Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/468: differenze tra le versioni

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migliore quasi di quelle battute a Costantinopoli. Una consimile disfigurazione della leggenda imperiale, si riscontra anche nelle prime monete dei Principi Beneventani, i quali imitando e contraffacendo il soldo bizantino con successive e graduate alterazioni, s’arrogarono il dritto di zecca, sottraendosi, con quelle mendaci apparenze alle rappresaglie che una più manifesta usurpazione avrebbe potuto provocare.
migliore quasi di quelle battute a Costantinopoli. Una consimile disfigurazione della leggenda imperiale, si riscontra anche nelle prime monete dei Principi Beneventani, i quali imitando e contraffacendo il soldo bizantino con successive e graduate alterazioni, s’arrogarono il dritto di zecca, sottraendosi, con quelle mendaci apparenze alle rappresaglie che una più manifesta usurpazione avrebbe potuto provocare.


Come segno quindi dell’ambita indipendenza, essi guastavano e confondevano le lettere del nome imperiale, affinchè al confronto meglio apparissero le iniziali del nome loro; e non è improbabile ohe lo stesso sia avvenuto a Napoli, non potendo altrimenti spiegarsi questa anomalia che fa contrasto alla serie numerosa delle monete prodotta dalle zecche di Roma e di Ravenna, sulle quali, ancorché a volta ne sia barbaro e sconvolto il tipo, si legge sempre chiaramente il nome dell’imperatore<ref>Di Roma si conosce solamente una monetina quadrata anepigrafe, sulla quale manca il nome imperiale, ma lo stile n’è così rozzo, che non può darsi alcun valore a quella omissione.</ref>. Solamente, attraverso le fitte tenebre che oscurano la storia dei quindici Duchi che si successero a Napoli, non è possibile indagare quali tra essi, sforzandosi a rendere meno visibili i segni di dipendenza verso la corte Bizantina, diedero ardire agli altri di procedere a più audaci tentativi, e di apporre il loro nome sulle monete.
Come segno quindi dell’ambita indipendenza, essi guastavano e confondevano le lettere del nome imperiale, affinchè al confronto meglio apparissero le iniziali del nome loro; e non è improbabile che lo stesso sia avvenuto a Napoli, non potendo altrimenti spiegarsi questa anomalia che fa contrasto alla serie numerosa delle monete prodotta dalle zecche di Roma e di Ravenna, sulle quali, ancorché a volta ne sia barbaro e sconvolto il tipo, si legge sempre chiaramente il nome dell’imperatore<ref>Di Roma si conosce solamente una monetina quadrata anepigrafe, sulla quale manca il nome imperiale, ma lo stile n’è così rozzo, che non può darsi alcun valore a quella omissione.</ref>. Solamente, attraverso le fitte tenebre che oscurano la storia dei quindici Duchi che si successero a Napoli, non è possibile indagare quali tra essi, sforzandosi a rendere meno visibili i segni di dipendenza verso la corte Bizantina, diedero ardire agli altri di procedere a più audaci tentativi, e di apporre il loro nome sulle monete.