Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/114: differenze tra le versioni

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precisione, nol fanno per trarre altrui in inganno. Ma chi cita Damaste non differisce punto da chi citasse il Bergeo<ref>Cioè Antifane nato a Bergea nella Tracia.</ref> o il messenio Evemero o quegli altri ch’Eratostene stesso ha menzionati censurandone le futilità. Ed egli medesimo cita una delle inezie d’Evemero, cioè l’aver lui creduto che il golfo Arabico fosse un lago; e «che Diotimo figliuolo di Strombico, capo di un’ambasceria di Ateniesi, rimontando il Cidno a traverso della Cilicia passasse nel Coaspi, il quale scorre appo Susa, ed arrivasse in quaranta giorni a quella città; dicendo che questo gli fu raccontato da Diotimo stesso. D’onde maravigliarsi come il Cidno attraversando l’Eufrate ed il Tigri potesse sboccar nel Coaspi».
di Minosse, e la navigazione de’ Fenicj; i quali cercarono i luoghi fuori delle Colonne d’Ercole e vi fondarono alcune città, e così anche in mezzo alla spiaggia di Libia, poco dopo le cose troiane. Enea poi e Antenore e gli Eneti e, per dir breve, tutti coloro i quali, scampati dalla guerra troiana, non si debbono forse porre nel novero degli uomini antichi? Perocchè nel tempo di quella spedizione accadde agli Elleni del pari che ai barbari di perdere quanto o possedevano nelle loro patrie od avevano in guerra acquistato: di qualità che dopo la catastrofe d’Ilio i vincitori si volsero al ladroneccio sospinti dalla miseria, e tanto più i vinti sopravvissuti alla guerra. È fama poi che da costoro fossero fondate moltissime città lungo tutta la costa fuor della Grecia, e qualcuna eziandio nelle parti mediterranee<ref>Nella Ediz. fr. trovasi una lunga enumerazione di tutte le città che furono fondate dopo la guerra di Troia dai Greci e dai Troiani.</ref>.


Nè ciò solo è degno di essere notato, ma questo ancora, ch’ei dice sconosciuti al suo tempo certi luoghi, i quali erano tutti esattamente descritti; e mentre raccomanda altrui di non credere di leggieri a chi che sia, e reca in mezzo con lunghe parole le ragioni per le quali non si dee credere, egli medesimo poi, rispetto al Ponto ed all’Adria prestò fede al primo testimonio in cui si abbattè. Quindi credette che il seno Issico<ref>Il golfo d’Alessandretta.</ref> sia il punto più orientale del nostro mare; mentre la posizione di Dioscuria nell’estremità del Ponto è più orientale di circa tremila stadii, secondo la maniera sua propria di computare; e parlando poi dell’Adria e de’ suoi confini settentrionali ed estremi non si astiene da veruna favola. E credette a molte invenzioni favolose anche intorno alle cose al
Dopo aver detto quanto si procedette nella cognizione della terra abitata dai tempi di Alessandro fino a’ suoi, converte di subito il discorso alla figura; ma non già, alla figura della terra abitata (ciò che sarebbe stato più al proposito), bensì a quella di tutta la