Della fama d'Orazio fino a' dì nostri, in Italia: differenze tra le versioni

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m occhio ai nomi degli autori, sennò vengono i link rossi! :)
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Per ispiegarci dunque la ragione della cresciuta fama d'Orazio al tempo nostro occorre fare alcun cenno del suo modo di pensare, di sentire, di vivere; e cercare se fra il suo e quello della presente età ci sia qualcosa di simigliante e di affine.
 
Orazio non fu propriamente un pensatore; della filosofia di ''{{AutoreCitato|Epicuro |Epicuro}}''egli prese quel tanto che si riferisce alla pratica della vita; dello stoicismo fece sfoggio di sentenze, non regola di condotta e forse internamente ne rise: all'animo suo di giunco quella rigidità d'acciaio dovea riuscire poco meno che stolta e ridicola; e tal giudicò la magnanima resistenza dei repubblicani a ''Filippi'', dove i più baldi batterono ''il muso in terra'', quando lui, savio, gittò vio lo scudo, e fuggì.
 
Religioso egli non fu mai, se non quando ''Augusto'' glielo comandò; e la sua religione allora fa ridere, perchè sotto la maschera dell' entusiasmo sacro si sente e si scorge il sogghigno dello scettico.
Circa a morale, non la portò mai oltre i limiti di un ragionato e onesto egoismo : far bene a sè come e quanto è possibile, senza nuocere agli altri: non amar fino al sacrificio; non odiare per non guastarsi lo stomaco: sorridere e compatire, osservare i fenomeni della vita e restare indifferente ai colpi della fortuna.
Equanimità assai lodevole certamente, ma nella quale, a dir vero, non ci lasciò altra prova che di sentenze: talchè non sappiamo come si sarebbe contenuto, se, mettiamo il caso, fosse caduto in disgrazia di ''Augusto'' o di ''Mecenate'', e se fosse stato costretto a esulare come ''{{AutoreCitato|Publio Ovidio Nasone|Ovidio}}'' , o a tagliarsi le vene, come ''Seneca''.
 
Afferrare il buon istante, non darsi cura del resto: ecco il pensiero principale di tutta la lirica di ''{{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Flacco}}'': pensiero ripetuto, colorito, variato in tutti i modi e le forme che l'arte sovrana può suggerire; si che non è facile in tutta la storia della poesia trovare un canzoniere così monotono e così vario, tanto povero di pensiero e tanto ricco d'immagini, tanto volgare nel fondo e tanto nobile nella superficie, come quello di Orazio, che fra tutti i poeti, non escluso il ''Petrarca'', è rimasto per questa sua qualità il più gran maestro di stile.
 
III.