Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/189: differenze tra le versioni

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una passione che non sentivo. Non è permesso di farsi veder freddo con la sposa dai suoi genitori nel momento in cui ci si accinge di andar a letto con essa! Augusta ricorda specialmente le affettuose parole che le mormoravo a quel tavolo. Fra boccone e boccone devo averne inventate di magnifiche e resto stupito, quando mi vengono ricordate, perchè non mi sembrerebbero mie.
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una passione che non sentivo. Non è permesso di farsi
Lo stesso mio suocero, Giovanni il furbo, si lasciò ingannare e, finchè visse, quando voleva dare un esempio di una grande passione amorosa, citava la mia per sua figlia, cioè per Augusta. Ne sorrideva beato da quel buon padre ch’egli era, ma gliene derivava un aumento di disprezzo per me. perchè secondo lui, non era un vero uomo colui che metteva tutto il proprio destino nelle mani di una donna e che sopra tutto non s’accorgeva che all’infuori della propria v’erano a questo mondo anche delle altre donne. Da ciò si vede che non sempre fui giudicalo con giustizia.
veder freddo con la sposa dai suoi genitori nel momento

in cui ci si accinge di andar a letto con essa! Augusta
Mia suocera, invece, non credette nel mio amore neppure quando la stessa Augusta vi si adagiò piena di fiducia.
ricorda specialmente le affettuose parole che le mormo¬

ravo a quel tavolo. Fra boccone e boccone devo averne
Per lunghi anni essa mi squadrò con occhio diffidente, dubbiosa del destino della figliuola sua prediletta.
inventate di magnifiche e resto stupito, quando mi ven¬

gono ricordate, perchè non mi sembrerebbero mie.
Anche per questa ragione io sono convinto ch’essa deve avermi guidato nei giorni che mi condussero al fidanzamento. Era impossibile d’ingannare anche lei che deve aver conosciuto il mio animo meglio di me stesso.
Lo stesso mio suocero, Giovanni il furbo, si lasciò

ingannare e, finché visse, quando voleva dare un esem¬
Venne finalmente il giorno del mio matrimonio e proprio quel giorno ebbi un’ultima esitazione. Avrei dovuto essere dalla sposa alle otto del mattino, e invece alle sette e tre quarti mi trovavo ancora a letto fumando rabbiosamente e guardando la mia finestra su cui
pio di una grande passione amorosa, citava la mia per
sua figlia, cioè per Augusta. Ne sorrideva beato da quel
buon padre ch’egli era, ma gliene derivava un aumento
di disprezzo per me. perchè secondo lui, non era un vero
uomo colui che metteva tutto il proprio destino nelle
mani di una donna e che sopra tutto non s’accorgeva che
all’infuori della propria v’erano a questo mondo anche
delle altre donne. Da ciò si vede che non sempre fui giu¬
dicalo con giustizia.
Mia suocera, invece, non credette nel mio amore nep¬
pure quando la stessa Augusta vi si adagiò piena di fi¬
ducia.
Per lunghi anni essa mi squadrò con occhio diffi¬
dente, dubbiosa del destino della figliuola sua prediletta.
Anche per questa ragione io sono convinto ch’essa deve
avermi guidato nei giorni che mi condussero al fidanza¬
mento. Era impossibile d’ingannare anche lei che deve
aver conosciuto il mio animo meglio di me stesso.
Venne finalmente il giorno del mio matrimonio e
proprio quel giorno ebbi un’ultima esitazione. Avrei do¬
vuto essere dalla sposa alle otto del mattino, e invece
alle sette e tre quarti mi trovavo ancora a letto fuman¬
do rabbiosamente e guardando la mia finestra su cui
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