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-- 57 — e deliziose riviere, ed isoléltc. Vedesi ia ogni tempo abTanno decimo dì nostra redenzione. Avrebbe dovuto perciò dire piuttosto: Questa rifazione fu fatta da Ottaviano Cesare^ altrimenti s’intenderebbe fatta da Giulio Cesare di lui padre adottante, se non si trovasse espresso col proprio nome di esso Augusto, che rift^ce le mura e le torri di Napoli 54 anni dopo la morte di Giulio Cesare. Si nomina’ Adriano come secondo ristoratore delle mura napolilane al 156 quando inlese ad innalzare un tempio al suo Antinoo là dove oggi sorge S, Giovanni Maggiore, Ma è da notare che non vuoisi meritar codesto Cesare del rifacimento delle muraglie, perocché nissuna notizia certa ne abbiam potuto attingere nelle opere- degli amichi, i quali di ciò non si sarebbero taciuti, inclinati come e* sono in tutte le cose loro a far lodi e romorì. Ciò che v’ha di vero, e che puoi raccogliere dal Fontano e da’ suoi contraddittori, è che Adriano ricolmò due valloncelli a ponente del tempio per mettere avanti di esso alcun poco di piazza ^ onde distese più verso àustro il suolo della città. Piìi generóso ampliatore fu il gran Costantino. II quale, recato la pace alia Chiesa, pose di suo ordine in Napoli, a documento di sua fede, molli templi cristiani, che ancora oggidì veder puoi in 5". Giovanni in fonte nel Duomo, in S. Sofia ed in altri luoghi, di ohe appresso si dirà: ma con ciò non tutte le chiese di quel tempo son da attribuire a lui -, anzi si ha da notare la sollecitudine degli antichi a dargli tanta operosità. Allora Porta-Campana venne abbattuta, e riedilìcato in capo al sito dove si alzò a’ primi tempi della monan hia Castel capuano^ e fu detta regia -, e la porta innominata a settentrione del Duomo fu allogata più in giù in quel luogo che fin d’allora si disse di 5. Sofia per una chiesetta ivi presso innalzata. Nel secolo V cademmo nuovamente in preda de’ barbari -, e più di tutti Alarico alla lesta de’ suoi Goti fece aspro governo di noi al 410. Fugato di Napoli per le armi di Valentiniano, questo infelice monarca, che non meritava di cadere sotto il pugnale di quel Massimo a cui ebbe dato la chiave del suo cuore, ricostruì il nostro muro e lo munì con nuove torri. Testimonio della gèCelano -- Voi. L 8