Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/147: differenze tra le versioni

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{{Pt|levare|rilevare}} l’errore di coloro<ref>{{AutoreCitato|Michel-Ange de la Chausse|La Chausse}} ''Mus. Rom. Tom. I. sect. 1. tab. 60. pag. 42''. [Lo dice di una pietra simile all’agata. Monsignor {{AutoreCitato|Niccolò Foggini|Foggini}} ''loc. cit. p. 401''. scrive, che è di una plastica di color simile all’ametisto. Gli editori del ''Mercure de France, août 1757. pag. 149. e 150''. vogliono, che sia pure d’una pasta di vetro un vaso di grandezza considerabile, che si mostra in Genova, e si pretende di smeraldo; quale non può essere, vedendosi pieno di gonfietti, e di bolle. Io non posso dire se sia anche di pasta di vetro il bellissimo vaso con figure, che si vuole intagliato in agata, nel museo del serenissimo Duca di Modena. Parla di esso il marchese {{AutoreCitato|Scipione Maffei|Scipione Maffei}} nelle ''Osserv. letter. Tom. {{Sc|iI}}. art. 9. pag. 339''., e ne dà la figura, e la descrizione monsignor Bianchini nelle sue opere minori, ''Tom. I. pag. 92''. Il signor {{AutoreCitato|Antoine-Yves Goguet|Goguet}} ''Della Orig. delle leggi, delle arti, ec, Tom. {{Sc|iI}}. p. {{Sc|iI}}. lib. {{Sc|iI}}. cap. {{Sc|iI}}. art. {{Sc|iiI}}''. crede, che fossero di pasta consimile colorita la colonna del tempio di Ercole a Tiro, che la notte diffondeva un chiarore maraviglioso, creduta di un solo smeraldo, di cui parla {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 2. cap. 44. pag. 124.'', e Plinio ''lib. 37. cap. 5. sect. 19''.; la statua gigantesca del dio Serapi, alta nove cubiti, fatta d’un solo smeraldo, che Appione presso Plinio ''l. c''. diceva sussistere ancora a’ suoi tempi nel laberinto di Egitto; così della statua di Minerva Lindia alta quattro cubiti, pure d’un solo smeraldo, opera di Dipeno e Scillide, che al dire di {{AutoreCitato|Giorgio Cedreno|Cedreno}} ''Compend. historiarum, c. 120. pag. 312. B''. si vedeva in Costantinopoli sotto il regno dell’imperator Teodosio; e così di altri supposti straordinarj pezzi di smeraldo, de’ quali parlano Plinio allo stesso luogo, e {{AutoreCitato|Teofrasto|Teofrasto}} da lui citato.</ref>, che lo hanno sinor descritto come un vaso di vera sardonica<ref>Non sarà qui fuor di proposito il rammentare le diverse altre materie usate dagli antichi artefici. Si foggiarono statue di succino, ossia ambra, piccole bensì, ma assai pregiate. L’ambra diceasi pure con nome greco ''electrum''; nome dato poscia a certa composizione d’oro e d’argento, Plin. ''lib. 33. cap. 4. sect. 23''., {{AutoreCitato|Pausania|Pausan.}} ''lib. 5. cap. 12. p. 406. in fine'', {{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertullian}}. ''Adv. Hermogen. c. XXV''. [''l. Pediculis 32. §. Neratius 5. ff. De auro, arg. leg., l. Si quis in fundi 4. princ. ff. De legat. 1., §. Si duorum 27. Inst. De rer. div''.], in cui si mischiarono anche delle pietruzze, e vetri, ed altre materie metalliche, Suid. v. {{Greco da controllare}} '''ἤλεκτρον'''. Si videro pure statue di vetro, Plin. ''lib. 36. cap. 26. sect. 67.''; di ferro, Paus. ''lib. 3. cap. 12. pag. 337. lin. 36., lib. 10. c. 18. pag. 841. lin. 26. segg.'', Plin. ''lib. 34. cap. 14. sect. 40''.; di ossa, {{AutoreCitato|Arnobio|Arnob.}} ''Adv. gentes, lib. 6. pag. 200.''; di piombo, <!--Publius Victor-->Publ. Victor ''De Urb. reg. VI''.; di cera, {{AutoreCitato|Appiano di Alessandria|Appian.}} ''De bello civ. lib. 2. pag. 520. E.'', {{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovid.}} ''lib. 1. Fast. v. 591.'', [{{AutoreCitato|Publio Papinio Stazio|Statius}} ''Sylv. lib. 2. cap. 2. v. 64.'', e ''lib. 5. princ.'']; e in fine di gesso, Plin. ''lib. 36. cap. 12. sect. 44. 45.'', Paus. ''lib. 8. cap. 22. pag. 641. lin. 36.'', [{{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertull.}} ''De Idolol. c. 3. num. 3. pag. 484.''], di cui tant’uso fa la statuaria oggidì. [Nota cavata da Giunio ''De Pict. vet. lib. 2. cap. 11. pag. 290. e segg.'', ove possono vedersi per esteso la maggior parte dei passi degli autori citati dagli Editori Milanesi.</ref>.
{{Pt|levare|rilevare}} l’errore di coloro<ref>{{AutoreCitato|Michel-Ange de la Chausse|La Chausse}} ''Mus. Rom. Tom. I. sect. 1. tab. 60. pag. 42''. [Lo dice di una pietra simile all’agata. Monsignor {{AutoreCitato|Niccolò Foggini|Foggini}} ''loc. cit. p. 401''. scrive, che è di una plastica di color simile all’ametisto. Gli editori del ''Mercure de France, août 1757. pag. 149. e 150''. vogliono, che sia pure d’una pasta di vetro un vaso di grandezza considerabile, che si mostra in Genova, e si pretende di smeraldo; quale non può essere, vedendosi pieno di gonfietti, e di bolle. Io non posso dire se sia anche di pasta di vetro il bellissimo vaso con figure, che si vuole intagliato in agata, nel museo del serenissimo Duca di Modena. Parla di esso il marchese {{AutoreCitato|Scipione Maffei|Scipione Maffei}} nelle ''Osserv. letter. Tom. {{Sc|iI}}. art. 9. pag. 339''., e ne dà la figura, e la descrizione monsignor Bianchini nelle sue opere minori, ''Tom. I. pag. 92''. Il signor {{AutoreCitato|Antoine-Yves Goguet|Goguet}} ''Della Orig. delle leggi, delle arti, ec, Tom. {{Sc|iI}}. p. {{Sc|iI}}. lib. {{Sc|iI}}. cap. {{Sc|iI}}. art. {{Sc|iiI}}''. crede, che fossero di pasta consimile colorita la colonna del tempio di Ercole a Tiro, che la notte diffondeva un chiarore maraviglioso, creduta di un solo smeraldo, di cui parla {{AutoreCitato|Erodoto|Erodoto}} ''lib. 2. cap. 44. pag. 124.'', e Plinio ''lib. 37. cap. 5. sect. 19''.; la statua gigantesca del dio Serapi, alta nove cubiti, fatta d’un solo smeraldo, che Appione presso Plinio ''l. c''. diceva sussistere ancora a’ suoi tempi nel laberinto di Egitto; così della statua di Minerva Lindia alta quattro cubiti, pure d’un solo smeraldo, opera di Dipeno e Scillide, che al dire di {{AutoreCitato|Giorgio Cedreno|Cedreno}} ''Compend. historiarum, c. 120. pag. 312. B''. si vedeva in Costantinopoli sotto il regno dell’imperator Teodosio; e così di altri supposti straordinarj pezzi di smeraldo, de’ quali parlano Plinio allo stesso luogo, e {{AutoreCitato|Teofrasto|Teofrasto}} da lui citato.</ref>, che lo hanno sinor descritto come un vaso di vera sardonica<ref>Non sarà qui fuor di proposito il rammentare le diverse altre materie usate dagli antichi artefici. Si foggiarono statue di succino, ossia ambra, piccole bensì, ma assai pregiate. L’ambra diceasi pure con nome greco ''electrum''; nome dato poscia a certa composizione d’oro e d’argento, Plin. ''lib. 33. cap. 4. sect. 23''., {{AutoreCitato|Pausania|Pausan.}} ''lib. 5. cap. 12. p. 406. in fine'', {{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertullian}}. ''Adv. Hermogen. c. XXV''. [''l. Pediculis 32. §. Neratius 5. ff. De auro, arg. leg., l. Si quis in fundi 4. princ. ff. De legat. 1., §. Si duorum 27. Inst. De rer. div''.], in cui si mischiarono anche delle pietruzze, e vetri, ed altre materie metalliche, Suid. v. '''ἤλεκτρον'''. Si videro pure statue di vetro, Plin. ''lib. 36. cap. 26. sect. 67.''; di ferro, Paus. ''lib. 3. cap. 12. pag. 337. lin. 36., lib. 10. c. 18. pag. 841. lin. 26. segg.'', Plin. ''lib. 34. cap. 14. sect. 40''.; di ossa, {{AutoreCitato|Arnobio|Arnob.}} ''Adv. gentes, lib. 6. pag. 200.''; di piombo, <!--Publius Victor-->Publ. Victor ''De Urb. reg. VI''.; di cera, {{AutoreCitato|Appiano di Alessandria|Appian.}} ''De bello civ. lib. 2. pag. 520. E.'', {{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovid.}} ''lib. 1. Fast. v. 591.'', [{{AutoreCitato|Publio Papinio Stazio|Statius}} ''Sylv. lib. 2. cap. 2. v. 64.'', e ''lib. 5. princ.'']; e in fine di gesso, Plin. ''lib. 36. cap. 12. sect. 44. 45.'', Paus. ''lib. 8. cap. 22. pag. 641. lin. 36.'', [{{AutoreCitato|Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertull.}} ''De Idolol. c. 3. num. 3. pag. 484.''], di cui tant’uso fa la statuaria oggidì. [Nota cavata da Giunio ''De Pict. vet. lib. 2. cap. 11. pag. 290. e segg.'', ove possono vedersi per esteso la maggior parte dei passi degli autori citati dagli Editori Milanesi.</ref>.


§. 34. Or quanto più dagli uomini di buon gusto, e intelligenti stimar non si dovrebbono siffatti antichi vasi, che tutte le sì preziose porcellane, che ornano oggidì gli {{Pt|appar-|}}
§. 34. Or quanto più dagli uomini di buon gusto, e intelligenti stimar non si dovrebbono siffatti antichi vasi, che tutte le sì preziose porcellane, che ornano oggidì gli {{Pt|appar-|}}
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