Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/86: differenze tra le versioni

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abitassero i pigmei: e se i posteri ridussero gli Etiopi a quei soli che stanno al di là dell’Egitto, e così anche ciò che raccontasi de’ pigmei, questo non muta punto l’antica tradizione. Perocchè al presente non diciamo Achei nè Argivi tutti coloro che portarono l’armi contro Ilio; e nondimeno Omero tutti con questi nomi li chiama.
per le salse onde tranquille''
''Il possente Nettun, che ritornava''
''Dall’Etiopia''<ref>Odiss., lib. {{Sc|v}}, 282.</ref> . . . . . . . .</poem>invece di dire ''dalle parti meridionali''. Perocchè nominando qui i Solimi, il poeta non volle già far intendere quelli della Pisidia, ma sì (come dissi d’innanzi) certi popoli da lui immaginati di ugual nome, e situati ugualmente fra Ulisse che navigava nel suo legno, ed i popoli meridionali di colà intorno, chiamati tutti col nome di Etiopi, in una posizione simile a quella in cui si trovavano i veri Solimi rispetto al Ponto e all’Etiopia situata al di là dell’Egitto.


Così parimenti intorno alle gru parlò in generale, dicendo:
La stessa cosa poi vale rispetto alla divisione degli Etiopi in due parti; dovendosi interpretare che ciò sia detto di tutti coloro i quali abitano lungo tutta la spiaggia dell’Oceano, da dove nasce il sole fino a dove tramonta. Perocchè in questo senso gli Etiopi sono realmente divisi dal Golfo Arabico<ref name="p86">La conclusione del nostro Autore, dice il Gossellin, si fonda sopra parecchie errori. Egli suppone coll’autorità di altri antichi, che l’Oceano occupi senza interrompimento in tutta la circonferenza del globo gran parte della zona torrida: Che vicino all’imboccatura del golfo Arabico l’Oceano divida il continente dell’Africa per tutta la sua larghezza da oriente ad occidente per modo che le sue coste riescano quasi parallele all’equatore: Che lungo queste immaginarie coste abitassero gli Etiopi visitati da Menelao: Che finalmente Omero abbia conosciuta benissimo la situazione di que’ popoli, dacchè seppe che il golfo Arabico separava le parti meridionali dell’Africa da quelle dell’Asia. Ma dobbiamo ricordarci, dice il Gossellin, che Omero appena ebbe contezza di un fiume nomato Egitto nel mezzogiorno del Mediterraneo. Circa tre secoli dopo di lui le coste settentrionali dell’Africa eran tuttora sì poco frequentate dai Greci, che la maggior parte dei navigatori ne ignoravan la via; sicchè quando nel 638 av. G. C. l’oracolo ordinò agli abitanti di Tera (una delle isole meridionali dell’Arcipelago) di andar a fondare una colonia nella</ref>
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. . . . . . . . . . ''col romor che mena''
''Lo squadron delle gru, quando del verno''
''Fuggendo i nembi l’Ocean sorvola''
''Con acuti clangori, e guerra e morte''
''Porta al popol pigmeo''<ref>Il., lib. {{Sc|iii}}, 3.</ref> . . . . . . .</poem>Mentre non si può dire che dai luoghi dell’Ellade soltanto si veggano le gru volare alla volta di mezzogiorno, e non anche dalle regioni d’Italia e d’Iberia, dalle spiagge del Caspio e dalla Battriana. Il perchè, distendendosi l’Oceano lungo tutta la parte meridionale della terra, ed a quella recandosi da ogni dove le gru per fuggire l’inverno, dobbiamo credere che Omero abbia immaginato che lungo tutta quanta quella spiaggia