Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/38: differenze tra le versioni

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Ma d’altra parte non debbe nemmanco investigare minutamente quali siano in ciascun luogo della terra gli astri che si levano insieme, o che insieme tramontano, o che si trovano insieme al meridiano; i gradi di elevazione del polo; i punti del cielo corrispondenti al zenit di ogni luogo, e finalmente tutto ciò che secondo il mutarsi dell’orizzonte e del cerchio artico, si muta o nell’apparenza o nella sua propria natura. Ma di queste cose alcune non debbon essere da lui studiate punto nè poco, a meno che non le voglia considerare in qualità di filosofo; altre dee crederle sull’altrui fede, sebbene non ne scorga la cagione: perocchè l’investigarla spetta al solo filosofo, e l’uomo di Stato non ha, o certo almeno non ha sempre tanto ozio, da potere attendere a così fatte investigazioni. Così eziandio chi si fa a leggere questo libro non debb’essere nè tanto sprovveduto d’ogni istruzione nè tanto inerte da non aver mai veduta una sfera, o i cerchi che vi sono descritti, e dei quali altri sono paralleli tra loro, altri li tagliano ad angolo retto, altri sono in obbliqua posizione; e da non conoscere la posizione dei tropici, dei meridiani, e del zodiaco pel quale cammina il sole regolando le differenze delle stagioni e dei venti. Perocchè colui il quale ignora le cose spettanti al variare dell’orizzonte, al cerchio artico, ed a quant’altro viene insegnato nei primi elementi della matematica, come potrà tener dietro alle cose che in questo libro si dicono? E chiunque ignora che cosa sia una linea retta o una curva, un circolo, una superficie sferica o piana; chiunque non conosce nel cielo nè i sette astri dell’orsa maggiore, nè cosa

Ciò poi che spetta ai climi dimostrasi nei trattati delle posizioni abitabili<ref>Il testo dicendo ἐν τοῖς περὶ τῶν οἰκήσεων δείκνυται potrebbe anche significare ''si manifesta nelle cose spettanti alle abitazioni'', o come dice il traduttor latino: ''ratione diversarum habitationum demonstrantur''. Ho seguito nondimeno la interpretazione francese, perchè abbandonando subito Strabone questa materia, pare veramente ch’egli per ciò che concerne i climi od i varii gradi d’inclinazione verso il polo abbia voluto rimettere i suoi leggitori a’ trattati più conosciuti ''sulle posizioni''; per esempio, a quello di Teodosio tripolitano περὶ τῶν οἰκήσεων</ref>.

V’hanno dunque alcune cose già dimostrate, dalle quali noi dobbiamo pigliare principalmente quelle che sono utili al politico ed al condottiero di eserciti. Perocchè non debbe ignorare il sistema celeste nè la posizione della terra per modo che arrivando in luoghi dove alcuni dei fenomeni del cielo siano diversi dal consueto se ne sgomenti, e dica:
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''Qui, d’onde l’Austro spira o l’Aquilone,''
''E in qual parte il sole alza, e in qual declina''
''Noto non è''<ref>Odiss., lib. {{Sc|x}}, 190.</ref>.</poem>