Vita di Ascanio Sforza: differenze tra le versioni

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|NomeCognome=Roberto Rusca
|TitoloOpera= Vita di Ascanio Sforza
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Nacque Ascanio Maria l'anno 1454, da Francesco I Sforza duca di Mlilano, naturale di Sforza e di Bianca Visconti, figliuola naturale di Filippo Maria Visconti, ed ebbe cinque fratelli tutti da un padre e da una madre nati. Galeazzo che fu primogenito e che nacque prima che Francesco Sforza avesse in possesso il ducato di Milano; Sforza, che fu duca di Bari e secondogenito, e Lodovico terzogenito; Ascanio quarto ed Ottaviano. Galeazzo successe nel ducato di Milano al padre, ma per una congiura fu in S. Stefano in Broglio ammazzato proprio il Giorno di S. Stefano da congiurati l'anno 1476; e restando Bona, duchessa, tutrice de' piccoli figliuoli e reggente del ducato, Ascanio coi fratelli congiurarono contra la duchessa Bona. Il perché per acquetare questi fratelli fu ordinato dar a loro ogni anno diecimila e cinquecento scudi per uno sopra all'entrata della città di Cremona, dote della madre loro, e vi furono deputati i palazzi fuori di corte per abitare. A Sforza venne dato il palazzo che fu di Tomaso Arieto, contiguo a Porta Tosa; a Lodovico quello di Giulia Bonizo cremonese, a S. Giovanni alla Conca, dove già fu la corte di Barnabò Visconti; ad Ascanio Maria il palazzo che già fu di Leonardo Vicemala e nella strada dei Fagnani; ad Ottaviano quello di Francesco Preminuto, sopra il corso di Porta Nuova. Questa congiura fu scoperta dagli oratori genovesi e da Lodovico Gonzaga, che s'interposero ancora ad accomodare le cose nel modo che abbiamo scritto. Ma avendo la duchessa fatto prendere Donato, capitano valoroso, e i fratelli non istando contenti, pigliarono le armi e presero Porta Tosa, e posero Santino Reina con buon presidio alla guardia di quella porta. Si interposero gli amici, ed Ascanio coi fratelli e zii del duca deposero le armi, e restituirono Porta Tosa a persuasione degli oratori genovesi, e Roberto Sanseverino e suoi che teneva con Ascanio fratelli, fuggì armato da Milano in Francia. Fuggì ancora Ottaviano Sforza, pigliando il cammino verso Adda; al qual fiume essendo arrivato vicino alla terra di Spino, per paura de' villani che per commissione della duchessa e del Senato lo seguitavano, si pose a volerlo passare a guazzo, e dal torrente fu scavalcato e si sommerse in età d'anni 18, e dopo tre dì ritrovato il cadavere, fu portato a Milano e nella chiesa màggiore sepolto {{Rif|1}}. Ascanio e Lodovico Sforza per commissione del Senato andarono a Chiaravalle {{Rif|2}}, dov'era commendatario Ascanio fino dall'anno 1466, e dimorando essi quivi, il primo di giugno 1477, si congregò il Senato dentro il castello; per commissione della duchessa Bona, di Cecco Simonetta e degli amministratori dello Stato, dove fu letto un processo contro Ascanio, fratelli, e Roberto Sanseverino come perturbatori dello Stato, e si mandò a tutti i potentati d'Italia.<br />
Sforza, duca di Bari, fu relegato al suo ducato nel regno di Napoli: Lodovico a Pisa, e Ascanio a Perugia. Ma l'anno 1478, Antonio da Trezzo oratore di Ferdinando, re di Napoli, appresso al duca Giovanni Galeazzo, richiese al duca fanciullo da parte del suo re che lasciasse l'amicizia de' Veneziani, e concedesse ad Ascanio e Lodovico il ritorno alla patria. Ma non essendo ammessa la domanda, Sforza duca di Bari e Lodovico, persuasi da Ferdinando re di Napoli, ruppero i confini di dove erano relegati e andarono con Roberto Sanseverino, ritornato da; Francia, nel Genovese a rompere la guerra al duca di Milano. Il perché il primo di marzo furono per ribelli pubblicati, e fu loro tolta la solita provvisione ed entrata che per la dote materna avevano sopra la città di Cremona, morendo Sforza in Varese {{Rif|3}} del Genovese, chi dice di veleno e chi per esser lui troppo grasso; e Lodovico fu da Ferdinando, re di Napoli, investito del ducato di Bari per dargli animo a seguir la guerra contro il duca, al quale tolse Tortona essendo capitano Roberto Sanseverino. E sebbene in quella guerra fosse destinato dal Senato Gian Giacomo Trivulzio per capitano, fu fatto Lodovico riconciliare colla duchessa Bona, col mezzo di Giovan Borromeo, Pietro da Pusterla, Antonio Marliano, Elena moglie di Gio. Giorgio Maino, ed Antonio Trassino mercante ferrarese, che per cameriere e trinciante fu dato da Galeazzo, duca, a Bona sua moglie, e dopo la morte del duca favoritissimo dalla duchessa, la quale contro al volere di Cecco Simonetta, suo secretario, accettò in grazia Lodovico, il qual disse alla duchessa Bona ch'ella gli avrebbe lasciato lo stato, ed egli la vita, come successe.
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'''8''' {{Nota|8}}
 
'''9''' {{nota|9}} Vedi la nota a pag. 99 in cui è riportata la lagrimevole lettera d'Isabella, moglie di Gian Galeazzo.
 
'''10''' {{Nota|10}} Costui fu assunto poi al papato; ed è quel Giulio II che fu il terrore delle armate straniere in Italia, e che guidava egli stesso gli eserciti agli assalti delle città.