Epistolario di Renato Serra/A Luigi Ambrosini - gennaio 1905: differenze tra le versioni

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{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}<!-- Area dati: non modificare da qui: --><onlyinclude><div style="display:none"><section begin="sottotitolo"/>A Luigi Ambrosini - gennaio 1905<section end="sottotitolo"/>
<section begin="prec"/>../Alla madre - 20 ? 1904<section end="prec"/>
<section begin="succ"/>../A Emilio Lovarini - 22 gennaio 1905<section end="succ"/>
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Come ho scritto male! ma tu intendi lo stesso; e del resto non ho voluto darti la materia del tuo medaglione, che attendo con molta speranza, ma dirti soltanto alla meglio quel che penso io.
 
Quanto all’articolo che m’inviti a mandare per il Campo<ref>"Il Campo" l’abbiamo spesse volte ricordato, ma merita un cenno più minuto. Si pubblicava la domenica a Torino, direttore responsabile <small>MARIO VACCARINO</small>, organo e corifeo di {{Ac|Francesco Pastonchi}}. Il n.1 uscì il 20 novembre 1904 e l’ultimo (il n.58) il 31 dicembre 1905. Il suo programma era: in poesia "purezza, parsimonia, severità, nitidezza, semplicità infine". In prosa, voleva, "viva, agile, pronta questa nostra bella lingua, così ricca, così varia, multicolore e multiforme come una fiamma". Quanto alla critica (non trascurava la critica storica) intendeva "giudicare le opere con uno spirito sereno di verità, senza badare agli uomini". Per motto aveva gli emistichi" ''.... fermo in campo'' - ''starò ....'' Luigi Ambrosini, ancora studente universitario, ventiduenne, vi fece le prime prove di scrittore di prosa. Vi pubblicò: 1. ''Il Carducci prosatore'' (n.7, 1° gennaio 1905); 2. ''I Contemporanei: Rudyard Kipling'' (romanziere e novelliere) (n.15, 26 febbraio 1905); 3. ''La lirica dell’Hugo e la lirica italiana'' (n.17, 12 marzo 1905); 4. ''Ombre e fosforescenze'' (Mario Rapisardi e i giovani dell’Università di Catania - Amore e morte - I Giapponesi e i monelli) (n.49, 29 agosto 1905); 5. ''Il Santo'' (n.52, 19 novembre 1905); 6. ''Il patto della luce'', a firma L.A., a proposito del discorso del prof. Andrea Torre sulla "Unione Nazionale per la coltura", nella rubrica "Chiose" (n.53, 26 novembrre 1905); 7. ''Per la critica'' (n.57, 24 dicembre 1905). Notevole, nella rubrica "Chiose", la recensione ai versi dell’Ambrosini: ''Terra'', anonima, ma del prof. <small>G. BALSAMO-CRIVELLI</small> 8n.56, 17 dicembre 1905).</ref>, della cortesia e più dell’affetto che t’ha mosso a ciò, ti son grato. Ma io per molte ragioni, di cui le più ti son note, ho dismesso del tutto ogni pensiero di scrivere. Sento che correrei incontro a un esito increscioso e doloroso se non gettassi via risolutamente illusioni e aspirazioni e speranze, sproporzionate alle mie forze. Io per quanto fino ad ora abbia inteso con ogni sforzo pure a questo fine, non ho nessuna attitudine particolare al lavoro dell’arte o creativo o critico, del verso o della prosa. E la mediocrità è lodevole e lecita per tutto, fuor che nel fatto dell’arte. Che tale poi sia il caso mio, troppe ragioni ho per credere; anche in questi giorni, tanto per non stare in ozio, m’ero provato a buttar giù un articolo su Dick, Pelleàs e Riquet; per mostrare un soggetto trito e vano - il cane, amico dell’uomo - anche nelle mani di un descrittore argutissimo come il {{Ac|Edmondo De Amicis|De Amicis}} (Dick); rinnovato da chi ha saputo infonder vita fantastica a certe scoperte e idee astratte della psicologia moderna; e come poi la regione scoperta dal {{Ac|Anatole France|France}} (col suo Riquet) possa esser, su le sue traccie, ritrovata ed esplorata nuovamente da un felicissimo ingegno com’è quello del {{Ac|Maurice MäeterlinkMaeterlinck |Mäterlink}} (Pelleàs). L’argomento sarebbe forse interessante; ma quel che ne ho scritto io così sciocco da far rabbia.
 
Novelle poi ne avrei avuta più d’una; ma a guardarle bene nè nuove nè belle.
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