Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/128: differenze tra le versioni

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si cambia la corrente in quella guisa che l’oceano due volte ogni giorno cresce e decresce. Al flusso poi dell’oceano corrisponde nel mar Tirreno quella corrente che appellasi ''discendente'', e che si porta in quel di Sicilia come se venisse da un luogo più elevato; perocchè questa corrente comincia e finisce a un medesimo tempo col flusso del mare; cioè comincia verso il sorgere della luna o verso il suo tramonto, e finisce quand’essa tocca al meridiano superiore od inferiore alla terra. E così il muoversi opposto delle acque di quello stretto, cui chiamano ''risalente'', corrisponde al riflusso; ed al pari di questo comincia quando la luna tocca all’uno od all’altro dei meridiani già detti, e finisce quand’essa o leva o tramonta.


Noi dunque non seguiremo già questa etiologia, ma sì piuttosto quella che fondasi sopra cose più manifeste, e vedute in certo modo ogni giorno. Perocchè i cataclismi, i tremuoti, le eruzioni, e l’improvviso gonfiarsi del letto del mare innalzano il mare istesso, come lo abbassano i subiti sprofondamenti del suolo. E nel fatto non è già vero che possano uscir del mare masse ed isole piccole, ma grandi no; ovvero isole, e non continenti: e così possono anche sprofondarsi i grandi terreni del pari che i piccoli. Però si dice che per tremuoti si apersero alcune voragini, le quali inghiottirono intiere regioni colle loro città, come Bura e Bizone<ref>''Bura e Bizone''. La prima era una città vicina al golfo di Corinto. L’altra era secondo alcuni nella Tracia, secondo altri nel Ponto, e forse più probabilmente nella Mesia inferiore sulla riva occidentale del Ponto Eussino.</ref> ed altre parecchie. Nè alcuno può dire che la Sicilia sia uno smembramento d’Italia, piuttostochè un paese cacciato fuori dal fuoco dell’Etna, come anche le isole di Lipari e di Pitecusa<ref>Lipari ed Ischia.</ref>.
Ma intorno al flusso e riflusso hanno parlato abbastanza Posidonio e Atenodoro; e in quanto a quello degli stretti, il quale procede anch’esso da una cagione tutta fisica, basterà al nostro intendimento il dire, che questi stretti non hanno tutti le loro correnti di un modo; perocchè altrimenti quel di Sicilia non cangerebbe direzione due volte ogni giorno, come dice Eratostene stesso, e sette volte quello di Calcide, e nè pur una quel di Bizanzio, il quale si muove sempre dal Ponto Eussino verso la Propontide; e se crediamo ad Ipparco rimane qualche volta sospeso<ref>Queste sospensioni del corso dell’Eussino nella Propontide possono essere procedute talvolta da grandi siccità, le quali abbiano diminuita la massa delle acque che il Danubio, il Dnieper, il Don e gli altri fiumi vi portano. Oltrechè i freddi eccessivi e di lunga durata poterono qualche volta arrestare il corso di questi fiumi. (G.)</ref>. Oltre di ciò

Eratostene poi è tanto singolare, che sebbene sia matematico, non sostiene però l’opinione di Archimede. Questi nel libro ''Dei corpi galleggianti'' afferma che la superficie di ogni liquido in istato di riposo è sferica ed ha un medesimo centro colla terra: e questa opinione è ricevuta da quanti abbiano pur toccate le matematiche discipline. Ma Eratostene stima che il mare interno, comunque per confessione sua propria sia tutto continuo, non sia però tutto compreso sotto una