Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/251: differenze tra le versioni
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ed è proprio strano che nè il {{Ac|Antonio Partenio|Partenio}}, nè il {{Ac|Marc-Antoine Muret|Mureto}}, nè il {{Ac|Palladio Negri|Fusco}} avessero sospettato che l’un membro non poteva reggersi senza l’altro. Se ne avvide, egli è vero, lo {{Ac|Achille Stazio|Stazio}}, ma la sua proposta di unire la prima parte dell’epigramma al LXXIII: ''Dicebas quondam,'' mi pare che manchi di senso comune. Chi restituì al carme la sua integrità fu {{Ac|Giuseppe Giusto Scaligero|Giuseppe Scaligero}}, a cui il {{Ac| |
ed è proprio strano che nè il {{Ac|Antonio Partenio|Partenio}}, nè il {{Ac|Marc-Antoine Muret|Mureto}}, nè il {{Ac|Palladio Negri|Fusco}} avessero sospettato che l’un membro non poteva reggersi senza l’altro. Se ne avvide, egli è vero, lo {{Ac|Achille Stazio|Stazio}}, ma la sua proposta di unire la prima parte dell’epigramma al LXXIII: ''Dicebas quondam,'' mi pare che manchi di senso comune. Chi restituì al carme la sua integrità fu {{Ac|Giuseppe Giusto Scaligero|Giuseppe Scaligero}}, a cui il {{Ac|Isaac Vossius|Vossio}} non potè rifiutar la sua lode, egli pur tanto prodigo d’impertinenze a tutti i critici, e segnatamente all’ardito Veronese. |
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