Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/245: differenze tra le versioni

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più gradi diversi di perfezione in essa si trova, siccome per questa ragione i teologi provano molte specie di estranei animali ragionevolmente essere creati a maggior perfezione dell'universo. Ma a queste ragioni si risponde facilmente, dicendo, quella avere luogo in un aggregato di più cose accidentalmente, siccome una città saria più formosa quando più varie forme di case, templi e altre parti in essa fussero, ma nelle opere particolari dove le parti sono membri necessari o per l'ornato o per l'essere, non ha luogo la detta ragione, perchè per quella si potria provare l'uomo dovere avere le ali, quando necessariamente concludesse; e molti altri inconvenienti ne seguiria. Conseguentemente è da intendere che la seconda cornice, piacendo all'architetto, si può fare senza zoforo ed epistilio, come in alcuni antichi edifizi ho visto, e fra gli altri nel Panteon (1) volgarmente detto S. Maria Rotonda, e nel tempio di Bacco (2), ed in Averno in più luoghi (3): ma questo non ho mai visto nella prima cornice o recinto, onde presunzione saria usarlo, presupponendo, come è da presupponere, che quest'arte al tempo della felicità de' Romani fusse in tanta perfezione in quanta è possibile umanamente d'essere. A più chiara notizia delle predette cornici e recinti, è da considerare tre regole le quali sono da essere osservate. La prima, che tutti i recinti e cornici del tempio, di fuori come di dentro, od alquanto più semplice od e converso devono essere formate (4). La seconda, se delle cornici alcuna dovesse essere più ornata dell'altra, quest'ornamento si debba dare a quelle di dentro più presto che all'esteriori. La terza, che tutti gl'imbasamenti, cornici e recinti che nel tempio fussero senza
più gradi diversi di perfezione in essa si trova, siccome per questa ragione i teologi provano molte specie di estranei animali ragionevolmente essere creati a maggior perfezione dell’universo. Ma a queste ragioni si risponde facilmente, dicendo, quella avere luogo in un aggregato di più cose accidentalmente, siccome una città saria più formosa quando più varie forme di case, templi e altre parti in essa fussero, ma nelle opere particolari dove le parti sono membri necessari o per l’ornato o per l’essere, non ha luogo la detta ragione, perchè per quella si potria provare l’uomo dovere avere le ali, quando necessariamente concludesse; e molti altri inconvenienti ne seguiria. Conseguentemente è da intendere che la seconda cornice, piacendo all’architetto, si può fare senza zoforo ed epistilio, come in alcuni antichi edifizi ho visto, e fra gli altri nel Panteon (<ref>I disegni del Panteon stanno nel codice de’ monumenti architettonici del nostro autore ai f.<sup>i</sup> 79 v.<sup>o</sup>, 80 r.<sup>o</sup> col nome di S.<sup>a</sup> Maria Rotonda.</ref>) volgarmente detto S. Maria Rotonda, e nel tempio di Bacco (<ref>Il foglio 88 r.<sup>o</sup> del citato codice contiene pianta e sezione della chiesa di S.<sup>a</sup> Costanza sulla via Nomentana col titolo: ''Chompositione et drento del tempio di Baccho fore di Roma hornatissimo di muxaicho et commessi.''</ref>), ed in Averno in più luoghi (<ref>Siccome il detto codice contiene gli studi fatti da Cecco in sua giovinezza nella città e campagna di Roma, così non v’è monumento alcuno del regno di Napoli dov’egli non fu che in tarda età nel 1491, come fu detto nella vita sua. Argomento novello che codesto trattato III di architettura (ed il II pure) è posteriore alla sua gita a Napoli.</ref>): ma questo non ho mai visto nella prima cornice o recinto, onde presunzione saria usarlo, presupponendo, come è da presupponere, che quest’arte al tempo della felicità de’ Romani fusse in tanta perfezione in quanta è possibile umanamente d’essere. A più chiara notizia delle predette cornici e recinti, è da considerare tre regole le quali sono da essere osservate. La prima, che tutti i recinti e cornici del tempio, di fuori come di dentro, od alquanto più semplice od e converso devono essere formate (<ref>''E converso'': siano cioè le une più sfoggiate, le altre meno.</ref>). La seconda, se delle cornici alcuna dovesse essere più ornata dell’altra, quest’ornamento si debba dare a quelle di dentro più presto che all’esteriori. La terza, che tutti gl’imbasamenti, cornici e recinti che nel tempio fussero senza {{Pt|al-|}}

I disegni del Panteon stanno nel codice de' monumenti architettonici del nostro autore ai f.<sup>i</sup> 79 v.o, 80 r.<sup>o</sup> col nome di S.a Maria Rotonda. Il foglio 88 r.o del citato codice contiene pianta e sezione della chiesa di S.a Costanza sulla via Nomentana col titolo: Chompositione et drento del tempio di Baccho fore di Roma hornatissimo di muxaicho et commessi. Siccome il detto codice contiene gli studi fatti da Cecco in sua giovinezza nella città e campagna di Roma, così non v'è monumento alcuno del regno di Napoli dov'egli non fu che in tarda età nel 1491, come fu detto nella vita sua. Argomento novello che codesto trattato III di architettura (ed il II pure) è posteriore alla sua gita a Napoli. E converso: siano cioè le une più sfoggiate, le altre meno.
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