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Nido, con i suoi vichi, non hanno molta larghezza; {{Pt|per-|}}
— 69 —
<ref follow="pag50">è pure capace di ristorazione. La dipintura che vedi a porta ''Capuana'' non è del Preti, ma opera a fresco di Gennaro Maldarelli, fatta nel 1837.<br />
Nido, con i suoi tìcIiì, non hanno molta larghezza; perè
{{spazi|3}}Dalla via di mare furono ancor di più protratte le porte; ma
pure capace di ristorazione. La dipintura che vedi a porta Capuana
fuori ''l’Olivares'', nissuna indica il nome di alcun suo costruttore, e sono addomandate, come nota anche il Celano, ''de’Pulci'', ''della
non è del Preti, ma opera a fresco di Gennaro Maldarelli,
Calce'', ''del Molo-piccolo'', ''di Massa'', ''del Caputo'', ''della Marina del
fatta nel 1837.
vino'', ''della Pietra del pesce'', ''di S. Andrea'', ''del Mandrone'', ''di S.
Dalla via di mare furono ancor di più protratte le porte-, ma
Maria a Parete'', e del ''Carmine'', tutte, fuori l’ultima, non decorate,
fuori VOUvares, nissuna indica il nome di alcun suo costruttore,
non grandi, nè con indizii di gangheri e saracinesche, ma deformi, sviate, sopraccariche di case e casipole, che paion piuttosto supportici bui e brutti, che altro.<br />
e sono addomandate, come nota anche il Celano, de Pulci, della
{{spazi|3}}Il molo alfonsino dopo la tempesta del 1591, era quasi fuori dell’uso. Ne fu tenuto parere tra il vicerè Olivares, Alonzo Sanchez, Marchese di Grottola, e l’architetto Domenico Fontana. Lievi
Calce, del Molo-piccolo, di Mdssa, del Caputo, della Marina del
riparazioni ne provvennero: ma invece l’architetto diè fuori un
vino, della Pietra del pesce, di S. Andrea, del Mandrone, di S,
disegno, stimando di stringere ne’ripari di un molo le acque che dal fanale correvano alla torre di ''S. Vincenzo'', la quale fu in questa
Moria a Parete^ e del Carmine^ tulle, fuori T ultima, non decorale,
occasione che per le nuove fabbriche si aggiunse alla terra. Nel supremo Consiglio d’Italia che reggevasi a Madrid, non piacque che in Nupoli si facessero spendi di grosse somme; onde fu tolto mano a’ cominciati lavori. Ed a’ fatti del molo soccorrevano il duca d’Alba, ed il Marchese del Carpio, dal 1625 al 1689, ristorando, specialmente il secondo, tutta la lingua di terra che aggiunge al fanale, e murando, il primo, presso di questo un fortino con quattro piccole torri; di che leggi memoria nella base della lanterna.<br />
non grandi, riè con indizii dì gangheri e saracinesche, ma
{{spazi|3}}Dopo tutte le opere di rifacimenti, di ampliazioni e di mura sin qui ricordate, nel secolo XVI il circuito della città era, secondo
deformi, sviate, sopraccariche di case e casipole, che paion piuttosto
il Brienzo, di passi sei mila, pari a miglia sei, e secondo il Summonte, di miglia cinque e mezzo. Quindi fu proibito con prammatiche di alzar costruzioni nel pomerio. Ma, cadute quelle leggi in dimenticanza, o tornate poco acconce a’ cresciuti bisogni, agli antichi borghi ''di Loreto'', ''di S. Antonio Abbate'' e ''de’ Vergini'', compresa la ''Sanità'', si aggiunsero gli altri, che sino alla partizione di Napoli in quartieri, si addomanaavano della ''Montagnola'' a {{Pt|''Mi''-|}}</ref>
supportici bui e brutti, che altro.
Il molo alfonsino dopo la tempesta del 1594, era quasi fuori
dell’uso. Ne fu tenuto parere tra il viceré Olivares, Alonzo Santhez,
Marchese di Grotlola, e l’architetto Domenico Fontana. Lievi
riparazioni ne provvennero: ma invece V architetto die fuori un
disegno, stimando di stringere ne’ripari di un molo le acque che
dal fanale correvano alla torre di S. Fmcm^o, la quale fu in questa
occasione che per le nuove fabbriche si aggiunse alla terra.
Nel supremo Consiglio d’Italia che reggevasi a Madrid, non piacque
che in Nupoli si facessero spendi di grosse somme -, onde fu
tolto mano a’ cominciati lavori. Ed a’ fatti del molo soccorrevano
il duca d’Alba, ed il Marchese del Carpio, dal 1625 al 1689, ristorando, specialmente il secondo, tutta la lingua di terra che aggiunge
al fanale, e murando, il primo, presso di questo un fortino
con quattro piccole torri -, di che leggi memoria nella base
della lanterna.
Dopo tutte le opere di rifacimenti, di ampliazloni e di mura sin
qui ricordate, nel secolo XVI il circuito della città era, secondo
il Brienzo, di passi sei mila, pari a miglia sei, e secondo il
Summonie, di miglia cinque e mezzo. Quindi fu proibito con prammatiche
di alzar costruzioni nel pomerio. Ma, cadute quelle leggi
in dimenticanza, o tornate poco acconce a’ cresciuti bisogni, agli
antichi borghi di Loreto, di S. Antonio Abbate e de’ Vergini^ cooi"
presa la Sanità, si aggiunsero gli altri, che sino alla partizione
di INapoIi in quartieri, si addomanaavano della Montagnola ix Mt