Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/503: differenze tra le versioni

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mia male azione ch’era probabilmente la prima che avessi commessa. Forse Catina avrebbe invocato l’ausilio di mia madre per infliggermi una punizione ed io, finalmente l’avrei rivista.
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mia male azione ch’era probabilmente la prima che a-
La vidi però pochi giorni appresso o credetli di rivederla. Avrei potuto intendere subito ch’era un’illusione perchè l’immagine di mia madre, come l’avevo evocata, somigliava troppo al suo ritratto che ho sul mio letto. Ma devo confessare che nell’apparizione mia madre si mosse come una persona viva.
vessi commessa. Forse Catina avrebbe invocato l’ausilio

di mia madre per infliggermi una punizione ed io, fi¬
Molto, molto sole, tanto da abbacinare! Da quella ch’io credevo la mia gioA'inezza mi perveniva tanto di quel sole ch’era difficile dubitare non fosse dessa. Il nostro tinello nelle ore pomeridiane. Mio padre è ritornato a casa e siede su un sofà accanto a mamma che sta imprimendo con certo inchiostro indelebile delle iniziali su molta biancheria distribuita sul tavolo a cui essa siede. Io mi trovo sotto il tavolo dove giuoco con delle pallottole. M’avvicino sempre più a mamma. Probabilmente desidero ch’essa s’associ ai miei giuochi. A un dato punto, per rizzarmi in piedi fra di loro, m’aggrappo alla biancheria che pende dal tavolo e allora avviene un disastro. La boccetta d’inchiostro mi capita sulla testa, bagna la mia faccia e le mie vesti, la gonna di mamma e produce una lieve macchia anche sui calzoni di papà. Mio padre alza una gamba per appiopparmi un calcio...
nalmente l’avrei rivista.

La vidi però pochi giorni appresso o credetli di ri¬
Ma io in tempo ero ritornato dal mio lontano viaggio e mi trovavo al sicuro qui, adulto, vecchio. Devo dirlo! Per un istante soffersi della punizione minacciatami e subito dopo mi dolse di non aver potuto assistere all’atto di protezione che senza dubbio sarà partito da
vederla. Avrei potuto intendere subito ch’era un’illu¬
sione perchè l’immagine di mia madre, come l’avevo
evocata, somigliava troppo al suo ritratto che ho sul mio
letto. Ma devo confessare che nell’apparizione mia ma¬
dre si mosse come una persona viva.
Molto, molto sole, tanto da abbacinare! Da quella
ch’io credevo la mia gioA'inezza mi perveniva tanto di
quel sole ch’era difficile dubitare non fosse dessa. Il
nostro tinello nelle ore pomeridiane. Mio padre è ritor¬
nato a casa e siede su un sofà accanto a mamma che sta
imprimendo con certo inchiostro indelebile delle ini¬
ziali su molta biancheria distribuita sul tavolo a cui essa
siede. Io mi trovo sotto il tavolo dove giuoco con delle
pallottole. M’avvicino sempre più a mamma. Probabil¬
mente desidero ch’essa s’associ ai miei giuochi. A un
dato punto, per rizzarmi in piedi fra di loro, m’aggrap¬
po alla biancheria che pende dal tavolo e allora av¬
viene un disastro. La boccetta d’inchiostro mi capita
sulla testa, bagna la mia faccia e le mie vesti, la gonna
di mamma e produce una lieve macchia anche sui cal¬
zoni di papà. Mio padre alza una gamba per appiop¬
parmi un calcio...
Ma io in tempo ero ritornato dal mio lontano viag¬
gio e mi trovavo al sicuro qui, adulto, vecchio. Devo
dirlo! Per un istante soffersi della punizione minaccia¬
tami e subito dopo mi dolse di non aver potuto assistere
all’atto di protezione che senza dubbio sarà partito da
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