo,
E no'l portassi entro al suo proprio albergo.
 
Su questo dosso mio, su questo dosso
(Come ogni cavalier fede può farme)
Line 820 ⟶ 919:
S'io portai non sol l'arme innanzi à vui
Del figlio di Peleo, ma l'arme é e lui ?
 
Certo che Theti fe fare à Vulcano
Per tanto figlio un scudo cosi degno,
Line 828 ⟶ 928:
Che farà di quell'arme ei, se l'impetra,
Se in quel, che v'è dipinto, non penetra?
 
L'Hiade con le Pleiade vi furo
Dal fabro impresse del Rettor superno.
Line 836 ⟶ 937:
Con tutto questo Aiace anchor contende,
E vuol quell'arme haver, che non intende.
 
Con che giudicio, ò Dei, con che consiglio
M'osa Aiace accusar, ch'io venni tardo
Line 844 ⟶ 946:
E mentre me fa del mio honor rubello,
Dà biasmo al forte Achille, al suo fratello.
 
S'errore in me chiamate l'haver finto,
Sapete, c'habbiam finto tutti dui.
Line 852 ⟶ 955:
S'ascose Achille à le Spartane squadre
Per compiacere à la pietosa madre.
 
Brevissimo con lor femmo soggiorno,
Ma dimorammo ben con voi molt'anni.
Line 860 ⟶ 964:
Ma se ben tanto fece, e tanto disse
Aiace, ritrovar non seppe Ulisse.
 
Se la sua stolta lingua il modo eccede
Ne le false calunnie, che m'ha date;
Line 868 ⟶ 973:
Dunque se l'accuso io, fia scritto à frode:
Se 'l condannate voi, fia scritto à lode?
 
Ne scusar Palamede hebbe ardimento
Tal causa innanzi al vostro concistoro,
Line 876 ⟶ 982:
Ch'osa per suo vantaggio, e per mio male
Chiamare ingiusto un tanto tribunale.
 
E s'è restato il miser Filottete
Ne l'isola ferito di Vulcano,
Line 884 ⟶ 991:
È ver, ch' io fui, ch'à voi diedi consiglio,
Ch'à lasciarlo era ben per men periglio.
 
Mi parve di levarlo à la fatica
De la noiosa guerra, e del viaggio,
Line 892 ⟶ 1 000:
Poi ch'anchor vive, il fatto istesso dice,
Che fu il consiglio mio fido, e felice.
 
Hor poi ch'à prender Ie Troiane mura
Richiede il fato il figlio di Peante,
Line 900 ⟶ 1 009:
E poi con qualche astuto suo conforto
Ve 'l condurrà placato al Frigio porto.
 
Prima nel bosco il cerro, il faggio, e 'l pino
Vivrà senza radice, e senza scorza;
Line 908 ⟶ 1 018:
Noi darem prima aiuto al Frigio regno,
Che l'arte in lui giamai vaglia, ò l' ingegno.
 
Se ben, tu Filottete, da la rabbia
Vinto di quel velen troppo importuno,
Line 916 ⟶ 1 027:
Se bene ogni supplicio infame, e rio
Mi preghi, e brami berti il sangue mio:
 
Non però resterò per benefitio
Del campo illustre Acheo di ritrovarti,
Line 924 ⟶ 1 036:
Come fu ver, ch'ogni disegno intesi
Di Troia, quando il suo profeta io presi.
 
Cosi d'haver quell'arco io son sicuro,
Che dee tanta cittade à noi far serva,
Line 932 ⟶ 1 045:
Troia perder non può la regia sede
Se nel tempio Troian Palla risiede.
 
Dov'è quel forte, e quel tremendo Aiace ?
Dov'è quel tanto suo sicuro petto?
Line 940 ⟶ 1 054:
Và per mezzo à nemici entro à la terra,
E toglie Palla al tempio, che la serra.
 
Fra nemici n'andai senza paura,
Mentre ha più bel l'altro hemisperio il giorno.
Line 948 ⟶ 1 063:
Et osa Aiace (e non ha alcun rossore)
Di pareggiare il suo co'l mio valore ?
 
Havria fatte tant' opre Aiace in vano,
S'io non interrompea la fatal sorte.
Line 956 ⟶ 1 072:
Quel Nume venerabile, e divino,
Che dava aiuto al Dardano domino.
 
Non mormorar, non m'accennar co'l ciglio,
Non mi mostrare Aiace il mio Tidide.
Line 964 ⟶ 1 081:
Fui con un sol d'entrare in Troia ardito,
Ma tu con mille difendesti il lito.
 
E se s'havesse à dar quel don fatale
Al valor de la man, non de la mente,
Line 972 ⟶ 1 090:
Pur per la sua modestia il don non chiede,
E per sua gratia à miei consigli cede.
 
Non è però di te men forte, e fero
L'altro Aiace, che v'è più accorto, e saggio:
Line 980 ⟶ 1 099:
Toante, e Idomeneo non ho contrari,
E pur di forza, e ardir van teco al pari.
 
E Merione, Euripilo, e 'l fratello,
Ch'importa più del nostro imperadore,
Line 988 ⟶ 1 108:
Bench'abondin d'ardire, e d'intelletto
Han per lor gratia al mio merto rispetto.
 
Util nel ver tu sei per esseguire,
Per darti pronto al martial periglio:
Line 996 ⟶ 1 117:
Che vuol l'imperador del campo Greco,
Che di quel, che s'ha à far, discorra io seco.
 
La forza adopri tu senza ragione,
E sei piuttosto ardito, che prudente:
Line 1 004 ⟶ 1 126:
Tutta la forza mia stà dentro à l'alma,
E fo più co'l pensier, che con la palma.
 
Quanto il Rettor de lo spalmato legno
È maggior di colui, che 'l remo adopra;
Line 1 012 ⟶ 1 135:
Ne mi vò stender più per farne fede,
Che senza altro parlar chiaro si vede.
 
Hor voi principi invitti, à cui dal fato
Si deve in breve dar tanta vittoria,
Line 1 020 ⟶ 1 144:
Sapete pur quanta propinqua gioia
Nel simulacro stà, ch'io tolsi à Troia.
 
Vi prego grati Heroi per quella spene,
C' habbiam d'andar con gloria al patrio tetto,
Line 1 028 ⟶ 1 153:
Non è soverchio premio à quel guerriero,
Che vi fa guadagnar si grande impero.
 
E se 'l merito mio non vi par tanto,
Donate almen quell'arme à questa Dea.
Line 1 036 ⟶ 1 162:
Fatto ogn'un ver la Dea devoto, e fido,
Alzò in favor d'Ulisse il braccio, e 'l grido.
 
Allhor conobbe ogn'uno apertamente,
Quanto l'altrui facundia altrui commove.
Line 1 044 ⟶ 1 171:
Il tribunale Acheo superbo mira,
Ne può bastare à sostenere un'ira.
 
Fu l'huomo invitto al fin dal dolor vinto
E tratta fuor la spada, irato disse.
Line 1 052 ⟶ 1 180:
Il petto invitto mio privi de l'alma,
E sol d'Aiace Aiace habbia la palma.
 
Com' ha cosi parlato, alza la mano,
E poi la tira à se con ogni forza;
Line 1 060 ⟶ 1 189:
E del sangue, che in copia ivi si sparse,
Un fior purpureo in un momento apparse.
 
Quel fior leggiadro, in cui cangiossi il figlio
Già d'Amiclante di quel sangue uscio,
Line 1 068 ⟶ 1 198:
E mostrò il novo fior descritto (come
L'altro) il duol di Hiacinto, e 'l costui nome.
 
Havuto il cavalier d'Ithaca accorto
Quel ricco don, c'havea tanto bramato,
Line 1 076 ⟶ 1 207:
Infame anchor per lo femineo sdegno,
Ch' uccise tutti gli huomini del regno.
 
Dove fe si co'l figlio di Peante,
Che lasciato vi havea prima ferito,
Line 1 084 ⟶ 1 216:
I Greci entrar ne la Troiana terra,
E fu l'ultima man data à tal guerra.
 
Arde la miserabil Troiaé e cade,
E seco il vecchio Priamo cade insieme.
Line 1 092 ⟶ 1 225:
Arde in Troia ogni torre, e si disface,
S'atterra, e atterra, e fa giacere, e giace.
 
Innanzi al santo altare, al sacro foco
Lo sventurato Priamo al suo fin viene,
Line 1 100 ⟶ 1 234:
Tirata per le chiome al regno santo
Tende Cassandra in van le mani, e 'l pianto.
 
Dicon chete le donne i santi Carmi,
E per salvar l'honor corrono à i tempi;
Line 1 108 ⟶ 1 243:
E son condutte à le Pelasghe navi
Per li molti trofei superbe, e gravi.
 
Astianatte da l'istessa torre,
Onde già gli solea mostrar la madre
Line 1 116 ⟶ 1 252:
Ovunque la città si stende, e gira,
Tutta è di crudeltate essempio, e d'ira.
 
Già persuade à lor propitio il vento,
Che debbian ritornare al lito Argivo:
Line 1 124 ⟶ 1 261:
E mentre il vento porta i legni à volo,
Priva i Frigij del suol, de' Frigij il suolo.
 
Hecuba sventurata ultima venne
Su'l crudo pin de l'Attica cohorte;
Line 1 132 ⟶ 1 270:
Per forza la levò, pur nondimeno
La cenere d'un sol portò nel seno.
 
L'addolorata madre pur fa tanto,
Che la polve d'Hettor seco conduce,
Line 1 140 ⟶ 1 279:
Con l'altre al fin montò la sventurata
Su la vittoriosa Argiva armata.
 
Incontro (ove fu Troia) un regno siede,
Ch'è sottoposto à la Bistonia gente.
Line 1 148 ⟶ 1 288:
Per torlo (il fe nutrir ne l'altrui terra)
À gl'infortunij rei di quella guerra.
 
Nel mandar fuora il Re Troiano un figlio,
Mostrò prudente, et aveduto ingegno.
Line 1 156 ⟶ 1 297:
Fè l'avaritia il suo discorso vano
Del rio Signor, cui diede il figlio in mano.
 
Al Tracio Re per più d'un suo rispetto
Diè Priamo in guardia anchora un gran thesoro.
Line 1 164 ⟶ 1 306:
Poi come il corpo asconda anchor l'errore,
Nel propinquo il gittò salato humore.
 
Lasciò l'armata l'Asiana terra
E passato havea Tenedo di poco,
Line 1 172 ⟶ 1 315:
Dove per ben comun vuol tanto stare,
Che vegga esser placato il vento, e 'l mare.
 
À pena con la corte il grande Atride
Su'l lito de la Tracia era smontato,
Line 1 180 ⟶ 1 324:
Et assaltò in quel modo il Duce Argivo,
Co'l qual l'assaltò già mentre fu vivo.
 
Dunque n'andate al bel regno natio
(Poi disse) ingrati Achei con tanta gloria
Line 1 188 ⟶ 1 333:
Plachi la tomba mia con nuovo pregio
Di Polissena il sangue illustre, e regio.
 
Come hebbe cosi detto il cavaliero,
Se ne tornò nel sotterraneo speco;
Line 1 196 ⟶ 1 342:
Vanno i ministri , e la figlia infelice
Togliono à la dolente genitrice.
 
Piangea la sua fortuna acerba, e rea
Senza il regio splendor inconta, e scinta
Line 1 204 ⟶ 1 351:
E le bellezze angeliche, e leggiadre
Tolse per forza à l'infelice madre.
 
L'addolorata madre, che rapita
Vede la sola figlia, che le resta,
Line 1 212 ⟶ 1 360:
Da servi già pietosi era condutta,
Che tal beltà dovesse esser distrutta.
 
L'infelice fanciulla ardita, e forte,
Come fanciulla nò, ma più che donna,
Line 1 220 ⟶ 1 369:
Ma stando intanto Pirro à rimirarla,
In lui ferma lo sguardo, e cosi parla.
 
Tu, che si fiso in me le luci intendi,
Vago del sangue illustre, e generoso;
Line 1 228 ⟶ 1 378:
E con questa favella il seno aperse,
E lieta il petto, e 'l collo al Greco offerse.
 
Deh non restar, che di tua mano io muoia
Per rispetto di quel, che mi vuol serva,
Line 1 236 ⟶ 1 387:
Ch'un corpo doloroso, e pien di rabbia
Hostia non vi può dar, ch'a giovar v'habbia.
 
Gioia à me dà quest'ultimo tormento,
Sia chi si sia, che me venga à ferire:
Line 1 244 ⟶ 1 396:
Anzi à doler m'havrei de la sua vita,
Restando serva inferma, e senza aita.
 
Voi, che di questa afflitta, e misera alma
Privar volete il mio sembiante humano,
Line 1 252 ⟶ 1 405:
Ch'à quel sarò ne la tartarea sede
Più grata, sia chi vuol, c'hostia mi chiede.
 
Deh se pietà da voi puote impetrare
La figlia d'un, che l'Asia hebbe in governo,
Line 1 260 ⟶ 1 414:
Il grido, e 'l pianto suo vaglia per l'oro,
Quando potè, vi spese anche il thesoro.
 
Ah de la madre mia pietà vi mova,
Lasciate, che di me cura si pigli.
Line 1 268 ⟶ 1 423:
E se ben ella al pianto il fren ritira,
No'l può frenar chi l'ode, e chi la mira.
 
Il Sacerdote anchor contra sua voglia
Per torle al primo l'anima, e 'l dolore,
Line 1 276 ⟶ 1 432:
Ma nel cader tal cura al manto pose,
Che non venne à scoprir le parti ascose.
 
I più honorati Frigij con gran pianto
Huomini, e donne officiosi vanno,
Line 1 284 ⟶ 1 441:
E 'l superbo Ilion distrutto, et arso,
E quanto sangue una sol casa ha sparso.
 
Ne piangon sol te vergine innocente,
Ma te scontenta, e miserabil madre,
Line 1 292 ⟶ 1 450:
Povera, vecchia, e di miseria piena
Sei tal, che chi ti voglia, trovi à pena.
 
Ulisse, ò sia, che poter dir vorrebbe,
Ch'in dominio la madre hebbe d'Hettorre;
Line 1 300 ⟶ 1 459:
Oh miseria del mondo iniqua, e nova,
Signor d'Hettor la madre, à pena trova.
 
L'affliitta madre tramortita giacque,
E come in se rivenne alzando il grido,
Line 1 308 ⟶ 1 468:
À punto in quel, ch'aperse il ferro crudo
À l'intrepida figlia il petto ignudo.
 
Abbraccia il corpo, che senz'alma vede,
Et à gli alti lamenti apre le porte;
Line 1 316 ⟶ 1 477:
E fra infinite strida, onde si dole,
Vi fa sentir anchor queste parole.
 
Ó del mio gran dolore ultimo obbietto,
Dunque ancho il corpo tuo senz'alma giace?
Line 1 324 ⟶ 1 486:
Pur se ben di donzella io ti diè il volto,
Il ferro ancho al tuo cor lo spirto ha tolto.
 
Lo stesso, che pur pria mandò per terra
Tanti fratelli tuoi privi di vita,
Line 1 332 ⟶ 1 495:
Ogn'un del sangue regio ei vuol, che cada
Per mezzo de la sua troppo empia spada.
 
Quando il mio Pari, e 'l gran signor di Delo
Del gran Pelide orbar fe le pupille,
Line 1 340 ⟶ 1 504:
Ma in vano (ahi lassa) gratie gli rendei,
Che cosi morto uccide i figli miei.
 
Ó solo essempio, ò non credibil mostro,
Hor quando mai tal crudeltà si vide ?
Line 1 348 ⟶ 1 513:
Dunque mi fece il ciel feconda tanto
Per trionfo d'Achille, e per mio pianto ?
 
Il superbo Ilion distrutto, et arso
De le ruine sue copre le strade.
Line 1 356 ⟶ 1 522:
Sol nel suo corso il mio fato si vede,
Per me l'arsa mia patria è anchora in piede.
 
Come s'io fossi in Troia invitta, e forte,
Cerca la spada Achea di farmi oltraggio.
Line 1 364 ⟶ 1 531:
Ne haver potea dal ciel maggior favore
Ne generi, ne' figli, e ne le nuore:
 
Et hor distrutta la mia regia antica,
De sepolcri di quei, c'ho ne l' inferno,
Line 1 372 ⟶ 1 540:
Per esser serva, e don prima, ch' io mora
De l'Itaco Laerte, e de la nora.
 
Serva de la consorte andrò d'Ulisse:
E mentre ch' io farò stame del lino,
Line 1 380 ⟶ 1 549:
Questa è d'Hettor la già beata madre,
Moglie del Re de l'Asiane squadre.
 
E tu, che davi refrigerio alquanto
À gli aspri miei tormenti, et infelici,
Line 1 388 ⟶ 1 558:
Oime, ch'io son di ferro, e fe può farne,
Che non può soffrir tanto un cor di carne.
 
Ond'è fato crudel, che vai si tardo
À darmi con la morte eterna pace ?
Line 1 396 ⟶ 1 567:
Ben può il marito mio dirsi beato,
Che innanzi à tanto mal finì il suo fato.
 
Hor chi direbbe mai, che 'l mio consorte
Dopo haver visto il suo regno perduto,
Line 1 404 ⟶ 1 576:
Atto non vide in te figlia si indegno,
E in un punto perdè la vita, e 'l regno.
 
Forse, c'havrai come fanciulla regia
Co'l rito funeral gli estremi honori ?
Line 1 412 ⟶ 1 585:
L'esterna arena havrai per monimento,
La pompa funeral fia il mio lamento.
 
Veduto ho il mio marito, e tutti i figli
À Stige andar per la medesma strada,
Line 1 420 ⟶ 1 594:
Si che un mio sol figliuol, che vive anchora,
Possa alquanto veder prima, ch' io mora?
 
Di nove sopra dieci i quali usciro
Del grembo mio si pretiosi frutti,
Line 1 428 ⟶ 1 603:
Fu dato con molt'or dal miser padre
ln guardia al Re de le Tracensi squadre.
 
Deh Re del ciel, ben che 'l mio sia tanto,
Fammi gratia però, che tanto io viva,
Line 1 436 ⟶ 1 612:
E lavarle la piaga, il sangue, e 'l volto,
E far, che 'l corpo suo resti sepolto.
 
Al mar la sventurata il camin prende
Non senza il tristo suo lamento, e grido;
Line 1 444 ⟶ 1 621:
Ogn'un del regno Frigio, ch'ivi è seco,
Biasma il Tracio coltel via più del Greco.
 
Ella ammotisce, e cinque volte, e sei
Il volge, e 'l guarda, e vuol saperne il vero,
Line 1 452 ⟶ 1 630:
È quel, che 'l flutto, e 'l mar posto ha su'l lito,
Nel collo, e intorno al cor tanto ferito.
 
Ben vede la dolente genitrice,
Se ben per lo dolor folle ha la mente,
Line 1 460 ⟶ 1 639:
Ma del suo mal verrà mal frutto à corre,
S'ella potrà essequir quel, che discorre.
 
Co'l cenno ogni alma Frigia fa, che tace,
Perche non scopra il lor novo dolore,
Line 1 468 ⟶ 1 648:
Hor china addolorata il capo basso,
Non men stupita, e immobile d'un sasso.
 
Dapoi che si risente, al figlio morto
Di novo i lumi dolorosi gira,
Line 1 476 ⟶ 1 657:
E 'l volto irato, e di punirlo vago
La stessa par de la vendetta imago.
 
Qual la leonza, c'ha perduto il figlio,
Persegue il cacciator, se ben no'l vede;
Line 1 484 ⟶ 1 666:
E và sdegnata in ver la Tracia corte,
Gli anni posti in oblio, non il cor forte.
 
Lasciavan gire i Greci, e anchora Ulisse
I lor prigioni inutili per tutto,
Line 1 492 ⟶ 1 675:
Giunge, et à la regal dimanda porta
Di voler dire al Re cosa, ch' importa.
 
Se ben si crede il Re, ch'ella habbia voglia
Di veder pria, che passi al lito Argivo,
Line 1 500 ⟶ 1 684:
Che l'ha fatto portar da lui lontano,
Per celarlo al fratel del Re Spartano.
 
Finge, e soggiunge il Re, che tanti danni,
Che le dà il ciel, con forte cor sopporti,
Line 1 508 ⟶ 1 693:
E che in quanto al figliuol tenga sicura,
Che, come fosse suo, ne terrà cura.
 
Lo sdegno Hecuba à pena, e 'l pianto tiene,
Pur anch'ella fingendo à lui risponde.
Line 1 516 ⟶ 1 702:
À fin che, come il campo è gito via,
Il serbi, e giunto il tempo al figlio il dia.
 
E che brama condurlo in quella parte,
Ma che non vuol, ch' il Re meni alcun seco,
Line 1 524 ⟶ 1 711:
L'amor d'haver quell'oro il fe si folle,
Che si lasciò condur dov'ella volle.
 
Poi c'hebbe un' uscio à lui secreto aperto,
Il traditore incognito pervenne
Line 1 532 ⟶ 1 720:
Quel novo, che dett' hai, Phrigio thesoro,
Che vuoi, ch'io serbi in Tracia à Polidoro.
 
Per quel, che ne governa, eterno fato,
Giuro, e per quel, ch'à noi risplende, Sole,
Line 1 540 ⟶ 1 729:
Et à le schiave Frigie dato il segno,
Crudele assalta il Re del Tracio regno.
 
De le madri Troiane, che condotte
Eran prigioni à lo Spartano lido,
Line 1 548 ⟶ 1 738:
Hecuba intanto l'unghia adopra, e 'l dente,
E l'animo, ch'ella ha, la fa possente.
 
Come la squadra muliebre giunge,
E chi à traverso il tien, chi per le braccia,
Line 1 556 ⟶ 1 747:
Perseguon di ferir gli stessi diti
Gli occhi non già, ma ben de gli occhi i siti.
 
Son può far resistenza il Tracio duce
Al troppo stuol de le Troiane ancelle.
Line 1 564 ⟶ 1 756:
Contra il lor Re, ch'è senza alcuna aita,
Per torgli con le luci anchor la vita.
 
Chi per traverso una Troiana prende,
E dal suo Re per forza la ritira;
Line 1 572 ⟶ 1 765:
Lo schiva ella, e si sdegna, e stende il corso,
E 'l segue, e con furor vi da di morso.
 
Un' altro la percosse, et ella volse
Con la favella solita dolerse,
Line 1 580 ⟶ 1 774:
E 'l luogo, ove cangiò l'humane some,
Anchor ritien del caso istesso il nome.
 
Un tempo poi co'l trasformato aspetto
Andò per le Bistonie empie contrade,
Line 1 588 ⟶ 1 783:
Ne mosse i petti sol del nostro mondo,
Ma l'alme de l'imperio alto, e giocondo.
 
Talmente à tutta la celeste corte
La madre fa pietà di Polissena,
Line 1 596 ⟶ 1 792:
L'Aurora, sol fra tanti eterni Numi,
Non stillò per tal caso in pianto i lumi.
 
Non perc' habbia piacer, che 'l sangue muoia
Di Priamo, anzi fu sempre in suo favore;
Line 1 604 ⟶ 1 801:
Polissena cader, ne la sua madre
Latrar con ira à le Tracensi squadre.
 
Quel mal, che la tormenta, anzi l'ancide,
E da l'altrui dolor la toglie, e cura,
Line 1 612 ⟶ 1 810:
E l'alma vista, onde la luce apporta,
Le venne in un balen pallida, e smorta.
 
Ne da quel punto in quà lieta mai venne,
E solo al lagrimare il figlio intese.
Line 1 620 ⟶ 1 819:
Ma tanto in preda al lagrimar si porse,
Che il mondo andò in ruina, e non lo scorse.
 
Già de l'Aurora nacque, e di Titone
Costui, che da Pelide restò vinto.
Line 1 628 ⟶ 1 828:
Spiegò le penne, e giunse al maggior Nume
Pria, che battesse il rogo al Ciel le piume.
 
E sparsa il crine, e lagrimosa il viso,
Chinata le ginocchia, alzata il ciglio,
Line 1 636 ⟶ 1 837:
Io, che fra gli altri Dei minima sono,
(Son Dea però) ti chieggio in gratia un dono.
 
Non per haver dal tuo santo giudicio
Maggior honore à miei tempi, et altari;
Line 1 644 ⟶ 1 846:
Achille, come à voi già tutti piacque,
Hoggi ucciso ha Mennon, che di me nacque.
 
Andò pur dianzi à la Troiana guerra,
Per dare al miser zio soccorso in vano,
Line 1 652 ⟶ 1 855:
Io non vorrei veder tanto valore
Poca polve restar, senz'altro honore.
 
E ben che donna io sia, son pure io quella,
Che pongo il proprio termine à la notte.
Line 1 660 ⟶ 1 864:
Dovrei tal gratia haver dal maggior Dio,
Ch'alleggerisse alquanto il dolor mio.
 
Con lieto volto il Re del ciel consente
À chi serva il confin fra 'l chiaro, e l'ombra.
Line 1 668 ⟶ 1 873:
Co' giri suoi caliginosi, e tetri,
Che non lascia, che 'l Sol quà giù penetri.
 
La lucida favilla, e 'l fumo oscuro
Vola ver le contrade alte, e gioconde.
Line 1 676 ⟶ 1 882:
Già nel fumo aggirato, e in un raccolto
Appar nova figura, e novo volto.
 
Già rassembra un' augello à l'altrui lume,
Già spiccato dal fumo è vero augello.
Line 1 684 ⟶ 1 891:
Intorno al rogo hor gira, hor sale, hor scende,
E novo augel, che l'accompagni, attende.
 
De la prima favilla ogni sorella
Nel revoluto fumo un'alma informa.
Line 1 692 ⟶ 1 900:
Nel modo stesso in aere in un momento
Se ne veggon formare, e cento, e cento.
 
Sì gran numero al ciel se'n vede asceso,
Che fan quasi oscurar ne l'aere il giorno.
Line 1 700 ⟶ 1 909:
L'essercito in due campi poi si parte,
E forman le battaglie al fiero Marte.
 
Indi crudeli ad affrontar si vanno,
E con gli urti, e co' rostri, e con gli artigli,
Line 1 708 ⟶ 1 918:
E fan l'essequie con la lor tenzone
A la cognata polve di Mennone.
 
E, perche in mente han quanto ardito, e forte
Fosse il lor genitore, han tanta gloria,
Line 1 716 ⟶ 1 927:
Dal padre, onde impetrar l'aeree some,
Vollero anche impetrar l'honor del nome.
 
Mennonide fur dette, e poi che 'l rostro,
E l'unghia, e l'urto lor non fe più guerra,
Line 1 724 ⟶ 1 936:
Fornì verso oriente il proprio giro,
Ritornaro al sepolcro, onde già usciro.
 
Dove l'urto di novo, il rostro, e l'ugna
Vanno à investir le già divise squadre:
Line 1 732 ⟶ 1 945:
Se ben tanto da Giove ottenne honore,
Potè dar refrigerio al suo dolore.
 
Tal che se 'l fato d'Hecuba infelice
Il pianto da l'Aurora non ottenne,
Line 1 740 ⟶ 1 954:
Lagrima anc'hoggi, e sparge ogni contrada
Di pretiosa manna, e di ruggiada.
 
Non permette però l'eterno fato,
Che co'l mancar de le Troiane mura
Line 1 748 ⟶ 1 963:
Co'l padre gli portò sopra il suo tergo,
Per trovar loro un più felice albergo.
 
Con questo santo, e venerabil peso
Con Ascanio per man suo picciol figlio
Line 1 756 ⟶ 1 972:
E co'l consiglio, e co'l voler del cielo
Si lascia à dietro Antandro, e giunge à Delo.
 
Prende con tutta la sua classe il lido,
Dove con volto grato, e liberale
Line 1 764 ⟶ 1 981:
Anio pien di bontate, e pien di fede,
Ch'allhora ivi tenea la regia sede.
 
Mostrò lor la città famosa, et alma,
E i tempi tanto chiari illustri, e belli,
Line 1 772 ⟶ 1 990:
E mostrò lor quei tronchi, ove s'attenne,
Quando il gemino lume al mondo venne.
 
E per supplir d'ogni honorato officio,
E per dar lor di se lodato essempio,
Line 1 780 ⟶ 1 999:
Tornar, dove miraro in copia grande
Fumar sopra le mense le vivande.
 
Poi ch'al bisogno lor hebber supplito,
E satisfatto al gusto, et al diletto,
Line 1 788 ⟶ 2 008:
E con basso parlar, grave, e severo
Cosi cercò saper d'un dubbio il vero.
 
Signor, se la memoria à me non mente,
Un'altra volta, ch' io di qui passai,
Line 1 796 ⟶ 2 017:
E perche gli anni assai dubbio mi fanno,
Vorrei saper da te, se in ciò m' inganno.
 
Disse crollando il Re l'ornata tempia.
Se ben prudente Anchise il tuo desio
Line 1 804 ⟶ 2 026:
Da ch'io ti vidi, e, ch'io presi ad amarti,
Hebbi sempre desio di satisfarti.
 
Con cinque figli già tu mi lasciasti,
Se ben quasi hor mi vedi orbato, e solo:
Line 1 812 ⟶ 2 035:
E ti vo dir quel, che di tutto avenne,
E come, e per qual via vestir le penne.
 
Al figlio, c'hoggi in Andro ha 'l regio manto,
Da cui l'isola ha preso, e serba il nome,
Line 1 820 ⟶ 2 044:
Ha in guardia anchor lo spiritale honore,
E vi sta con grandezza, e con favore.
 
Ma le misere mie figlie son quelle,
Che m' irrigan di pianto il volto, e 'l seno:
Line 1 828 ⟶ 2 053:
Hebber da Bacco un don si singulare,
Che sopra ogni altro ben me le fe care.
 
La gratia, che lor diè lo Dio Thebano,
Mi fe in un punto stupido, e contento.
Line 1 836 ⟶ 2 062:
E co'l largo favor del Theban Nume,
Fean divenir hor olio, hor vino il fiume.
 
Toccavan l'herba, il legno, il sasso, e tutto
Quel ben, ch'à noi l'alma natura feo;
Line 1 844 ⟶ 2 071:
Per nutrire il suo campo si consiglia,
D'haver subito in mano ogni mia figlia.
 
Ne ti pensar, che fosse più sicuro
Lo stato mio da lo Spartano sdegno,
Line 1 852 ⟶ 2 080:
Perche tenesser co'l favor di Bacco
Provista al campo ogn'hor la botte, e 'l sacco.
 
Pur sepper tanto far, che via fuggiro,
E per diverse vie lasciaro il campo:
Line 1 860 ⟶ 2 089:
E minacciar di dare à sacco, e à foco,
(Se non rendean le vergine) quel loco.
 
Sopra Andro (havute lor) s'andaro à porre,
Dove tenea il mio figlio il regio scanno.
Line 1 868 ⟶ 2 098:
De le sorelle sue rimase privo
Per darle preda, e serve al campo Argivo.
 
Già proveduto haveano i Greci accorti
I lacci, le catene, e le maniglie,
Line 1 876 ⟶ 2 107:
Pregar lo Dio, che lor diè tal virtute,
Che le togliesse à tanta servitute.
 
Lo Dio, da cui tal dono haveano havuto,
Non mancò lor d'aiuto, e di soccorso.
Line 1 884 ⟶ 2 116:
Volar per l'aria, e non saprei dir come
Cangiasser cosi tosto il volto, e 'l nome.
 
Ne' bianchi augelli de la tua consorte,
In candide colombe si cangiaro,
Line 1 892 ⟶ 2 125:
À perder gian verso l'occaso il lume,
Onde andar tutti à ritrovar le piume.
 
Enea tosto, che 'l Sol nel mondo luce,
Se 'n và co'l picciol figlio, e 'l debil padre
Line 1 900 ⟶ 2 134:
Perche quella provincia è, che v'attende,
Onde la vostra origine dipende.
 
Con mille gratie Enea prende comiato
Dal custode di Delo illustre, e santo.
Line 1 908 ⟶ 2 143:
Diede ad Enea d'un singular lavoro
Tutto intagliato un ricco nappo d'oro.
 
À quel, che guarda al formator del giorno
Il tempio in Delo il diè l'Ismeno Terse,
Line 1 916 ⟶ 2 152:
Mostrò con sette porte Alcon Mileo,
Ch'era la città regia di Lieo.
 
Un solo è de l'historia l'argomento,
Ma la turba è diversa, et infinita.
Line 1 924 ⟶ 2 161:
Mostran stracciate il crin, percosse il petto,
In mille modi il lor dolente affetto.
 
Già venne in Thebe una incurabil peste,
E fu risposto à lei dal fato eterno.
Line 1 932 ⟶ 2 170:
Si dian liberamente al sacrificio
Per torre à la città si gran supplicio.
 
Fra tutte sol due figlie d'Echione
Fur d'animo, e di corpo adorno, e belle,
Line 1 940 ⟶ 2 179:
E tutto il lor successo acro, et amaro
Mostran gl' intagli, e l'or distinto, e chiaro.
 
Non gian da donne timide à la morte
Per torre al popol lor tanto veleno,
Line 1 948 ⟶ 2 188:
Si vedeano portar con pompa al loco,
Dove arder le dovea la pira, e 'l foco.
 
Ma il gran poter de' fati non sofferse,
Che 'l sangue d'Echion mancasse in terra;
Line 1 956 ⟶ 2 197:
Due de le verginali uscir faville,
Che non havrian ceduto al grande Achille.
 
Se ben feroci, alteri, et inquieti
Formogli il foco, e subiti, et ardenti;
Line 1 964 ⟶ 2 206:
Con quella cura, che doveano haverne,
Fer collocar le ceneri materne.
 
Fur nomati corone, e con tant'arte
Alcon si belle historie vi distese,
Line 1 972 ⟶ 2 215:
D'una nave d'argento un don gli feo
Fatta per custodir l'odor Sabeo.
 
Con una coppa regia anchor gli diede
Una corona d'or di gemme adorna,
Line 1 980 ⟶ 2 224:
Fa, che 'l nocchier ver Creta il camin prenda,
Che tien, che di quel regno Apollo intenda.
 
Perche di Creta Teucro in Frigia venne,
E 'l superbo Ilion cinse di muro:
Line 1 988 ⟶ 2 233:
Creta stimò la lor antica madre,
Che non si ricordò del primo padre.
 
Dardano havea di già posto in oblio,
Che pria d'ltalia in Frigia si raccolse,
Line 1 996 ⟶ 2 242:
Che fur costretti andar senz'altra guerra
À cercar nova patria, e nova terra.
 
Pensar poi meglio, e ritrovaro il vero
Esser l'Italia la lor madre antica.
Line 2 004 ⟶ 2 251:
De le Strofadi infami il crudo porto,
Dove fer l'empie Harpie lor novo torto.
 
Fuggir poi de l'Harpie l'ingorda fame,
E cercando per mar nova ventura,
Line 2 012 ⟶ 2 260:
Quel giudice in quel loco ritrovaro,
Che per l'Attiaco Apollo al mondo è chiaro.
 
Vider (lasciato il sen d'Ambracia, e ascoso)
Le selve Dodonee poco discoste,
Line 2 020 ⟶ 2 269:
Dove i figli vestir del Re Molosso,
Per l'incendio fuggir, di penne il dosso.
 
Disprezza il popol Frigio l'oriente,
E và ver dove il novo affetto il tira,
Line 2 028 ⟶ 2 278:
E in quella patria Enea vuol, che si smonti,
Che fiancheggiata in mar vien da tre monti.
 
Per far quel regno intrepido, e sicuro
À guardar Lilibeo l'occaso ha tolto.
Line 2 036 ⟶ 2 287:
Et assicuran di Sicania il regno
Dal mar, dal vento, e dal nemico sdegno.
 
Qui ne l'arena Sicula Zanclea
Diè fondo il buon nocchiero afflitto, e stanco,
Line 2 044 ⟶ 2 296:
Fu già vergine tutta, e fu divisa
In cagna, et in donzella in questa guisa.
 
Fu ne la prima età si vaga, e bella
Che d'infiniti giovani, à cui piacque,
Line 2 052 ⟶ 2 305:
E lor contava le parole, e i pianti
De gli scherniti suoi sposi, et amanti.
 
Fra tante di Nereo figlie, e di Dori,
À cui solea la tanto amata Scilla
Line 2 060 ⟶ 2 314:
E poi ch'ella finì, con mesto accento
Fe sentir Galathea questo lamento.
 
Beata te, cui sol gentili spirti
Per la tua gran beltà volt' hanno il core.
Line 2 068 ⟶ 2 323:
Il più fervente in me locar desio
Per far d'eterno duol colmo il cor mio.
 
E se ben le fatali etheree stelle
Fer la Nereide mia formar figura
Line 2 076 ⟶ 2 332:
Non potei senza un danno estremo, e intanto
Le tolse la favella il troppo pianto.
 
Scilla, che gli occhi à lei scorge due fiumi,
Con le candide sue parole, e dita
Line 2 084 ⟶ 2 341:
Che da l'amor, ch' io t' ho portato, e porto,
Havrai fido consiglio, e più conforto.
 
Poi ch'ella à Galathea sciugò le ciglia,
E placò in parte il duol, che la trafisse:
Line 2 092 ⟶ 2 350:
Che quando la cagion n'havrai ben scorta,
Ti maraviglierai, ch' io non sia morta.
 
Simetide arricchì d'un figlio il mondo
Pur dianzi, che d'un Fauno havea acquistato,
Line 2 100 ⟶ 2 359:
E co'l suo dolce, e gratioso modo
Al fin mi strinse à l'amoroso nodo.
 
Aci il nomaro, e dal suo nascimento
L' Eclittica havea corsa il Re di Delo
Line 2 108 ⟶ 2 368:
Del pari era l'amor, del par l'etate,
È ver, ch'ei possedea maggior beltate.
 
Mentre io godea si dolce stato, occorse
Per sempiterno mio pianto, e sciagura,
Line 2 116 ⟶ 2 377:
Che quella, che vid'io di Polifemo,
Fu tal, ch'à dirlo sol pavento, e tremo.
 
Era grande il fellone à par d'un monte,
Non che le braccia, i diti parean travi.
Line 2 124 ⟶ 2 386:
Sì lunge ne l'andare il piè stendea,
Ch' i cervi il tardo suo passo giungea.
 
Questi bramò di me farsi consorte,
Per gravare il mio cor d'eterni guai.
Line 2 132 ⟶ 2 395:
Qual fu di più poter dentro al mio core,
Sappi, ch'andò del par l'odio, e l'amore.
 
Ó quanto è il tuo potere alto, e stupendo
Amor, (chi 'l crederebbe ? ) un' huom tant'empio,
Line 2 140 ⟶ 2 404:
E per servire à la tua santa legge,
Gli antri abbandona, e 'l proprio officio, e 'l gregge.
 
E per mostrarsi gratioso, e bello,
Co'l rastro, e con la forca, e co'l tridente,
Line 2 148 ⟶ 2 413:
E stà quivi à specchiarsi intento, e fiso,
Per comporsi la barba, il crine, e 'l viso.
 
Del sangue, e de la morte empia la sete
Non si vede albergar più nel suo petto.
Line 2 156 ⟶ 2 422:
Telemo à lui predice il suo destino,
Ch' illustre fra Ciclopi era indovino.
 
Questo saggio indovin, dotto, et esperto
Che mai d'augello alcun non fu ingannato,
Line 2 164 ⟶ 2 431:
Giungendo à caso à te dal lido Greco
De l'occhio, che solo hai, ti farà cieco.
 
Ben tu sei quello, (il mostro al mago disse)
Che più ne l'arte tua non vedi lume,
Line 2 172 ⟶ 2 440:
Hor come vuoi, ch' io tema di costui,
Se m'ha cecato un' altra innanzi à lui?
 
Schernisce l'indovino, e 'l grave passo
Movendo và per la marina arena,
Line 2 180 ⟶ 2 449:
E fagli, ovunque và, l'amor, che 'l coce
Sempre haver me ne 'l core, e ne la voce.
 
Un monte lunge in mar tanto si stende,
Che quasi l'onda il cinge d'ogn' intorno.
Line 2 188 ⟶ 2 458:
E giunge mentre ne la costa ei siede,
Quasi al giogo co'l crin, co'l piede al piede.
 
Posato il pin, che suol guidar l'armento,
Ch'arbor farebbe ad ogni grossa nave,
Line 2 196 ⟶ 2 467:
E da lo stral d'Amor piagato, e punto,
Col canto al dolce suon fa contrapunto.
 
Fu l'aspro canto suo tanto sonoro,
Ch'udì ciascun, che volle il suo concetto.
Line 2 204 ⟶ 2 476:
L'orecchie al suo parlar con gli altri tesi,
E queste fur' le note, ch' io n'intesi.
 
Lo splendor de le rose, e de' ligustri,
Mentre si stan nel più felice stato,
Line 2 212 ⟶ 2 485:
Quanto di ben fra noi può dare il mondo,
Tanto n'appar nel tuo viso giocondo.
 
Promette altrui la tua benigna fronte,
Che tu sei d'ogni ben larga, e leale,
Line 2 220 ⟶ 2 494:
A promettere altrui gioia, e mercede,
Riposo, humanità, concordia, e fede.
 
Ma ricercando poi le parti ascose,
Ch'albergan Galathea ne la tua mente;
Line 2 228 ⟶ 2 503:
Ne porge il rio pensier, c' hai dentro al core,
Noia, pianto, discordia, e finto amore.
 
Deh fa, che in te pietà regni, e risponda
À l'altre parti tue gradite, e belle.
Line 2 236 ⟶ 2 512:
C'haver sol per amore io ti vorrei,
Ne contra il tuo voler mai gir potrei.
 
Io credo ben, se tu de l'esser mio
Sapessi in parte almen, se non in tutto,
Line 2 244 ⟶ 2 521:
Ma brameresti sopra ogni altra cosa
Di farti à Polifemo amica, ò sposa.
 
Gli antri capaci miei ne' sassi vivi,
Han si ben posto il lor ricetto interno,
Line 2 252 ⟶ 2 530:
N'han tanti, e si maturi, e si soavi,
Che i rami romper fan, tanto son gravi.
 
In copia attendon te l'uve mature,
Del bello aureo color liete, e gioconde,
Line 2 260 ⟶ 2 539:
E per serbarle à la tua bianca mano,
Io fo guardarle, e starne ognun lontano.
 
Se ben la siepe v'han fondata, e forte,
Ogni horto ha il suo custode, e 'l suo mastino.
Line 2 268 ⟶ 2 548:
Ogni arbore, ogni frutto, che vi pende,
La tua candida man brama, et attende.
 
Se vuoi veder, ch' io più posso in effetto,
Di quel, che detto t' han le mie proposte,
Line 2 276 ⟶ 2 557:
Ne il numero saprei mai dirne intero,
Quando bramasse alcun saperne il vero.
 
È da persona povera, e mendica
Le capre haver per numero, e l'agnelle.
Line 2 284 ⟶ 2 566:
I parti lor più teneri, e gentili,
Si stanno anchor ne' lor tepidi ovili.
 
Fra i molli latticinij io mi confondo,
Tanti, e si freschi n' ho di giorno in giorno.
Line 2 292 ⟶ 2 575:
E vienne à me, che di buon cor ti chiamo,
E d'honorarti sol discorro, e bramo.
 
Forse sol doni havrai da me vulgari,
Ó lepri, ò caprij, ò pargoletti augelli
Line 2 300 ⟶ 2 584:
Cacciare à questi giorni un'orsa io volsi,
E con la vita à lei due figli tolsi.
 
Fatta la madre lor de l'alma priva,
E visti, e presi i suoi teneri figli,
Line 2 308 ⟶ 2 593:
Ne di scherzar si veggon mai satolli,
Tanto son dolci, buffoncini, e folli.
 
Deh quel volto gentil, che 'l mar m'asconde,
Discopri alquanto al mio cupido sguardo:
Line 2 316 ⟶ 2 602:
Mi rallegrai, mirandomi ne l'acque,
Tanto del corpo mio l'ombra mi piacque.
 
Riguarda quanto io sia robusto, e quanto
Sia grande à paragon de gli altri vivi.
Line 2 324 ⟶ 2 611:
Riguarda il crine, e 'l mento hirsuto, e folto,
Quanta dan gratia al capo, al tergo, e al volto.
 
Ne ti pensar, che 'l duro, e spesso vello,
Che copre il corpo mio tutto d'intorno,
Line 2 332 ⟶ 2 620:
Ogni arbor secco appar, che 'l verno crudo
Restar de le sue foglie il face ignudo.
 
D'un' occhio, come vedi, io mi contento,
Ch'à par d' un terso scudo arde, e risplende.
Line 2 340 ⟶ 2 629:
Discerne pur da l'uno à l'altro polo
Co'l lume, ond'egli aggiorna, unico, e solo.
 
Aggiungi à tanto ben, che 'l padre mio
Del vostro immenso mar possiede il regno;
Line 2 348 ⟶ 2 638:
Io pur son quel, ch'a te sola m' inchino,
E sprezzo Giove, il folgore, e 'l destino.
 
Certo io non ti sarei tanto importuno,
Vedrei di raffrenare il troppo affetto,
Line 2 356 ⟶ 2 647:
Perche, s' io vengo à te, mi fuggi, e sprezzi?
Et Aci, chiami dopo, Aci accarezzi?
 
Hor goda Aci di te, solo à te piaccia,
Ch'io vò (se ben per tuo conto mi spiace)
Line 2 364 ⟶ 2 656:
Vò trargli 'l cor, vò mille pezzi farne,
E à questi campi, e al mar dar la sua carne.
 
Deh moviti à pietà, mia diva, un poco,
Ahi, che di tanto ardore il petto ho pieno,
Line 2 372 ⟶ 2 665:
Ma tu con Aci tuo forse ti stai,
Ne del mio amor ti cal, ne de miei guai.
 
Irato in questo altrove il camin prende,
E la voce, e i sospiri alza di sorte,
Line 2 380 ⟶ 2 674:
Se'n và in disparte, e mentre se'n ricorda,
Il mondo co'l mugghiare, e 'l cielo assorda.
 
Mentre il Ciclopo rio scorre la costa,
Da l'ira spinto, e da la pena acerba,
Line 2 388 ⟶ 2 683:
Ben la sua voce allhor cruda, et altera
Passò, per quel, ch' udij, la nona sfera.
 
Tremò per troppo horrore Etna, e Tifeo
Fece maggior la fiamma uscir del monte.
Line 2 396 ⟶ 2 692:
Fuggir fiere, et augei del lor ricetto,
E si strinse ogni madre il figlio al petto.
 
Vi veggio, risonò con mesto accento,
L'irato, horrendo, et orgoglioso grido:
Line 2 404 ⟶ 2 701:
Aci, ch'al mio fuggir volge lo sguardo,
Fugge anch'ei verso il mar, ma vien più tardo.
 
Datemi (egli dicea) datemi aiuto,
Voi miei parenti, e tu fida compagna,
Line 2 412 ⟶ 2 710:
E tutto à l' ira, e la vendetta inteso
Scagliò ver l'amor mio l'horribil peso.
 
Ben ch'un' angulo sol del grave scoglio
Ferisse l'infelice innamorato;
Line 2 420 ⟶ 2 719:
À la coperta sua sanguigna scorza
Prender de l'avo suo la viva forza.
 
Purpureo il sangue uscir de la gran pietra
Si vede, e larga ogni hor crescer la vena.
Line 2 428 ⟶ 2 728:
Quella pietra io percossi, ella s'aperse,
E l'acqua in maggior copia al mondo offerse.
 
Nel mezzo de la bocca il fonte bolle,
E intorno tuttavia cresce, e s'allaga.
Line 2 436 ⟶ 2 737:
E corre mormorando ogni hora al chino
Per far con l'avo homaggio al Re marino.
 
Un bel giovane intanto in mezzo al fonte
Io veggio insino al petto apparir fuore,
Line 2 444 ⟶ 2 746:
Lucide havea le carni, e cristalline,
E di corona, e canne ornato il crine.
 
Dapoi, che fatto son per tua mercede,
Mi disse, d' huom mortal perpetuo fiume,
Line 2 452 ⟶ 2 755:
E mandò al mar le nove ondose some,
E d'Aci diè per sempre al fiume il nome.
 
Si che tu Scilla puoi ben contentarti,
S' Amore hor questo, hor quel fa tuo prigione;
Line 2 460 ⟶ 2 764:
Come fece Ciclopo empio, e tiranno,
Che fe quel, che potè per farmi danno.
 
Giunta la Ninfa à questo punto prende
Comiato, e in mezzo al mar salta, e s'asconde.
Line 2 468 ⟶ 2 773:
Subito n'arde: e fu l'amor suo tanto,
Ch'à lei fece biforme il carnal manto.
 
Felice lei, se Galatea quel giorno
Lei non havesse tanto trattenuta,
Line 2 476 ⟶ 2 782:
À Glauco piacque il suo volto divino,
Che fu pur dianzi Dio fatto marino.
 
Co'l più soave affetuoso accento,
Che più puote ad udir fermare altrui,
Line 2 484 ⟶ 2 791:
Sopra un ripido monte al fine ascende,
Che molto dentro in mar s' incurva, e pende.
 
Glauco, che crede, ch'ella ivi post'habbia
Il piè, perche più tosto ami la morte,
Line 2 492 ⟶ 2 800:
Ch'ad udir pur alquanto ella si piega
Quel, che lo Dio del mare espone, e spiega.
 
Ella si stà considerando intanto,
Ne sà, se la biforme sua figura
Line 2 500 ⟶ 2 809:
E stà maravigliata, e parle strano
Vedergli i piè di pesce, e 'l busto humano.
 
Ó vergine, le dice, unica al mondo
Glauco non mi tener portento, ò mostro;
Line 2 508 ⟶ 2 818:
Fui ben mortal nel mondo un tempo anch'io,
E ti vò dir, come divenni Dio.
 
Io nacqui già ne l'Euboica terra,
E mentre ch' io godei mortale il giorno,
Line 2 516 ⟶ 2 827:
Ma s' ivi d'herbe, e fior la terra è piena,
Fra il prato, e 'l mar v' è sol la pura arena.
 
L'herba tenera, verde, illustre, e folta
Co' fior di perle, di corallo, e d'oro
Line 2 524 ⟶ 2 836:
Io fui colui, che pria quell'erbe offesi,
Mentre le reti al Sol lì dentro tesi.
 
Per scegliere, come usa ogn'un, che pesca,
Le varie prede mie di sorte in sorte,
Line 2 532 ⟶ 2 845:
Hor si grande stupor vò farti aperto,
Che ti parrà, ch'io finga, e pur fu certo.
 
Tosto che 'l pesce in terra hebbi versato
Già de la vita in tutto ignudo, e privo,
Line 2 540 ⟶ 2 854:
À guisa d' una squadra il veggo unito,
E 'l salto verso il mar drizzare al lito.
 
Come veggiam talhor gli aerei augelli
Da terra insieme uniti il volo alzare,
Line 2 548 ⟶ 2 863:
Volar sopra la siepe, che circonda
Il prato, e d'un voler calar ne l'onde.
 
Tal m'ingombrò stupor subito il petto,
Mi parve si stupendo il caso, e strano,
Line 2 556 ⟶ 2 872:
Prendo quell'herba in man, fatto il discorso,
E fonne al dente far saggio co'l morso.
 
Passato era de l'herba il succo à pena
Per quel, che ne la gola habbiam condutto,
Line 2 564 ⟶ 2 881:
E subito sentij dentro al cor mio
Novo affetto regnar, novo desio.
 
Ne molto resistenza al novo instinto
Io potei far, che da quell'herba nacque,
Line 2 572 ⟶ 2 890:
Dove à gli Dei, che 'l mare hanno in governo,
Parve di farmi lor compagno eterno.
 
Pregar Theti, Nettuno, e l'Oceano,
Che quel mortal, ch' in me facea soggiorno,
Line 2 580 ⟶ 2 899:
Mentre con gli altri Dei lo Dio Nettuno
Mi dice il sacro carme, et opportuno.
 
Dapoi che cento mari, e cento fiumi
Cadder su'l capo mio per mondo farmi,
Line 2 588 ⟶ 2 908:
E mi dier queste, c'hor mi vedi, membra,
Ma per qual modo, e via, non mi rimembra.
 
Basta, che 'l marin Dio restò contento
Di pormi in mar fra i suoi beati, e fidi.
Line 2 596 ⟶ 2 917:
E questo pesce, e questa coda scorsi,
Onde poi tutto il mar sicuro corsi.
 
Ma che mi giova, oime, se in mar mi prezza
Tanto Nettuno, e l'Oceano, e Theti?
Line 2 604 ⟶ 2 926:
Deh cedi homai donzella al mio desio,
Che ti farai nel mar consorte un Dio.
 
Tosto, che marin Nume ella il comprende,
Non pensa più gittarsi in mezzo à l'onda,
Line 2 612 ⟶ 2 935:
Lo Dio, per non noiarla arresta il piede,
E novo à tanto mal rimedio chiede.
 
Fra Partenope, e 'l Tebro, appresso al mare
À Gaeta vicin fea già soggiorno