<pages index="Graf - Le Rime dalla Selva, 1906.djvu" from=94 to=97 fromsection="" tosection="" />
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Un idillio che a {{Ac|Mosco}}
Non venne in mente mai:<ref>E neanche a {{Ac|Bione di Smirne|Bione}}, e neanche a {{Ac|Teocrito}}.</ref>
Stamattina trovai
Una fata nel bosco.
Laggiù, tra valle e monte,
Ove, da un antro scuro,
Si sprigiona il più puro,
Il più gelido fonte.
Proprio una fata. Oh, come
Bella, fresca e pulita!
Vestita, oh Dio, vestita
Solo delle sue chiome.
Di quelle chiome d’oro
Che ai venti ell’abbandona,
E non voglion corona
Nè d’oro nè d’alloro.
Sull’orlo era seduta
Della fonte gioconda;
Si specchiava nell’onda
E sorrideva muta;
Intanto che, nascoso
Tra ’l verde, un usignuolo
Gorgheggiava un a solo
Molto melodïoso.
Quando le fui vicino,
Si volse all’improvviso
E mi guardò nel viso
Con un atto divino.
D’esser nuda parea
Non sapesse nemmeno,
Così schietto e sereno
Il bel volto ridea
Io rimasi perplesso,
Non sapendo che dire,
Da tema e da desire
Punto in un tempo stesso.
Alfine, in un abete
Gli occhi tenendo fissi,
Mia signora, le dissi,
Ho tanta, tanta sete.
Questi sommessi e piani
Detti le porsi, ed ella
Fe’ delle man giumella
(Oh, quelle bianche mani,
Così sottili e lievi!
Oh, coppa monda e rara!)
Colse dell’acqua chiara,
E poi mi disse: Bevi.
Ed io, riconoscente
Pel ben che mi profferse,
Da quelle mani terse
Bevvi golosamente.
E adesso che la rima
Mi ci fa ripensare,
Adesso, anime care,
Ho più sete di prima.
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