Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/146: differenze tra le versioni

Cinzia sozi (discussione | contributi)
 
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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3021}}--><noinclude>lissimo </noinclude>uso ch’ella fa delle <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3022}} voci passive de’ suoi verbi. Perocché di moltissimi verbi greci si può dire che ciascuno di essi non è uno, ma tre, e serve per tre; avendo l’attivo, il medio, e il passivo de’ medesimi, ciascuno un significato diverso proprio, oltre ai metaforici che ha per ciascuno di loro, e questi anche diversi, cioè l’attivo diverso dal medio ec. O vogliamo dire che ciascuno di tali verbi ha tre ben distinti significati propri, oltre ai metaforici. Né questi significati si possono confondere insieme, perocché ciascuno di loro corrisponde a una diversa e distinta inflessione. Onde non si accumulano i significati in una stessa parola, e non ne segue l’oscurità e ambiguità, né la povertà e uniformità che da tale accumulamento deriva nella lingua ebraica. E pur quei tre non sono in sostanza che un verbo, e non hanno che un tema. L’uso che i latini fanno del passivo non è paragonabile a quello che ne fanno i greci (oltre che il passivo latino è difettivo e scarso, avendo bisogno in gran parte dell’ausiliare ''sum''). Appresso i quali il passivo <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3023}} ha sovente una significazione propria attiva o neutra, diversa però da quella dell’attivo, e da quella del medio ec. ec (24 luglio. 1823).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3021}}-->{{Pt|lissimo |bellissimo }}uso ch’ella fa delle <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3022}} voci passive de’ suoi verbi. Perocché di moltissimi verbi greci si può dire che ciascuno di essi non è uno, ma tre, e serve per tre; avendo l’attivo, il medio e il passivo de’ medesimi ciascuno un significato diverso proprio, oltre ai metaforici che ha per ciascuno di loro, e questi anche diversi, cioè l’attivo diverso dal medio ec. O vogliamo dire che ciascuno di tali verbi ha tre ben distinti significati propri, oltre ai metaforici. Né questi significati si possono confondere insieme, perocché ciascuno di loro corrisponde a una diversa e distinta inflessione. Onde non si accumulano i significati in una stessa parola, e non ne segue l’oscurità e ambiguità, né la povertà e uniformità che da tale accumulamento deriva nella lingua ebraica. E pur quei tre non sono in sostanza che un verbo, e non hanno che un tema. L’uso che i latini fanno del passivo non è paragonabile a quello che ne fanno i greci (oltre che il passivo latino è difettivo e scarso, avendo bisogno in gran parte dell’ausiliare ''sum''). Appresso i quali il passivo <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|3023}} ha sovente una significazione propria attiva o neutra, diversa però da quella dell’attivo e da quella del medio ec. ec. (24 luglio 1823).




{{ZbPensiero|3022/1}} ''Necesso as'' è verbo di {{AutoreCitato|Venanzio Fortunato|Venanzio Fortunato}}. Vedi {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}} e glossario Cang. Si potrebbe però credere che fosse antico, e che ''necessus a um'' antico addiettivo fosse originariamente participio di qualche verbo di cui ''necesso'' fosse continuativo. In tal caso ''necessitare ''latino-barbaro e italiano, ''necessitar'' spagnuolo ''nécessiter'' franc. sarebbe un frequentativo di questo tale ignoto verbo. In caso diverso, se non vorremo ch’ei venga da ''necessitas, necessità, nécessité'' ec., diremo ch’egli è fatto da ''necessatus'' di ''necesso'', colla solita mutazione dell’''a'' in ''i''. Nótisi che nell’esempio di Venanzio Fortunato non è chiaro se ''necesso'' sia attivo, e vaglia ''cogo'', come affermano il {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}} e il {{pt|glos-|glossario, }}<section end=3 />
{{ZbPensiero|3022/1}} ''Necesso as'' è verbo di {{AutoreCitato|Venanzio Fortunato|Venanzio Fortunato}}. Vedi {{AutoreCitato|Egidio Forcellini|Forcellini}} e glossario Cang. Si potrebbe però credere che fosse antico, e che ''necessus a um'' antico addiettivo fosse originariamente participio di qualche verbo di cui ''necesso'' fosse continuativo. In tal caso ''necessitare ''latino-barbaro e italiano, ''necessitar'' spagnuolo, ''nécessiter'' francese sarebbe un frequentativo di questo tale ignoto verbo. In caso diverso, se non vorremo ch’ei venga da ''necessitas, necessità, nécessité'' ec., diremo ch’egli è fatto da ''necessatus'' di ''necesso'', colla solita mutazione dell’''a'' in ''i''. Notisi che nell’esempio di Venanzio Fortunato non è chiaro se ''necesso'' sia attivo, e vaglia ''cogo'', come affermano il Forcellini e il {{pt|glos-|glossario, }}<section end="3" />