Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/87: differenze tra le versioni

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abitassero i pigmei: e se i posteri ridussero gli Etiopi a quei soli che stanno al di là dell’Egitto, e così anche ciò che raccontasi de’ pigmei, questo non muta punto l’antica tradizione. Perocchè al presente non diciamo Achei nè Argivi tutti coloro che portarono l’armi contro Ilio; e nondimeno Omero tutti con questi nomi li chiama.
<ref follow="p86">Libia, ne tardarono ben sette anni l’esecuzione, perchè non conoscevano nè il nome nè la via di quel paese. Aggiungasi ciò che dicon gli storici, che innanzi al regno di Psammetico, posteriore ad Omero di circa due secoli e mezzo, nessun greco navigatore era stato ricevuto nell’interno dell’Egitto; e si vedrà se fu possibile che quel poeta conoscesse la figura del golfo Arabico, e gli Etiopi abitanti al di là di Siene a duecento leghe dalle rive del Mediterraneo. Però conchiude quell’erudito che invano Strabone si sforza di chiarire la proposta difficoltà. Egli poi è di parere che l’opinione di Eforo sarebbe più plausibile di tutte, qualora potesse credersi che Omero avendo avuta notizia della dispersione de’ Cananei e de’ Fenicj, i quali al suo tempo avevano già introdotta in più parti d’Europa la civiltà, la navigazione, il commercio, si fosse contentato di alludere con espressioni sì vaghe e sì oscure ad un avvenimento di tanta importanza. Io, dice, non me ne so persuadere; e quando il passo citato sia realmente di Omero, e non piuttosto una interpolazione di qualche rapsodo posteriore, confesso di non comprendere che cosa egli abbia voluto significare con quella sua ''divisione degli Etiopi in due popoli''.</ref>, il quale occupa una parte considerevole d’un meridiano e somiglia ad un fiume, lungo circa mille e cinquecento stadii nè largo mai più di mille. E s’aggiunga, che tra l’ultimo seno di questo golfo ed il mar di Pelusio avvi un istmo lungo non più di tre o quattro giornate di viaggio<ref>Questa distanza è di circa 25 leghe in linea retta: ma Strabone parla qui del viaggio della carovana, che suol essere di sei o sette leghe per ciascun giorno. - Queste 25 leghe poi secondo Strabone corrispondono a circa 875 stadj; e però s’egli non guari dopo fa ascendere la lunghezza dell’istmo a 1000 stadj, comprende in questa misura la tortuosità delle strade.</ref>. In quella guisa pertanto che i più abili geografi, volendo dividere l’Asia dalla Libia, considerano il golfo come un

La stessa cosa poi vale rispetto alla divisione degli Etiopi in due parti; dovendosi interpretare che ciò sia detto di tutti coloro i quali abitano lungo tutta la spiaggia dell’Oceano, da dove nasce il sole fino a dove tramonta. Perocchè in questo senso gli Etiopi sono realmente divisi dal Golfo Arabico<ref>La conclusione del nostro Autore, dice il Gossellin, si fonda sopra parecchie errori. Egli suppone coll’autorità di altri antichi, che l’Oceano occupi senza interrompimento in tutta la circonferenza del globo gran parte della zona torrida: Che vicino all’imboccatura del golfo Arabico l’Oceano divida il continente dell’Africa per tutta la sua larghezza da oriente ad occidente per modo che le sue coste riescano quasi parallele all’equatore: Che lungo queste immaginarie coste abitassero gli Etiopi visitati da Menelao: Che finalmente Omero abbia conosciuta benissimo la situazione di que’ popoli, dacchè seppe che il golfo Arabico separava le parti meridionali dell’Africa da quelle dell’Asia. Ma dobbiamo ricordarci, dice il Gossellin, che Omero appena ebbe contezza di un fiume nomato Egitto nel mezzogiorno del Mediterraneo. Circa tre secoli dopo di lui le coste settentrionali dell’Africa eran tuttora sì poco frequentate dai Greci, che la maggior parte dei navigatori ne ignoravan la via; sicchè quando nel 638 av. G. C. l’oracolo ordinò agli abitanti di Tera (una delle isole meridionali dell’Arcipelago) di andar a fondare una colonia nella