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altri vogliono) d’Anacleto Secondo s’intitolò Re della {{Pt|Si-|}}
<ref follow="pag98">{{spazi|3}}Se tanto fu il pregio delle opere politiche ed economiche, minore assai fu quello delle matematiche e delle fisiche e naturali, sebbene la città nostra avesse anche in questo più cultura e più fervore di studi che ciascun’altra italiana. Ma la valentia de’ nostri non si dimostrò sempre nelle opere, e solo in parte, e più che in altro stette nel ben conoscere, e nell’applicare, estendere o
tonto fu il pregio delle opere poììticìie ed economiche, minore
correggere le opinioni e le teoriche degli stranieri. Prima di tutto facea d’uopo che i nostri si accomunassero agli altri di Europa; e tale accomunamento fu di tutte quelle varie fatiche l’effetto più grande. Per le matematiche è a notare che, più che per l’analisi, i Napolitani mostraron grande attitudine e quasi una predilezione per il metodo degli antichi, usando maestrevolmente e con rara eleganza. Contuttocciò questa inclinazione alla sintesi non fu tanta e sì salda, che non si esercitassero valentemente nella moderna analisi eziandio quelli, come il ''Fergola'', ch’eran tenuti i più schivi. Alcuni fecero nuove applicazioni, nel che è a ricordare del ''Marzucco'' che applicò alla chimica le matematiche; altri corressero o semplificarono gli altrui metodi e formole, ed altri sciolsero con nitidezza maravigliosa problemi difficilissimi: ma insomma nissun vero e grande progresso sopra gli altri europei. Non altrimenti fu della fisica, e solo mentoveremo che al principio del secolo l’''Arriani'' introdusse nell’Università la fisica del {{AutoreCitato|Isaac Newton|Newton}}, sostituendola a quella che vi regnava del {{AutoreCitato|Cartesio}}, e che tra i più pregevoli scritti per la copia e l’accuratezza delle osservazioni son da porre alcuni che si fecero sul Vesuvio e su’ tremuoti delle Calabrie. Ma le scienze naturali meglio che le altre s’avvantaggiarono. Il ''Serao'', dottissimo, facondo e giudizioso scrittore, e il ''Poli'', furono i più diligenti autori di zoologia; e nella botanica non meno che nell’entomologia molto fece e scrisse il ''Cirillo''.<br />
assai fu quello delle matematiche e delle fisiche e naturali,
{{spazi|3}}Quanto alla medicina, si è potuto vedere che nelle precedenti età progredì con la scorta ippocratica, e che però gradatamente si ritrasse da’ suoi passati trascorsi. Poco generalmente la disviarono le moderne ipotesi, onde in quel secolo, in cui tanto prevalse l’esperienza e il positivo e spregiudicato studio di tutte cose,
sebbene la ci uà nostra avesse anche in questo più cultura e più
fervore di studi che ciascun’altra italiana. Ma la valentia de* nostri
non si dimostrò sempre nelle opere, e solo in parte, e più che
"in altro slette nel ben conoscere, e nelT applicare, estendere o
correggere le opinioni e le teoriche degli stranieri. Prima di tutto
facea d’uopo che i nostri si accomunassero agli altri di Europa;
e tale accomunamento fu di tutte quelle varie fatiche V effetto più
grande. Per le matematiche è a notare che, più che per l’analisi,
i Napolitani mostraron grande attitudine e quasi una predilezione
per il metodo degli antichi, usando maestrevolmente e con rara
eleganza. Contuttocciò questa inclinazione olla sintesi non fu tanta
€ sì salda, che non si esercitassero valentemente nella moderna
analisi eziandio quelli, come il Pergola^ ch’eran tenuti i più schivi.
Alcuni fecero nuove applicazioni, nel che è a ricordare del Marzucco
che applicò alla chimica le matematiche -, altri corressero o
semplificarono gli altrui metodi e formole, ed altri sciolsero con
nitidezza maravigiiosa problemi difficilissimi: ma insomma nissuu
vero e grande progresso sopra gli altri europei. Non altrìmenli fu
della fisica, e solo mentoveremo che al principio del secolo V Arriani
introdusse nell’Università la fisica del Newton, sostituendola
a quella che vi regnava del Cartesio, e che tra ì più pregevoli
scritti per la copia e T accuratezza delle osservazioni son da porre
alcuni che si fecero sul Vesuvio e su’ tremuoti delle Calabrie. Ma
le scienze naturali meglio che le altre s’avvantaggiarono. Il Serao^
dottissimo, facondo e giudizioso scrittore, e il Poli, furono i più
diligenti autori di zoologia -, e nella botanica non meno che nell’entomologia
molto fece e scrisse il Cirillo,
Quanto alla medicina, si è potuto vedere che nelle precedenti
eia progredì con la scorta ippocratica, e che però gradatamente
si ritrasse da’ suoi passali trascorsi. Poco generalmente la disviarono
le moderne ipotesi, onde in quel secolo, in cui tanto prevalse
r esperienza e il positivo e spregiudicato studio di tutte cose,
avanzò senza posa per il preso sentiero, e se non ebbe lo splendore
avanzò senza posa per il preso sentiero, e se non ebbe lo splendore
e il grido che soglion da le ipotesi e gli ardili sisiemi,
e il grido che soglion da le ipotesi e gli arditi sistemi,</ref>