Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/266: differenze tra le versioni

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ciò io penso che il rimorso non nasca dal rimpianto di una mala azione già commessa, ma dalla visione della propria colpevole disposizione. La parte superiore del corpo si china a guardare e giudicare l’altra parte e la trova deforme. Ne sente ribrezzo e questo si chiama rimorso. Anche nella tragedia antica la vittima non ritornava in vita e tuttavia il rimorso passava. Ciò significava che la deformità era guarita e che oramai il pianto altrui non aveva alcuna importanza. Dove poteva esserci posto per il rimorso in me che con tanta gioia e tanto affetto correvo dalla mia legittima moglie? Da molto tempo non m’ero sentito tanto puro.
{{Pt|ciò|Perciò}} io penso che il rimorso non nasca dal rimpianto di una mala azione già commessa, ma dalla visione della propria colpevole disposizione. La parte superiore del corpo si china a guardare e giudicare l’altra parte e la trova deforme. Ne sente ribrezzo e questo si chiama rimorso. Anche nella tragedia antica la vittima non ritornava in vita e tuttavia il rimorso passava. Ciò significava che la deformità era guarita e che oramai il pianto altrui non aveva alcuna importanza. Dove poteva esserci posto per il rimorso in me che con tanta gioia e tanto affetto correvo dalla mia legittima moglie? Da molto tempo non m’ero sentito tanto puro.


A colazione, senz’alcuno sforzo, fui lieto ed affettuoso con Augusta. Non ci fu quel giorno alcuna nota stonata fra di noi. Niente di eccessivo: ero come dovevo essere con la donna onestamente e sicuramente mia. Altre volte ci furono degli eccessi d’affettuosità da parte mia, ma solamente quando nel mio animo si combatteva una lotta fra le due donne ed eccedendo nelle manifestazioni d’affetto m’era più facile di celare ad Augusta che fra di noi c’era l’ombra per il momento abbastanza potente di un’altra donna. Posso anche dire che perciò Augusta mi preferiva quando non ero tutto e con grande sincerità suo.
A colazione, senz’alcuno sforzo, fui lieto ed affettuoso con Augusta. Non ci fu quel giorno alcuna nota stonata fra di noi. Niente di eccessivo: ero come dovevo essere con la donna onestamente e sicuramente mia. Altre volte ci furono degli eccessi d’affettuosità da parte mia, ma solamente quando nel mio animo si combatteva una lotta fra le due donne ed eccedendo nelle manifestazioni d’affetto m’era più facile di celare ad Augusta che fra di noi c’era l’ombra per il momento abbastanza potente di un’altra donna. Posso anche dire che perciò Augusta mi preferiva quando non ero tutto e con grande sincerità suo.