Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/227: differenze tra le versioni

Utoutouto (discussione | contributi)
mNessun oggetto della modifica
Utoutouto (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
con V Eletto del popolo s’uniscono in un luogo dentro del
con l’Eletto del popolo s’uniscono in un luogo dentro del
f(j uopo al Guisa che corresse ad opporsi fuori di Napoli. Ciò era
<ref follow="pag178">fa uopo al Guisa che corresse ad opporsi fuori di Napoli. Ciò era quello che volevano i vicereali; imperocchè, assalito i quartieri della città con grande vigore, il popolo fu obbligato a dileggiare
da’ siti affortificati, e dove credeva che gli fosse rimase il baloardo del Carmine, Gennaro Annese, stato fin qui anima e consiglio della rivolta, lo cedette traditevolmente nelle mani di D. Giovanni. N’ebbe in compenso la forca, insieme con Luigi Ferro, altro capoparte popolano, che indarno aveva tentato di aiutar la fortuna del Duca di Guisa, costretto a fuggir del reame. Così per que’ subiti cangiamenti che sogliono avvenir nelle umane cose, questa rivoluzione, che, sorta quasi improvvisamente, era durata nove mesi, ebbe fine in poche ore, dopo di aver prodotto orridi mali per feroci e sanguinose discordie nella città.<br />
quello che volevano i vicereali; imperocché, assalito i quartieri
{{spazi|3}}Duravano ancora i funesti effetti del popolar tumulto quando al 1656 in Napoli fu una crudel pestilenza. La portarono i soldati
della città con grande vigore, il popolo fu obbligato a dileggiare
spagnuoli venuti su una nave di Sardegna, i quali, pigliato qui pratica senza alcun provvedimento, la sparsero ne’ luoghi bassi della marina, il morbo si diffuse con ispaventevole rapidità e forza; la città fu piena di morti; cadaveri nelle case, nelle strade, ne’ monasteri; mancavano il tempo e le braccia all’opera del seppellire, e le vie, una volta usate e percorse da numerosa popolazione, erano ingombrate dall’erba. Vuolsi che Napoli avesse perduto in quella memorabile pestilenza meglio che trecentocinquantamila abitanti.<br />
da’ siti affortificati, e dove credeva che gli fosse rimase il baloardo
{{spazi|3}}Il Cardinal d’Aragona, ultimo Vicerè di Filippo, tornava in
del Carmine, Gennaro Annese, stato fin qui anima e consiglio della
Ispagna a far parte del consiglio di reggenza alla morte del Re, a cui succedeva nel 1665 ''Carlo II'' nell’età di quattro anni, il quale negli altri trentacinque che gli avanzarono di vita mandò in Napoli sette Vicerè, che furono ''D. Pietro Antonio d’Aragona'', ''D. Federico di Toledo'', ''D. Antonio Alvarez'', ''D. Ferrante Foxardo'', ''D. Gaspare de Haro'', ''D. Francesco Benavides'' e ''D. Luigi della Zerda'', ed un Luogotenente nominato ''D. Girolamo Colonna'', Era l ultimo Vicerè nel reggimento dello Stato, quando succedette a Carlo per testamento il nipote di Luigi XIV, ''Filippo'' Duca d’Angiò, secondo nato dell’erede di Francia. Ma contrastando il trono a Filippo, che fu quarto tra noi, l’lmperator Leopoldo, si {{Pt|ap-|}}</ref>
rivolta, lo cedette traditevolmente nelle mani di D. Giovanni.
IS’ebbe in compenso la forca, insieme con Luigi Ferro, altro capoparle
popolano, che indarno aveva tentato di aiutar la fortuna
del Duca di Guisa, costretto a fuggir del reame. Così per que’subili
cangiamenti che sogliono avvenir nelle umane cose, questa rivoluzione, che, sorta quasi improvvisamente, era durala novo
mesi, ebbe fine in poche ore, dopo di aver prodotto orridi mali
per feroci e sanguinose discordie nella città.
Duravano ancora i funesti effetti del popolar tumulto quando al
1656 in Napoli fu una crude! pestilenza. La portarono i soldati
spagnuoli venuti su una nave di Sardegna, i quali, pigliato qui
pratica senza alcun provvedinienio, la sparsero ne’luoghi bassi della
marina, il morbo si diffuse con ispavenievole rapidità e forza -, la
città fu piena di morti-, cadaveri nelle case, nelle strade, ne’ monasteri
5 mancavano il tempo e le braccia all’opera del seppellire,
e le vie, una volta usale e percorse da numerosa popolazione,
erano ingombrate dall’erba. Vuoisi che Napoli avesse perduto in
quella memorabile pestilenza meglio che irecentocinquaniamila abitanti.
Il Cardinal d’Aragona, ultimo Viceré di Filippo, tornava in
Ispagna a far parte del consiglio di reggenza alla morte del Re,
a cui succedeva nel 4665 Carlo II nell’età di quattro anni, il
quale negli altri treniacinque che gli avanzarono di vita mandò in
Napoli sette Viceré, che furono J). Pietro Jnlonio d" Aragona,
D. Federico di Toledo, D. Antonio Alvarez, D. Ferrante Fuxardo
^ D. Gaspare de Haro, D, Francesco Bsnavides e D. Luigi della
Zerda, ed un Luogotenente nominato D. Girolamo Colonna, Era
r ultimo Viceré nel reggimento dello Stato, quando succedette a
Carlo per testamento il nipote di Luigi XIV, Filippo Duca d’Angiò,
secondo nato dell’erede di Francia. Ma contrastando il trono
a Filippo, che fu quarto tra noi, T lmp?rator Leopoldo, si ap4^