Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/46: differenze tra le versioni

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colui che attribuisse all’''Iresione''<ref>''Iresione''. V. Plutarco nella vita di Teseo.</ref> attica le mele e le pere ch’essa non può produrre. Fino a tal punto dunque può dirsi che tu parli dirittamente, o Eratostene; ma non così allorchè, togliendo al poeta quella tanta varietà di dottrina, mantieni che l’arte poetica consista in non so quale racconto di favole a modo che fanno le vecchierelle, e che a lei sia conceduta licenza d’inventare tutto ciò che le pare acconcio a produrre diletto. Dinque non gioverà nè eziandio agli uditori dei poeti, se questi saranno pratici di molti luoghi, o della milizia, agricoltura e rettorica, le quali, com’è naturale, s’imparano a forza di udire<ref>V’erano presso i Greci certe scuole pubbliche, nelle quali alcuni professori particolarmente consacrati a questa maniera d’insegnamento, attendevano a spiegare le opere dei poeti, ed a farne sentire le bellezze od il merito. Gli scolari di tutte le età che intervenivano a questa specie di corsi si chiamavano ''uditori'' (ἀκροάται): e questa maniera d’istruirsi e di studiare i buoni autori chiamavasi ἀκρόασις che i Latini traducono ''auditio'', e noi potremmo volgere in ''ascoltamento''.</ref>? Il fatto si è che Omero attribuisce tutte coteste cose ad Ulisse, cui egli fra tutti gli eroi adorna di ogni virtù, dicendo:

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Oltre di ciò Eratostene contraddice anche a sè stesso. Perocchè poco prima di quella sentenza che noi abbiam riferita, dando principio al Trattato della geografia dice che «tutti gli antichi furono studiosi di recare in mezzo le geografiche loro cognizioni. Quindi Omero collocò nel suo poema tutto quanto egli seppe intorno agli Etiopi ed alle cose d’Egitto e di Libia. Rispetto poi alla Grecia ed ai luoghi circonvicini vi raccolse a grande studio quanto potè, dando a Tisbe il nome di ''altrice di colombe'', ad Aliarto quello di ''erbosa'', ad Antedone quello di ''estrema'', e dicendo che Lilea è situata presso alle sorgenti del Cefiso: e nessuno di questi aggiunti è ozioso.» - Ma in questo volle il poeta dilettare o istruire? Senza dubbio, istruire. - «Se non che Omero scrisse forse con tale intenzione quelle cose soltanto che qui abbiamo accennate: ma quelle altre che risguardano luoghi men conosciuti, egli al pari degli altri le ha empiute delle mitologiche meraviglie.» - Dunque era da dire piuttosto: Che ogni poeta descrive le cose sue, in parte con animo di dilettare soltanto, in parte per istruire; ma Eratostene invece asserisce che il poeta cerca solo il diletto e non l’istruzione. E si studia di confermarlo domandando, che cosa contribuisce al valore di Omero, l’essere lui stato pratico di molti luoghi, della strategia, agricoltura, rettorica, e di quante altre cose alcuni sogliono studiarsi di attribuirgli? E veramente il volere trovar ogni cosa in Omero potrebbesi ascrivere a zelo eccessivo di magnificarlo. E chi (dice Ipparco) lodasse Omero di ogni scienza e di ogni arte, somiglierebbe a colui che
''Che città vide molte, e delle genti''
''L’indol conobbe'' . . . . . .<ref>Odiss., lib. {{Sc|i}}, 3.</ref>.</poem>Egli è:
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. . . . . . ''uom che ripieno''
''Di molti ingegni ha il capo e di consigli''<ref>Iliad., lib. {{Sc|iii}}, 202; lib. {{Sc|ii}}, 278; lib. {{Sc|x}}, 246.</ref>.</poem>