Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/320: differenze tra le versioni

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freno; e credo che l’alzassero o per Nettuno o per {{Pt|Casto-|}}
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<ref follow="pag315">negli angoli più reconditi delle case del Vescovo, divenute perciò tanti oratorï, o nelle oscure e profonde critte e catacombe, dove nelle ore più solitarie della notte risuonavano gli inni puri e soavi di que’ primi credenti. E se le orecchie di costoro eran turbate molto di frequente da spaventosi racconti di atroci martirii d’ogni
freno; e credo che T alzassero o per Nettuno o per CasloDPglì
angoli più reconditi delle case del Vescovo, divenute perciò
tanti oratori, o nelle oscure e profonde critte e catacombe, dove
nelle ore più solitarie della notte risuonavano gli inni puri e soavi
di que’ primi credenti. E se le orecchie di costoro eran turbale
molto di frequente da spaventosi racconti di atroci marlirii d’ogni
maniera, dati in lontane e in vicine contrade a que’ forti che sorgevano
maniera, dati in lontane e in vicine contrade a que’ forti che sorgevano
a confirmar col proprio sangue la verità della Religione, gli occhi loro non furon mai tocchi dalle strazianti scene di tali crudeltà; ed è a notare qual mirabil cosa il non essersi in quello ed in altri secoli avvenire mai quì veduto un sol fatto di martirio, quandochè ne’ dintorni della città tanti e sì crudeli se ne sentirono. Ciò non pertanto i Cristiani eran chiamati mancatori alla fede dominante, e creduti veri nemici e perturbatori dell’ordine civile, e come tali tenuti in odio ed in disprezzo, e le loro unioni proscritte e minacciate de’ più tremendi supplizî. Onde i fedeli traevano guardinghi e paurosi il più sovente nelle catacombe, ov’erano ignoti a’ lor nemici a cagione del luogo allor diviso dalla città per vallate inaccessibili e deserte. Quivi essi eran incuorati dal prodigio
a confirmar col proprio sangue la verità della Religione, gli
della predicazione e de’ miracoli del Santo pastore, la cui mercè il lor numero, se di moltissima gente non potè vedersi aumentato, per le difficili condizioni de’ tempi, certo che a quando a quando di novelle professioni veniva accresciuto. Ad Aspreno succede S. Epitimito, il quale, ricalcando santamente la vita lasciata aperta dal suo predecessore, giunse a meglio confirrmare l’unione de’ credenti in Gesù, finchè da lui a S. Agrippino, che fu il sesto Vescovo, il numero di costoro videsi di moltissima gente copioso. A quest’ultimo Vescovo successero S. Eustasio o Eustachio, e poi S. Eufebio, che chiuse il periodo de’ tre primi secoli del Cristianesimo. Vien pure riportato S. Marciano, come Vescovo di Napoli ma questi si vuole fiorito nel decimo secolo della Chiesa, sol perchè non trovasi compreso nel catologo di Giovanni Diacono. Non pertanto nella serie ordinata de’ Vescovi ed Arcivescovi
occhi loro non furon mai tocchi dalle strazianti scene di tali crudeltà
che veggonsi effigiati nella Sagrestia del Duomo, S. Marciano occupa
’, ed è a notare qual mirabil cosa il non essersi in quello ed
il n. 9.<br />
in altri secoli avvenire mai qui veduto un sol fatto di martìrio,
{{spazi|3}}In questi tempi il Vescovo fu capo della nostra Chiesa; egli arbitro e giudice degli affari di Religione; a lui, che in sè unir {{Pt|do-|}}</ref>
quandoché ne’ dintorni della città tanti e si crudeli se ne sentirono.
Ciò non pertanto ì Cristiani eran chiamati mancatori alla fede dominante, e creduti veri nemici e perturbatori dell’ordine civile,
e come tali tenuti in odio ed in disprezzo, e le loro unioni proscritte
e minacciate de’ più tremendi supplizi. Onde i fedeli traevano
guardinghi e paurosi il più sovente nelle catacombe, ov’erano
ignoti a’ lor nemici a cagione del luogo allor diviso dalla città per
vallale inaccessibili e deserte. Quivi essi eran incuorati dal prodigio
della predicazione e de’ miracoli del Santo pastore, la cui mercè
il lor numero, se di moltissima gente non potè vedersi aumentalo, per le difficili condizioni de’ tempi, certo che a quando a
quando di novelle professioni veniva accresciuto. Ad Aspreno succede
S. Epitimilo, il quale, ricalcando santamente la vita lasciata
aperta dal suo predecessore, giunse a meglio confirraare l’unione
de’ credenti in Gesù, finché da lui a S. Agrippino, che fu il sesto
Vescovo, il numero di costoro videsi di moltissima gente copioso.
A quest’ultimo Vescovo successero S. Euslasio o Eustachio,
e poi S. Eufebio, che chiuse il periodo de’ tre primi secoli del
Cristianesimo. Vien pure riportato S. Marciano, come Vescovo di
Napoli ma questi sì vuole fiorito nel decimo secolo della Chiesa, sol perchè non trovasi compreso nel catologo di Giovanni Diacono.
Non pertanto nella serie ordinala de’ Vescovi ed Arcivescovi
che veggonsi effigiali nella Sagrestia del Duomo, S. Marciano occupa
il n. 9.
In questi tempi il Vescovo fu capo della nostra Chiesa; egli arbitro
e giudice degli affari di Religione -, a lui, che in sé unir do