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(Nessuna differenza)

Versione delle 14:05, 16 apr 2016

46 atto ii. choro.

     Non alza i ſuoi penſieri
     À par de’ tuoi misteri.
     Amor, degno maeſtro
     Sol tu ſei di te ſteſſo,
     125E ſol tu ſei da te medeſmo espreſſo;
     Tu di legger inſegni
     À i più ruſtici ingegni
     Quelle mirabil coſe,
     Che con lettre amoroſe
     130Scriui di propria man ne gli occhi altrui;
     Tu in bei facondi detti
     Sciogli la lingua de’ fedeli tuoi;
     E speſſo (ò strana e noua
     Eloquenza d’Amore)
     135Speſſo in un dir confuſo,
     E’n parole interotte
     Meglio ſi esprime il core,
     E più par, che ſi moua,
     Che non ſi fà con voci adorne, e dotte:
     140E’l ſilentio ancor ſuole
     Hauer prieghi, e parole.
         Amor, leggan pur gli altri
     Le Socratiche carte,
     Ch’io in due begl’occhi apprenderò quest’arte:
     145E perderan le rime
     De le penne più ſaggie
     Appò le mie ſeluaggie,
     Che roza mano in roza ſcorza, imprime.


     Non alza i suoi pensieri
     A par de’ tuoi misteri.
     Amor, degno maestro
     Sol tu sei di te stesso,
     125E sol tu sei da te medesmo espresso;
     Tu di legger insegni
     A i più rustici ingegni
     Quelle mirabil cose,
     Che con lettre amorose
     130Scrivi di propria man ne gli occhi altrui;
     Tu in bei facondi detti
     Sciogli la lingua de’ fedeli tuoi;
     E spesso (o strana e nova
     Eloquenza d’Amore)
     135Spesso in un dir confuso,
     E’n parole interotte
     Meglio si esprime il core,
     E più par, che si mova,
     Che non si fa con voci adorne, e dotte:
     140E’l silenzio ancor suole
     Aver prieghi, e parole.
         Amor, leggan pur gli altri
     Le Socratiche carte,
     Ch’io in due begl’occhi apprenderò quest’arte:
     145E perderan le rime
     De le penne più saggie
     Appo le mie selvaggie,
     Che rozza mano in rozza scorza, imprime.

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